UN CINEASTA RESISTENTE “SENZA TREGUA”. INCONTRO CON IL REGISTA MARCO POZZI

Laureato in Lettere con indirizzo in Comunicazioni Sociali presso l’Università Cattolica di Milano, Marco Pozzi dal 1991 al 1993 ha svolto in ambito accademico attività di ricerca sul “Nuovo Cinema Italiano”. Nel 1992 ha fatto parte del gruppo “Ipotesi Cinema” coordinato e diretto da Ermanno Olmi. Come regista ha realizzato
il documentario Motus perpetuus Umberto Mastroianni (1994) e i cortometraggi di fiction Cuore di mamma (1993), Calze nere (1995), Assolo (1995), Doom (1996) e Cra-cra (1997). Gli ultimi tre hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti ai principali festival internazionali e sono stati acquistati dai maggiori distributori cinematografici e televisivi a livello internazionale.Nel 1999 ha diretto il suo primo lungometraggio di fiction intitolato 20-Venti presentato in anteprima al Festival Internazionale di Berlino nella sezione Forum (febbraio 2000). Dall’inizio di novembre del 2000 alla fine di aprile 2001 ha diretto Bradipo, una sit-com metalinguistica in dodici puntate di 30′ prodotta da MTV. Nell’ottobre del 2002 ha curato la realizzazione di Zobeide, libero adattamento cinematografico di una delle città invisibili descritte nell’omonimo romanzo di Italo Calvino. Nel 2003 ha realizzato il documentario “Senza tregua”, dal libro autobiografico scritto
da Giovanni Pesce, presentato alla 60 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Nuovi Territori.Nel primo semestre del 2005 ha diretto il film documentario “Il primo giorno”, realizzato con il contributo della Presidenza e dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano in occasione del 60 anniversario della Liberazione.
Vuoi parlarci dei tuoi inizi e di come hai intrapreso il tuo lavoro di regista?
Ho iniziato con delle brevi collaborazioni in ambito universitario, tra incertezze e grandi paure, perché di solito se non sei figlio o parente di registi è molto difficile fare questo mestiere, per questo all’inizio mi limitavo a impartire lezioni di storia del cinema, poi per fortuna come dice il detto: “se credi al tuo destino quest’ultimo prima o poi ti viene a cercare”.
E così ho iniziato a lavorare come aiuto regista in due progetti Rai, per poi col tempo cominciare ad auto finanziarmi e a muovere i primi passi per conoscere le realtà produttive per, come dite voi a Roma, “campare” e poter vivere di questo mestiere..
In particolare il successo arriva con il cortometraggio di fiction “Assolo” ispirato all’omonimo racconto di Dino Buzzati, che ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia…
È così. Grazie ad Assolo cui ho dedicato più di quattro mesi della mia vita, ho ottenuto il successo necessario che mi permettesse di essere notato e chiamato per la realizzazione di Bradipo, una sit-com metalinguistica in dodici puntate di 30’per MTV, rete televisiva interessante che da anni si occupa dei giovani, ma che è usata soprattutto come arma per omologare, mentre paradossalmente il mio intento è stato quello di fare un progetto che fosse disomogeneo rispetto a questa stessa linea editoriale. MTV in fondo è come il Mcdonald’s : crea gli stessi bisogni e gli stessi stereotipi culturali, ovvero far credere alle ragazzine che per essere belle devi essere simile alle grandi star americane e convincere i ragazzini che valgono socialmente solo se hanno l’identità di un rapper americano..in questa sit-com c’era un grande coinvolgimento degli attori che spesso costringevo a dover improvvisare le proprie battute, mettendone in discussione l’identità e filmando quindi la verità e la vulnerabilità insita nelle loro interpretazioni…
E poi è arrivato lo splendido “Senza Tregua”, un’importante tappa per la tua carriera e per la tua esperienza di “essere umano”..
