Domenica 20 novembre u.s. si è svolto a Milano il 2° Congresso regionale lombardo del Partito.
Tre gli elementi rilevanti da sottolineare:
1) è stato un Congresso che, per articolazione, livello, contenuti e toni del dibattito e, soprattutto per il contenuto del documento politico finale (consultabile su questo stesso sito), ha consentito una positiva conclusione unitaria, almeno nel rapporto tra la mozione di maggioranza nel suo insieme e la componente di “Essere comunisti”. Certo, sarebbe stato meglio ed auspicabile, per l’insieme del Partito, una convergenza ancora più ampia con le altre mozioni di minoranza o con una parte di esse. Ciò non si è verificato, ma è auspicabile che , nel tempo che intercorrerà tra questo congresso e la prossima Conferenza di organizzazione regionale, decisa e programmata dopo le prossime elezioni amministrative 2006, si possano e debbano creare le condizioni per una soluzione unitaria ancor più ampia.
2) l’intesa unitaria raggiunta tra prima e seconda mozione è stata il frutto di una volontà politica di ricerca di tutti gli elementi possibili di convergenza e di consolidata esperienza di lavoro comune sulle cose concrete e senza che qualificanti punti di divergenza generali, che ovviamente rimangono sul tappeto, costituissero elementi di reciproco arroccamento. E’ stata privilegiata ed ha prevalso, infatti, una concezione pluralistica della vita interna, come approccio più utile e necessario all’interesse e allo sviluppo del Partito.
3) il dato peculiare lombardo, inoltre, è caratterizzato da una marcata dialettica interna alla stessa mozione di maggioranza del Partito, articolata sostanzialmente in tre sensibilità: una tendenzialmente più governista, l’altra più marcatamente movimentista e la terza (la più ridotta) più significativamente incline a sottolineare le esigenze organizzativiste del Partito. Non v’è dubbio che tale dialettica interna alla maggioranza renda la vita del Partito lombardo ancor più ricca, vivace, articolata e plurale. Il rovescio della medaglia è che tale vivacità, a volte, sfocia in un eccesso di settarismo e di rissosità, malattia endemica di Rifondazione comunista.
Sul piano della cronaca politica congressuale, abbastanza clamorosa è stata la divaricazione registratasi nella maggioranza sui temi sindacali e il congresso della CGIL.
Dopo ampio, acceso e anche convulso dibattito è ampiamente prevalsa, tra i delegati, la proposta votata a maggioranza della commissione politica, di individuare negli emendamenti Rinaldini il punto di riferimento più significativo della battaglia sindacale nella CGIL. Su questa tesi sono confluiti i voti della maggioranza dei delegati, tra cui quelli della mozione 2, una parte significativa di quelli della mozione 1 e altri.
Un altro esempio delle dinamiche interne alla maggioranza è stato il risultato del voto per l’elezione del segretario. A spoglio ultimato, ad Ezio Locatelli, pur indicato candidato unico della mozione di maggioranza, sono venuti a mancare almeno 20 voti della mozione medesima.
Il miglior risultato unitario l’ha ottenuto il compagno Giuseppe Sacchi (mozione 2) che è stato riconfermato Presidente del Comitato regionale con l’88,8 % dei consensi.
Infine vi è da segnalare che la nuova segreteria regionale è formata da 5 compagni/e : 2 di una tendenza e 2 dell’altra della mozione 1 e un compagno della mozione “Essere comunisti”. Tale risultato pone quest’ultimo in una condizione di particolare delicatezza e responsabilità, che potrà essere utilmente gestita, nell’interesse dell’intero Partito regionale, attraverso l’esercizio della massima obiettività e coerenza, valutando di volta in volta le situazioni gestionali che verranno concretamente presentandosi.
* membro della Segreteria regionale lombarda – mozione “Essere comunisti”