C’è un uomo in mare, un italiano, che vale e pesa molto più dei contestati 12 milioni dei quali il governo vuole aumentare per il prossimo semestre il finanziamento alla partecipazione tricolore ad “Enduring Freedom”. Va riportato a casa. E’ un uomo importante. E’ contrammiraglio della Marina Militare: si chiama Salvatore Ruzittu.
Il 28 giugno scorso, come testimoniato da due comunicati apparsi simultaneamente sul sito della Forza Armata italiana (www. marina. difesa. it) e su quelli del Pentagono Usa (www. defenselink. mil), Ruzittu ha assunto il comando della CTF 152 che conduce le MSO nel Golfo Persico (o Arabico) centrale e meridionale. Traduzione: Ruzittu è dal mese passato fino a dicembre prossimo a capo della Combined Task Force, ossia forza aeronavale combinata, numerata 152 che nel Golfo (ma con spostamenti nell’Oceano Indiano e nel Mar Arabico) svolge le operazioni di sicurezza marittima nell’ambito della “War on Terror” a guida statunitense. E pertanto supporta anche, come attestato dai medesimi comunicati, le operazioni “Iraqi Freedom” in Iraq ed “Enduring Freedom” in Afghanistan, altrettanto a guida statunitense.
E’ curioso come funziona l’informazione in Italia. Ieri il Corriere della Sera riportava in un articolo di Marco Galluzzo a proposito del confronto politico sul decreto di proroga delle missioni militari all’estero (articolo dove peraltro si annunciava la svolta del centrodestra, pronto a votare sì): «Tra gli ultimi nodi anche il numero delle navi militari italiane presenti nel Golfo Persico, che secondo i dissidenti (gli otto senatori che nei gruppi di Prc, Verdi e Pdci hanno dichiarato la loro contrarietà e i tre deputati di Rifondazione riunitisi con loro l’altro ieri, ndr) sarebbero aumentate». Secondo il sito della Marina Militare, invece, sono aumentate certamente: lo testimonia un comunicato del 7 giugno, due giorni dopo l’ultimo attentato a Nassiriya, che annunciava per il giorno dopo la partenza da Taranto «alla volta dell’Oceano Indiano» del Gruppo Navale Italiano composto dalla “Etna” – 13mila e 400 tonnellate di stazza a pieno carico, classificata A 5326, Unità di Supporto Logistico e sede di Comando Complesso – e dalla “Comandante Foscari” – 1512 tonnellate, classificata P 493, Nuova Unità Minore Combattente -. Spiegava la nota: «opereranno in un’area compresa tra il Golfo Persico ed il Mar Rosso per i prossimi sei mesi al Comando del Contrammiraglio Salvatore Ruzittu». Aggiungendo, già allora: «Sarà infatti la Marina Militare italiana ad assumere nell’Oceano Indiano il Comando della Task Force 152 (CTF 152) il 28 giugno, quando l’Ammiraglio Ruzittu rileverà nell’incarico il Rear Admiral Raymond A. Spicer, Comandante del 12° Gruppo Portaerei della US Navy, imbarcato sulla USS Enterprise». Insomma: a parte i parlamentari “dissidenti” (e anche “in linea”, visto che un’altra fonte nei giorni scorsi è stata la deputata Prc in Commissione Difesa, Elettra Deiana), la notizia è persino vecchia, oltre che incontrovertibile.
Tanto per chiarire, i famosi 12 milioni di euro in più indicati nel decreto in discussione per la presenza italiana in “Enduring Freedom” si riferiscono proprio alla copertura finanziaria dell’invio di queste due navi, aggiungendosi a quella della fregata missilistica “Euro” già operativa da tempo nella CTF 152. Fonti dello stesso Ministero della Difesa hanno chiarito nei giorni scorsi che questa copertura (pari, nel decreto, alla cifra sottratta all’ammontare previsto nel passato semestre per la partecipazione alla missione Isaf a comando Nato in Afghanistan, da circa 148 milioni a 136 milioni circa) si è resa necessaria perché “Etna” e “Comandante Foscari” erano partite essendone prive. Detto per inciso, un’ottima circostanza per farle tornare indietro.