Si, in realtà questo progetto è nato come una raccolta di appunti per un film da realizzare in un secondo momento, anche se in realtà ancora non ci sono le opportunità economiche per realizzarlo…
A causa anche dell’argomento forte e doloroso che tu hai avuto il coraggio di raccontare, quello della Resistenza italiana…

Certo: io personalmente ho in mente un solo film che sia stato realizzato ultimamente sulle vicende di“partigiani rossi”che non vengano rappresentati, per citare un film, “brutti sporchi e cattivi”, ed è quello di Daniele Gaglianone “I nostri anni” opera prima straordinaria. Personalmente io vorrei girare un film popolare, più che spettacolare, che racconti della Resistenza, di un periodo tremendo della nostra Storia, momento anche di grande speranza e tensione morale, e il tutto attraverso la storia d’amore dei due protagonisti, Il film è nato Giovanni Pesce, mitico comandante Visone dei GAP di Milano e Nori, nome di battaglia Sandra, staffetta del
comando, all’epoca giovanissimi, che alla fine del film si sposano, il 14 luglio del ’45, e che oggi mentre stiamo parlando sono ancora marito e moglie..
Un importante progetto dunque, che serva soprattutto a preservare e custodire la Memoria, in funzione dei giovani..
Sì, infatti mentre rileggevo e montavo i primi appunti di “Senza Tregua” con gli allievi dell’Università mi rendevo conto che avevano un grande impatto sui giovani, provocavano una grande “fascinazione”su di loro, purtroppo condizionati da una visione distorta della storia di quegli anni. Mi sono reso conto che la sceneggiatura provocava delle forti reazioni di carattere emotivo e spero che ciò accadrà anche alla platea di spettatori del film, se riuscirò a farlo..
“Se riuscirai a farlo”: è questo il dilemma, perché sò che hai tutt’ora dei seri problemi per trovare chi abbia il coraggio di produrre il tuo film, visto anche il seguito che il nuovo “revisionismo storico” è riuscito ad ottenere su gran parte non solo dei rappresentanti del mondo politico ma soprattutto di quelli della realtà culturale italiana…
Appunto, la mia sceneggiatura è stata realizzata proprio in funzione di questo. È assurdo continuare ad affermare che i morti sono tutti uguali.Ci sono dei morti che sono morti per la Libertà e la Dignità di un Popolo e dei morti che sono morti per opprimere e cancellare gli spazi di Libertà dello stesso Popolo. Come morti sono fisicamente e organicamente identici, ma dal punto di vista della dignità morale e del progetto politico che c’era dietro c’è un abisso. Io personalmente non posso che stare alla parte di chi ci ha regalato questa Libertà. Per esempio dal punto di vista preparatorio, parlando con Nori Brambilla in merito al ricordo che lei stessa riservasse per il 25 aprile, mi rispose: “..io stavo in un campo di concentramento a Bolzano e quando ho saputo della Liberazione, parlando con un’altra mia amica internata, le dissi che finalmente ora avremmo potuto leggere liberamente l’Unità sul tram”. Ecco, questa è la Libertà.
Quindi riconosci che anche questa è una forma di lotta importante, il trasmettere i valori della diversità contro “l’omologazione capitalista”, il difendere e tutelare le alterità di fronte all’indifferenziato qualunquismo della “globalizzazione”, contro cui un artista come te combatte, a scapito della propria notorietà e professionalità..
Purtroppo il sistema cinematografico attuale è gestito in un modo tale per cui è difficile accedere ad un grande pubblico portando avanti la propria dignitosa e indipendente idea di “fare cinema”, che niente ha a che vedere con i prodotti che il cinema ministeriale ti obbliga a produrre, nonostante poi ci sia un pubblico, nascosto, di nicchia che invece cerca e vorrebbe vedere questi miei prodotti qui..Mi è stato spesso proposto di andare a lavorare all’estero, ma io credo che le cose debbano mutare qui in Italia, è giusto stare qui ed insistere, perché le cose devono Cambiare e soprattutto, se ci credi, si Possono Cambiare..