Cercherò di aggiornare sinteticamente in queste righe, la situazione attuale di quella realtà politica, economica e sociale.
La permanenza è durata più giorni, dal punto vista conoscitivo e di incontri ufficiali si è trattato di un viaggio molto producente.
Come tutti coloro che in questi ultimi tempi ritornano da quel paese, la cosa che più colpisce per drammaticità, è il continuo peggioramento della situazione socio – economica, delle condizioni di vita dei lavoratori e dell’intero popolo jugoslavo.
Aumento della povertà e dell’emarginazione, galoppante disoccupazione, incremento degli aspetti più deleteri del nostro occidente: prostituzione, circolazione di droghe varie fra i giovani, impressionante aumento di disturbi psichici, di suicidi, di alcolismo ed altre patologie tipiche della miseria e della disperazione sociale.
L’aggressione economica del FMI e della Banca Mondiale è frontale ed inesorabile, come dichiarato dal Ministro Dinkic, un copione già visto negli altri paesi socialisti dell’Europa orientale, il processo di privatizzazione e ristrutturazione è galoppante e selvaggio, ecco alcuni dati che contano più di tante opinioni.
Solo negli ultimi sei mesi sono stati licenziati 60.000 tecnici o specialisti, lo scorso mese quattro banche sono state chiuse e 8.500 lavoratori licenziati, un impianto industriale su quattro è fermo, 800 aziende statali o a partecipazione statale sono state privatizzate negli ultimi mesi (ne restano ancora alcune centinaia). Secondo l’ONU sono circa quattro milioni gli abitanti che non raggiungono il livello della sussistenza: nella sola Belgrado dove ho incontrato esponenti dell’assistenza sociale facenti parte del WFF (Fondo Mondiale per il Cibo, organismo ONU per emergenze di paesi usciti da guerre) sono 220.000 le persone assistite ( più del 20% della città ), cittadini del tutto privi di reddito o che non raggiungono i 1.500 dinari (circa 25 €) mensili. Negli ultimi 17 mesi hanno perso il lavoro quasi 2.000.000 di lavoratori; la produzione industriale è inferiore a quella del biennio 1998/99, che pure era un periodo in cui l’economia jugoslava era sotto embargo e sanzioni, oggi è a livello di paese del terzo mondo. In seguito ai piani di privatizzazione di riscaldamento, luce, acqua, telefoni, il nuovo governo pretende dalle famiglie gli arretrati sui pagamenti precedenti, annullati dal precedente governo come misura d’ammortizzatore sociale. Per questo ho visto bollette di 20, 30 e addirittura 45000 dinari, richiesti a famiglie con redditi sui 1.000/1.500 dinari. Il processo di privatizzazione dell’università è in corso, ma già da ora i costi sono “occidentali”, si può arrivare a ben 60.000 dinari (circa 1.000 €), fra tasse d’iscrizione, libri e costi collaterali.. Quanti saranno “liberi” d’iscriversi? Proliferano intanto scuole ed università private, ovviamente non per i figli del lavoratori. Intanto sono in gestazione i piani di smantellamento del sistema previdenziale, dei contratti nazionali collettivi di lavoro, di privatizzazione della sanità. Un esempio: è già stato ridotto il periodo di retribuzione per lavoratrici in maternità, ridotto a tre mesi.
In particolare la situazione della più grande fabbrica di Kragujevac, la Zastava auto, è la seguente:
su 13.500 dipendenti lavorano a rotazione 3.500 in produzione, paga media mensile 150 €, il sussidio di disoccupazione è invece di 50 €.
Tutto ciò, in una situazione in cui il paniere mensile stimato per una famiglia composta di quattro persone è di almeno 200 €. Due esempi concreti visti di persona: una famiglia “adottata”, composta di sette persone – con tre bambini -vive con una pensione di 1.800 dinari (60 €); un ex lavoratore Zastava che era felice per aver trovato impiego (caricare un camion, guidarlo con propria responsabilità per la merce trasportata, scaricarlo) per 12 ore di lavoro, per 2,5 € (!) al giorno (75 € mensili). Lavoro, per altro, perduto pare per la concorrenza di un altro lavoratore, probabilmente disposto ad accettare tali condizioni per 2 € il giorno…
Questa è la Jugoslavia che vogliono il FMI e la Banca Mondiale, la Jugoslavia prodotta dalla Nato, quella del dopo Milosevic.
La situazione politica è molto complessa, e per molti aspetti delicata, di certo in continua evoluzione.
