Un congresso per rilanciare i movimenti e l’autonomia del Prc

Siamo compagne e compagni di Rifondazione Comunista, già sostenitori di diverse mozioni presentate al congresso di Venezia, e rivolgiamo un pressante appello affinché il Congresso che si sta preparando per i prossimi mesi sia in grado di favorire la partecipazione e la sovranità di tutte/i le/i compagne/i sul futuro del nostro partito.
Solo il confronto limpido e democratico su precise proposte politiche, anche diverse o alternative tra di loro, che non mimetizzi, ma evidenzi le opzioni oggi esistenti nel partito e nello stesso gruppo dirigente, sulle principali questioni che abbiamo di fronte, potrà determinare scelte chiare e sintesi proficue per il rilancio, il rafforzamento e l’unità del Partito, che noi tutti auspichiamo.
Siamo fortemente preoccupati per l’attuale situazione politica e per l’involuzione della dialettica democratica nel Partito negli ultimi mesi.
Diversamente dalle indicazioni scaturite dalla Conferenza di Organizzazione, la stessa situazione interna del partito si sta caratterizzando per crisi della militanza, separatezza dei gruppi dirigenti ,deficit di democrazia, tendenza all’appiattimento istituzionale e alla “governabilità”, come dimostra il recente ingresso nella Giunta Regionale Toscana, a metà legislatura e senza nessun programma comune
I risultati delle ultime elezioni amministrative, l’insuccesso della manifestazione di Piazza del Popolo del 9 giugno, una diffusa critica della politica, il malessere esistente nei luoghi di lavoro segnalano in modo inequivocabile una crescente delusione popolare nei confronti del governo Prodi e i rischi di una grave separazione della sinistra politica dalla società e dai movimenti di lotta più significativi nati nel nostro paese, da Genova in poi.
All’interno di una continua deriva moderata della politica del governo Prodi, le ultime vicende (accordi sulle pensioni e sul welfare e orientamenti autoritari e razzisti sulla sicurezza) segnano uno strappo vero e proprio con la cultura e la natura del nostro partito e della sinistra alternativa.
I problemi all’interno del governo Prodi sono cominciati sin dall’inizio. Nonostante i nostri sforzi e le nostre denunce, non siamo riusciti a neutralizzare la forte pressione della Confindustria e dei poteri forti sulla Finanziaria 2007 e ad invertire la tendenza alla perdita costante del potere d’acquisto di salari e pensioni, che alimenta la crescita costante di povertà e insicurezza sociale a fronte di ricchezze sempre più grandi e ostentate. Né siamo riusciti a impedire un accordo inaccettabile come quello sulle pensioni, che ha violato apertamente la richiesta del programma elettorale di abrogazione dello scalone Maroni, colpendo tutti i lavoratori e i settori più deboli.
E subito dopo, senza nessuna collegialità, abbiamo subito l’accordo sul welfare, che conferma l’impianto della legge 30 invece di superarla (come era scritto nel programma dell’Unione).
Non siamo riusciti a ottenere la diminuzione delle spese militari né a determinare la fine della partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e neppure la promessa conferenza di pace .
Abbiamo dovuto subire le decisioni del governo, mai passate dal Parlamento, di collaborare con gli Usa per lo scudo nucleare spaziale e per la costruzione della nuova base americana a Vicenza, nonostante la imponente manifestazione popolare del 17 febbraio 2007. Non si è riusciti ancora a fermare l’Alta Velocità, né a bloccare la politica degli inceneritori, cosi’ come non si è riusciti ad approvare una legge sulle unioni civili, nemmeno nella versione moderata dei “Dico”, per la evidente sudditanza alle pressioni del Vaticano. Anche sulla scuola le ultime dichiarazioni del ministro Fioroni non sono affatto rassicuranti. Per non parlare dell’ultima campagna con venature autoritarie e razziste sul tema della sicurezza, di cui sono stati protagonisti il ministro Amato e due importanti sindaci del nascente Partito Democratico, come Domenici e Cofferati.