Quello che è meno chiaro e richiede una ricerca maggiore è che diavolo siano, davvero, le Operazioni di Sicurezza Marittima della CTF 152. Il contrammiraglio Ruzittu, l’uomo in mare da riportare a casa, il 28 giugno ha appunto rilevato il comando dal “rear admiral” Sprice. Lo ha fatto sulla portaerei Usa CVN 65 “Enterprise”. Un vecchio gioiello della Us Navy: la prima portaerei nucleare al mondo, varata nel 1960, 89mila e 600 tonnellate a pieno carico. Soprattutto, attualmente ha in dotazione un’intera flottiglia di aerei: 85. Fra i quali ben 4 squadroni d’attacco (1 dei Marines) di cacciabombardieri F/A-18 “Hornet” e “Superhornet”. Un comunicato della Marina statunitense (www. news. navy. mil) del 6 scorso informa che la “Enterprise”, il suo gruppo navale d’attacco (2 incrociatori, vari caccia, ecc.) e i loro 6mila marinai hanno concluso quel giorno la «prima parte del loro dispiegamento», appunto, nel Golfo Persico, e adesso raggiungono la Settima Flotta Usa nel Pacifico Occidentale. Torneranno. Nel frattempo, informa sempre la Us Navy, gli aerei del Carrier Air Wing 1 imbarcati hanno compiuto dal 6 giugno, cioè in un mese e nell’ultima decina di giorni sotto il comando di Ruzittu, 781 sortite per 3mila 832 ore di volo «in supporto diretto a truppe partecipanti all’Operazione Iraqi Freedom”; e 237 sortite per 455 ore di vole «in supporto all’operazione Enduring Freedom”. Niente male, come sorveglianza marittima.
Ma la CTF 152 – «una delle tre maggiori forze operative in mare nel mondo», con la CTF 150 al comando di un ammiraglio pakistano e la CTF 58 sotto uno olandese, tutte fra il Mar Rosso e l’Oceano indiano a supporto delle suddette due operazioni della “War on Terror” – non si è avvalsa solo della “Enterprise” e del suo gruppo aeronavale. La Combined Task Force, prima di essere comandata dal 28 giugno dal nostro Ruzittu, ha avuto anche a disposizione la CVN 76 “Ronald Reagan”. Gioiello ben più moderno, nona e ultima varata fra le nuove portaerei atomiche Usa della classe “Nimitz” (la decima, in costruzione, si chiamerà “George F. W. Bush”). 5mila marinai. Sempre più di 80 jet imbarcati: nel suo caso, gli squadroni di attacco sono 5. Un altro comunicato della Us Navy, ancora del 6 scorso, ci dice che è rientrata alla base di Coronado, Californiza. E che nei precedenti 6 mesi di attività nel Golfo i suoi aerei hanno realizzato 6mila 100 sortite per 19mila 600 ore di volo, di cui 2mila 940 sortite e 14mila 200 ore di volo solo «a diretto supporto dell’Operazione Iraqi Freedom”. Di nuovo: alla faccia delle operazioni di sicurezza marittima. Va aggiunto che, per preparare l’avvicendamento di Ruzittu alla testa della CTF 152, il capitano Domenico Guglielmi della fregata “Euro” ha in quegli stessi sei mesi passato diverse settimane proprio a bordo della CVN 76 “Roland Reagan”, nel gruppo di comando.
Ancora: il comunicato del Pentagono che il 28 giugno informava del passaggio di consegne dal “real admiral” Sprice al nostro contrammiraglio, lo celebrava come «la prima volta che tutte e tre le maggiori task force marittime nella regione sono comandate di nazioni diverse da Usa o Regno Unito». E il comandante della Quinta Flotta statunitense, il Rear Admiral John Miller dichiarava che «la partecipazione della coalizione nelle operazioni di sicurezza marittima è una delle chiavi per avere successo completamente nella regione».
Per coalizione, ovviamente, l’ammiraglio Miller intendeva la “Coalition of Winnings” che fu chiamata da Bush jr alle operazioni “Enduring Freedom” e “Iraqi Freedom”. Quella cui secondo il governo Berlusconi l’Italia non aveva mai partecipato, non avendo «fatto la guerra» in Iraq; e da cui secondo il governo Prodi l’Italia è uscita, avendo ordinato la fine della missione “Antica Babilonia” in Iraq. Ma stranamente né Miller né il Pentagono sembrano avvedersene affatto. E nostri ufficiali hanno cooperato o perfino comandato, come ha fatto e farà fino a dicembre Ruzittu, sortite di aerei d’attacco «a supporto diretto di truppe» impegnate in entrambe le operazioni, quella in Iraq e quella in Afghanistan. In questo caso, si tratta dell’operazione i cui militari sono stati accusati ieri da un ministro afghano d’avergli rapito e ucciso il cognato: e che non ha «mandato Onu» né è nel «quadro multilaterale» del comando Nato, diversamente dall’Isaf. Che però secondo le previsioni si unificherà con “Enduring Freedom” dal gennaio 2007. Qualcuno salvi il soldato Ruzittu. E la dignità della politica.