All’interno della DOS (Opposizione Democratica Serba) al di là delle profonde e contraddittorie posizioni tra le varie forze, si acuisce sempre di più lo scontro fra il Presidente Kostunica ed il primo Ministro Djindjic, in alcuni momenti visibile ma ancor più profondo nelle stanze del potere. A prescindere dai loro diversi programmi politici, vi è una grave frizione tra la polizia (la cui direzione è totalmente in mano alla fazione Djindjic) e l’esercito, dove molti ufficiali non si sono ancora schierati decisamente, se non proforma, e dove spesso sono attaccati (mediante campagne diffamatorie) coloro che si ritengono legati alla vecchia Jugoslavia. Si tratta di un dualismo di potere che regge soltanto perché entrambi sono coscienti dell’impossibilità di separarsi, pena la reciproca sconfitta.
Il PSS (Partito Socialista Serbo) non è ancora in grado di costituire un’alternativa immediata di potere, dovendo prima ricostruirsi una posizione forte e riconosciuta dai lavoratori.
Proprio in questi giorni scadeva l’ultimatum della Nato per la consegna di altri ricercati dall’Aja, ed anche questa è una profonda contraddizione a livello governativo, perché appena alcune settimane fa in una conferenza stampa Djindjic si lamentava con l’Occidente per non aver avuto i denari promessi con la vendita della vita di Milosevic, ammonendo che se non si farà in fretta, il suo governo non sarà in grado di contenere la rabbia ed il malcontento, ormai crescenti nel paese. La Nato per tutta risposta continua a fare ricatti e a porre ultimatum. Prevedibilmente se saranno consegnati i serbi ricercati, ciò aumenterà le lacerazioni nella società serba, ora per due terzi con sentimenti decisamente ostili verso quest’illegale Tribunale dell’Aja. E proprio in conseguenza dell’approvazione dell’incostituzionale nuova legge , avvenuta il 12 Aprile, che sancisce la totale e piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja del governo DOS, si è verificato un atto drammatico e grave che sarà sicuramente foriero di conseguenze per la sua tragicità: ed è il suicidio del parlamentare del PSS V. Stojiljkovic ex Ministro dell’Interno durante i bombardamenti Nato in Kosovo Metohia, avvenuto all’uscita del Parlamento Federale Jugoslavo, come estremo e radicale atto di accusa verso questi nuovi governanti, totalmente asserviti alle forze straniere ed esterne al proprio paese ed al proprio popolo.In una lettera lasciata a colleghi parlamentari prima di questo estremo atto egli tra le altre cose scrive : ” …Con questo gesto, come membro del Parlamento Federale, intendo protestare contro l’attuale regime di burattini della DOS e della Coalizione Montenegrina, colpevoli di :
– scioglimento della Jugoslavia in complicità con il peggior nemico del nostro popolo : H.Solana
– efferata violazione della Costituzione e della legalità del nostro paese
– responsabili della politica del tradimento e della capitolazione
– violazione della dignità nazionale
– distruzione dell’economia e dell’impoverimento sociale di milioni di cittadini.
Per la mia morte dichiaro responsabili e accuso direttamente : Z. Djindjic, V.Kostunica, D. Mihajlovic, V.Batic. M.Labus, D. Micunovic, P. Bulatovic,S. Bozovic e D. Pesic.
I patrioti di questo paese sapranno vendicarmi…” Vlajko Stjiljkovic – Membro del Parlamento
Sul piano sindacale, il Samostalni, nonostante pressioni, scissioni, manovre truffaldine dei “nuovi” sindacati (una per tutte: avevano iscritto d’ufficio le migliaia d’iscritti all’ufficio di collocamento Zastava senza dirlo ai lavoratori, che scoprivano improvvisamente di aver cambiato sindacato senza saperlo), resta il più grande e rappresentativo sindacato del paese. Ma il dato più interessante che può significare una tendenza di ripresa del movimento operaio jugoslavo (finora più che altro attestato su di una linea di tenuta contro le ondate devastatrici e disgregative delle forze reazionarie e golpiste legate alla DOS), è quello che, proprio nel Congresso dei Sindacati tenutosi a Belgrado nei giorni della mia permanenza in loco, molti esponenti e quadri sindacali, che erano stati allontanati o costretti alle dimissioni anche con la forza, sono stati rieletti dai delegati. A Torino avevamo fatto vedere il filmato dell’assalto alla Camera del Lavoro di Kragujevac da parte di una squadraccia di funzionari e militanti governativi che malmenavano Dragan Alempjevic, l’allora segretario, costringendolo alle autodimissioni pubbliche … proprio il mese scorso egli è stato rieletto segretario della stessa Camera del Lavoro dai voti dei delegati; vice segretario è stato eletto Borislav Bjeletic, altro segretario Samostalni malvisto dai piani alti governativi. Ho avuto la fortuna di incontrare entrambi, e di brindare insieme per la ripresa e lo sviluppo del movimento operaio, per un futuro con condizioni di vita più dignitose. Anche in altre parti della Serbia, molti vecchi sindacalisti hanno ripreso il loro posto di veri rappresentanti dei lavoratori. Si tratta di un processo dai tempi naturalmente lunghi, ma certo questi segnali hanno significati di tendenza e di una prospettiva in positivo, anche se probabilmente la strada da percorrere, per una ripresa forte e di massa agli attacchi governativi e per una concreta inversione di tendenza, sarà lunga e difficile. Ma fondamentale resta l’emergere di spiragli di luce dopo questi 17 mesi trascorsi sotto le ondate distruttrici rivolte contro l’organizzazione dei lavoratori.