Il governo è apparso e appare, nella sua maggioranza, subalterno ai poteri forti (Confindustria, Usa, Ue, Vaticano) più che attento ai movimenti di lotta e agli interessi popolari. Di qui una crisi di consenso che alimenta pericolosamente la destra fascista, leghista, razzista , il disimpegno e la stessa crisi della politica. Il bilancio di oltre un anno di partecipazione al governo è complessivamente negativo e poiché per noi, diversamente da altri, il governo è un mezzo e non un fine, riteniamo che la partecipazione del Prc a questo Esecutivo non può che essere subordinata all’ottenimento, ora e in questi mesi, di una svolta reale nei contenuti della politica di governo, definendo precisi obiettivi e provvedimenti..
Per favorire questo esito e’ necessaria l’apertura di una nuova stagione dei movimenti, a partire dalla manifestazione nazionale del 20 ottobre, che non deve essere depotenziata dalla necessaria critica sociale ai settori dominanti del governo, critica emblematicamente emersa dall’importante voto negativo sugli accordi di luglio della Fiom, alla quale diamo tutta la nostra solidarietà impegnandoci operativamente tra i lavoratori e nella società per dire un chiaro NO! a quegli accordi su pensioni, precarietà e welfare.
Ma se tale svolta non avvenisse, chiediamo al Congresso e al Partito tutto di trarne le necessarie conseguenze, per impedire che il logoramento sociale prodotto dalle politiche liberiste travolga anche Rifondazione Comunista e le altre forze della sinistra.
A questo fine non basta la costruzione del più ampio schieramento di sinistra, che possa controbilanciare la spinta moderata che proviene dalla costruzione del Partito Democratico. E’ indispensabile recuperare la piena autonomia politica ed organizzativa del Partito per ricostruire l’iniziativa sociale e il rapporto con i movimenti.
Diversamente da chi ritiene di andare “oltre”, di superare Rifondazione Comunista o di proporre scorciatoie organizzative e pericolose limitazioni di sovranità, come sarebbero le liste uniche senza il nostro simbolo o l’ipotesi di un nuovo soggetto politico federato, pensiamo che sia ancora più insostituibile oggi il ruolo che un partito comunista rifondato deve svolgere non come scelta di autosufficienza, ma come motore indispensabile di un ampio e variegato schieramento di sinistra anticapitalistica:
In particolare i circoli, istanza di base del partito, devono recuperare la loro iniziativa, anche al di là dell’ambito locale, per far sentire la loro voce, come è già accaduto a Firenze e in altre realtà.
Per questi motivi abbiamo bisogno della piena autonomia politica ed organizzativa, l’unica in grado di costruire una vera unità d’azione delle diverse espressioni politiche e sociali della sinistra, (anche a livello elettorale), di superare nello sviluppo della pratica sociale le inevitabili diversità tuttora esistenti e di favorire la ripresa di iniziativa dei movimenti di lotta.
Rivolgiamo, quindi, un accorato appello a tutte le compagne e i compagni dei circoli a non abbandonare la militanza, a partecipare al prossimo congresso, per contrastare e sconfiggere i rischi di omologazione e di liquidazione del nostro Partito, la cui iniziativa e autonomia è oggi ancora più utile che nel passato per la società italiana.

A questo appello hanno già aderito più di mille iscritti da tutta Italia, fra cui numerosi segretari di Circolo e di Federazioni, consiglieri comunali, provinciali e regionali, militanti e dirigenti sindacalI. Alcuni gruppi di compagni/e, come quelli di Bologna, hanno aderito con loro contributi specifici. La raccolta di firme continua tel.331/9781468, oppure via mail: [email protected], oppure via fax: 0571/501858.
E’ convocato per Domenica 25 novembre 2007 alle ore 10, a Firenze (Palazzo Medici Riccardi – Sala Est Ovest – Via deli Ginori 12) un incontro nazionale
rivolto a tutti gli iscritti/e del PRC interessati a confrontarsi sui temi posti dall’appello, in vista del prossimo Congresso Nazionale del Partito.