Un enorme “grazie” al popolo francese

Una mobilitazione di massa ha permesso di rovesciare il pensiero liberista
e dimostra che è possibile una stagione di battaglia anti-liberista e anti-guerra

Dieci giorni fa a Praga, durante l’Assemblea preparatoria del Forum europeo di Atene, i compagni/e francesi ci raccontavano della incredibile mobilitazione popolare a favore del NO, delle migliaia di assemblee su tutto il territorio nazionale, di paesini interi riuniti sulla piazza principale o nei cinema e finanche nei bar per discutere con estrema passione della Costituzione; e delle squadre di migliaia di “attacchini” che percorrevano le strade per coprire in mezzora i manifesti del SI con quelli, ben più convincenti, del NO.
E ci parlavano anche della ultra-virulenta campagna che tutti i mass-media avevano scatenato per demonizzare le forze che si oppongono al modello Usa di liberismo senza freni e di guerra permanente, e di come tutti i principali poteri cercassero di convincere i/le francesi che la vittoria del NO avrebbe significato il tracollo dell’Europa e che il NO era imbevuto di ragioni xenofobe, razziste e di gretto egoismo nazionale.

Assoluta loro convinzione era il segno di “sinistra” della campagna per il NO: senza cancellare la partecipazione del Fronte nazionale lepenista, è fuor di dubbio – ci dicevano – che la motivazione di gran lunga maggioritaria nella eccezionale mobilitazione popolare (che ha ricordato il’68 o il prolungato sciopero generale del’95) è stata la difesa dello stato sociale, dei servizi pubblici, della scuola e della sanità non privatizzate e non mercificate, della stabilità dei posti di lavoro e delle pensioni: insomma, la difesa di tutto ciò che il modello di Costituzione liberista vorrebbe smantellare, con le sue direttive Bolkestein e sull’orario di lavoro, con la sua volontà di imporre dappertutto la precarizzazione del lavoro e della vita, il dominio del mercato e della “libera” concorrenza mercificante. E persino l’argomento – considerato xenofobo dai massmedia – del timore per l'”invasione” dei lavoratori/trici dell’Est, ha avuto un segno di sinistra: non il rifiuto degli immigrati/e, ma la ripulsa verso il “lavoro modello Bolkestein”, quel dumping sociale che porterebbe un operaio dell’Est a lavorare in Francia con le retribuzioni dell’Est, con un quarto, circa, del salario medio francese.

Ma di tutta questa esaltante situazione, ciò che più entusiasmava i compagni/e francesi (e anche noi) era il carattere di base, dal basso di una mobilitazione di massa che dimostrava che “si può”: si può rovesciare il pensiero liberista, si può sormontare la canea dei massmedia unificati, si può far diventare popolare un tema “ostico” come una Costituzione, e infine “si può vincere”. Ed il popolo francese ha trionfato, ha vinto una straordinaria battaglia contro il liberismo, e l’ha vinta per tutti/e: e merita un enorme “grazie”.

Ma ora noi italiani/e, che finora nel consesso europeo siamo stati considerati portatori del “movimento più forte”, quello da invidiare ed imitare, di fronte ad una mobilitazione così corale, ad un popolo intero che discute appassionatamente per mesi davanti ad un passaggio epocale, non possiamo che vivere con grande imbarazzo il silenzio generalizzato che in Italia ha accompagnato la ratifica della Costituzione. Non possiamo cavarcela pensando ad una sorta di “genetica” superiorità democratica del popolo francese, né accampare come scusa il fatto che in Italia non sia stato consentito il referendum.

In realtà noi scontiamo una serie di forti difficoltà politiche. In primo luogo, a differenza della Francia, in Italia la stragrande maggioranza del centrosinistra si è schierata con il testo di Costituzione, con i Rutelli impegnati addirittura in trasferta a convincere i francesi a votare SI e i Prodi-D’Alema-Fassino a piangere sul “giocattolo” liberista sfasciato dagli “irresponsabili” d’oltrAlpe, scavalcando a destra per la quarta volta in un mese (dopo il rifiuto di approfondire le difficoltà governative in Iraq premendo per il ritiro delle truppe, dopo lo schieramento pro-Usa della vicenda Calipari, dopo l’appoggio incondizionato alla Confindustria di Montezemolo) il governo. In secondo luogo, la pluridecennale campagna, con centrodestra e centrosinistra a braccetto, che ha martellato gli italiani/e con il ritornello “privato è bello, pubblico fa schifo”, fa sì che oggi molti italiani non difendano le strutture pubbliche e i servizi sociali con la stessa caparbietà dei/delle francesi. Infine, anche nel movimento “no-global”, molte importanti forze non se la sono sentita di schierarsi apertamente con il NO, temendo di essere trattati da “antieuropeisti”, leghisti, xenofobi, nazionalisti gretti ecc.. Cosicchè, persino quando si trattò di manifestare contro la firma a Roma della Costituzione, non si riuscì a creare alcun fronte comune, e ci ritrovammo in pochissimi a protestare in sordina a pochi passi dal Campidoglio, luogo della firma del trattato.

Ma per nostra, e generale, fortuna, i/le francesi non hanno avuto né questi timori né queste divisioni ed hanno dato una solenne scoppola all’Europa liberista, riaprendo alla grande la partita, inaugurando una stagione fertile di battaglia anti-liberista e anti-guerra in Europa e mettendo in estremo allarme non solo i Bolkestein e i liberisti più scoperti ma anche, da noi, i Prodi, Rutelli, D’Alema e Fassino, in gran conflitto tra loro fin quando si tratti di quote di potere da spartire, ma compatti nel difendere la Costituzione liberista e nello stigmatizzare i suoi acerrimi, e finalmente vittoriosi, avversari. E ora, forza Olanda!

*Confederazione Cobas