Molti sono stati gli episodi conflittuali, più che altro di protesta, come alla fabbrica Partizan, dove oltre cento operai hanno sostenuto uno sciopero della fame, rientrato solo dopo il rinvio della chiusura totale della fabbrica ed anche per le precarie condizioni di salute degli scioperanti. O come la cacciata del Ministro del Lavoro da Kragujevac, da parte degli operai, o tanti altri episodi avvenuti nel paese. Certo, più aspetti di semplice rabbia per la situazione, che coscienza organizzata, ma questo dà comunque il polso di una situazione sociale che bolle come una pentola e che, se non ci saranno miglioramenti, sarà difficile gestire.
Per quanto riguarda la situazione della Sinistra Jugoslava , il quadro non è roseo, ma è meno devastato di quanto la stessa dirigenza temeva solo un anno fa.
Per quanto concerne il PSS ( Partito Socialista Serbo), in questo momento, che piaccio o no, è l’unica forza reale e concreta di sinistra nel paese. La JUL (Sinistra Jugoslava) è ormai soltanto più sulla carta, senza nessuna presa nella società, ed in prospettiva è addirittura a rischio scioglimento. Altre forze a sinistra con un reale radicamento nel paese e fra i lavoratori, non ce ne sono, lo scenario è di microgruppi iperideologicizzati ma avulsi da qualsiasi contesto sociale o di presa fra i lavoratori, tranne forse il NPCJ (Nuovo Partito Comunista Jugoslavo), che con una soglia minima di militanti sparsi nel paese, riesce perlomeno a rendersi visibile in alcune situazioni, e che, intelligentemente, al di là di critiche o distinguo, ritiene necessario lavorare ad un fronte comune col PSS.
Quest’ultimo, nonostante scissioni nella sua destra e defezioni al vertice da parte di coloro che, accusati di corruzione e ruberie prima del 5 ottobre 99′, hanno pensato bene di passare nel campo del vincitore e continuare con altra tessera a fare i loro sporchi affari, è tuttora il più grande e radicato partito politico del paese. Come disse il Presidente Milosevic all’ultimo Congresso, la perdita di questi figuri è stato un rafforzamento del Partito, perché rientra in una pulizia interna e nel riproporsi di dirigenti onesti, che nel momento più difficile non hanno abbandonato la causa, ma l’ hanno ripresa e difesa con coraggio.
Negli incontri avuti, un dato è emerso costantemente, secondo la loro valutazione, dal punto di vista politico il peggio è passato, ma occorre ancora un po’ di tempo per rafforzare e consolidare il corpo del Partito, per poi riproporsi con forza e determinazione come alternativa alla banda di malfattori che hanno condotto il paese ed il popolo jugoslavo a livelli mai visti nella sua storia, neanche nel periodo di guerra.
Più si acuiscono le contraddizioni all’interno della DOS tra Kostunica e Djindjic, e più si rafforza la prospettiva per un’alternativa a quanto sta avvenendo, ma anche in questo caso i tempi saranno lunghi, ma questo non è un aspetto negativo.
Sono stati ripresi i legami con le nuove generazioni, anche questo un lavoro di prospettiva. Il nuovo portavoce del PSS, Ivica Dacic, è proprio un giovane, che potrebbe essere il battistrada per un graduale ricambio dei vertici del Partito, anche se in tutti gli incontri avuti anche in ambiti diversi, ho spesso incontrato esponenti tutt’altro che “vecchi”, anzi.
Un grande, indiretto contributo, a questo processo di ricomposizione e ripresa del PSS, lo sta dando sinceramente il suo Presidente Slodoban Milosevic, dall’Aja. Anche questo è un dato che ho riscontrato sia negli incontri ufficiali, sia nel sentimento delle famiglie dei lavoratori, di cui molte profughe. Negli incontri avuti, sia con il Presidente del Comitato mondiale sia con il segretario internazionale, mi è stato confermato il ruolo catalizzatore e positivo nella società serba, prodotto dal comportamento di S. Milosevic innanzi al Tribunale NATO dell’Aja, tanto rilevante al punto che, proprio nei giorni della mia permanenza a Belgrado, il governo ha deciso di sospendere le dirette tv del processo, con la motivazione pretestuosa dei costi troppo elevati. Ciò che più ha colpito la gente, è stata la scelta del presidente del PSS di dichiararsi prigioniero politico, e di difendersi non dal punto di vista personale, ma facendo una difesa politica e storica del popolo serbo e della politica della Jugoslavia, senza mai differenziarsi da esse; ma spiegandole e inserendole nei contesti politici interni ed internazionali dell’epoca.
Questa scelta di assunzione di responsabilità come Presidente e politico, è stata compresa come atto di lealtà verso la propria gente e le sue ragioni. Questo lo sta rendendo, senza esagerare, una bandiera di dignità e identità nazionali, per un popolo ormai alla mercé dei padroni stranieri: nel Kosovo Metohia, si sta costruendo la più grande base americana di tutta l’Europa (Camp Blonsteed, vicino Urosevac) e la seconda nel mondo; parlando con alcune famiglie di profughi kosovari mi è stato confermato che la stragrande maggioranza dei serbi rimasti (poche migliaia, assediati in enclavi o “bantustan” moderni) ha in quest’uomo l’ultima voce, che afferma il loro diritto di esistere e resistere, perché il nuovo governo li ha totalmente abbandonati e proprio in febbraio, sia a Pristina sia a Mitrovica, il Ministro per il Kosmet ed alcuni rappresentanti del governo, sono stati accolti con fischi, spinte e sputi, al grido di traditori, finché sono stati costretti a scappare. Altamente significative le dichiarazioni fatte dalla madre di Milica Rakic, la bambina uccisa esattamente tre anni fa ( il 17/4/99) nella propria casa vicino all’aereoporto di Batajnica; Dusanka Radic, la madre della piccola assassinata dalle bombe “umanitarie della Nato, ha dichiarato in una intervista al giornale belgradese ” Nacional” (il 19/02/02) di essere indignata per il fatto che il nuovo governo, tace e cerca di mettere sotto silenzio ogni cosa riguardi l’aggressione con relativi bombardamenti, evitando ormai anche di accennare alle vittime, quasi fossero un ingombro per le sue politiche. “…Per il nuovo regime è come se niente fosse successo, come se ci fossimo bombardati da soli…Al contrario, Milosevic continua a parlarne, ed è rimasto il solo a poterlo fare con buon diritto, ricordando continuamente i nomi delle vittime dell’aggressione Nato…” ( D.Radic 17/02/02).
Dal punto di vista processuale S. Milosevic, attraverso una precisa e dettagliata documentazione, sta smantellando tutti i testi finora comparsi, distruggendo cosμ anche tutti gli scenari di menzogne e falsità preparati con centinaia di migliaia di dollari della NATO e del suo braccio giuridico, signora Del Ponte, la quale, in alcune udienze ha lei stessa, nervosamente richiamato i “suoi” testi ad essere più incisivi. Testi che si presentavano come poveri contadini e che si sono poi rivelati direttori di banca di recentissima nomina, innocenti pastori che si sono poi rivelati bracci destri dei comandanti dell’UCK, un paio, incalzati dalle domande del Presidente ,hanno accusato malori e chiesto di andarsene, uno addirittura dopo alcune ore non ricordava più bene quello che aveva dichiarato poco prima, altri due (di cui uno dell’ONU) hanno rinunciato in anticipo alla testimonianza, e cosμ via. Tanto che, lo steso Djindjic in una dichiarazione alla stampa ha rimproverato il Tribunale di non aver fatto un lavoro serio, domandandosi se con tali testimoni e prove cosμ poco consistenti, avesse avuto un senso costringere il suo governo alla consegna di Milosevic, anche alla luce dei sondaggi governativi, che oggi danno un consenso alla figura di Milosevic che si aggira intorno al 77-81%.
Il morale e la forza di quest’uomo, solo in quell’aula di fronte alla rappresentanza giuridicamente illegittima, del potere imperialista mondiale, sono altissimi, tanto da infondere coraggio e sostenere chi va a visitarlo. Un episodio che fornisce l’idea del suo stato d’animo: una delegazione del PSS andata a trovarlo è stata ricevuta con questa battuta al fine di sdrammatizzare “..cari compagni, benvenuti nel territorio della NATO, vi accolgo come Presidente, Segretario e, per ora primo iscritto del nuovo Partito Socialista della NATO appena fondato, .. come vedete anch’io continuo a fare lavoro politico..”
Un grosso lavoro lo svolge il collettivo d’avvocati e giuristi, sia serbi sia internazionali, che sistematicamente fornisce a Milosevic documenti, ricostruzioni, perizie, indagini e profili specifici dei “testimoni”, in questa immane lotta per la verità.
“.. Mettendo insieme tre bugie non si ottiene una verità, ma soltanto una bugia più grande. Tutte e tre queste accuse, hanno davvero un sottile filo rosso, per usare il termine che ho sentito qui, che le unisce, e questo filo rosso è il crimine che perdura contro la Jugoslavia e contro il mio popolo..” (9/1/2002 S. Milosevic, Aja)
L’illegalità del Tribunale dell’Aja
Vale la pena di ricordare che si tratta di un tribunale controllato dai vincitori e quindi dagli aggressori ed invasori della Jugoslavia, dei carnefici del suo popolo. Un tribunale creato appositamente su richiesta USA, finanziato dagli USA e da personaggi tristemente famosi ad ogni popolo renitente all’ordine imperialista, come il signor Soros.
Un tribunale che ha come polizia l’apparato militare della Nato, che viola tutti i principi del diritto internazionale, regnando “sovrano” su indicazioni del suo presidente o procuratore. Quel tribunale che proibisce agli accusati di vedere le prove al loro carico e rifiuta l’ascolto di una tesi difensiva, proprio come i tribunali dell’Inquisizione. Infatti, secreta fonti testimoniali, impedendo a chiunque di verificarle, consentendo di crearle o farsele creare da servizi di intelligence ad uso dell’accusa, senza possibilità di contestazione.
Quale Giustizia può fare questo tribunale ? Chi può, in coscienza, affermare che non è condizionato da parti in causa, da coloro che, casualmente, sono anche i padroni del mondo?
Nostri compiti :
¦ Mantenere e rafforzare il lavoro e l’impegno di solidarietà concreta con il popolo jugoslavo, attraverso le adozioni a distanza e la raccolta di medicinali o quant’altro viene espressamente richiesto da là.
¦ Continuare un lavoro di informazione e documentazione corretta e precisa, attraverso riviste, giornali, radio ed iniziative pubbliche specifiche.
¦ Rafforzare ed estendere il sostegno al Tribunale R. Clark e al CIDSM, nelle attività e campagne che a breve si apriranno a livello internazionale ed anche qui in Italia, per la salvaguardia della salute del Presidente S. Milosevic, e per il suo diritto a difendersi, seppure già condannato, e tenuto in condizioni di vita carceraria vessatorie (ogni giorno 12 ore per le udienze ed un solo panino come pasto, possibilità di vedere i famigliari tre volte al mese e non sempre).
E’ proprio di questi giorni un aggravamento delle sue condizioni di salute, tanto che è stato richiesta una visita di perizia sanitaria con richiesta di libertà provvisoria, per garantirgli condizioni di difesa uguali a chiunque altro.
Inoltre, in conseguenza dell’estendersi di prese di posizione e schieramenti di giuristi ed avvocati tra i più prestigiosi del mondo – alcuni nomi tra altre centinaia: C. Black, R. Clark, J.Verges, oltre innumerevoli parlamentari di tutto il mondo, si formerà una Commissione Mondiale che avrà il compito di documentare lo spregio del diritto internazionale e dell’ordinamento ONU di questo caso,…ma ormai calpestati quotidianamente in angolo del mondo. La situazione palestinese ne è un esempio, giacché dopo 50 anni di sofferenze ed oppressione , sta subendo forse una “soluzione finale”, sottile e moderna, in sostanza uno sterminio, come ha scritto anche l’Osservatore Romano, giornale che certamente non può essere considerato estremista o rivoluzionario, salvo che siano giunti i tempi in cui dissentire significa automaticamente diventare “nemico”.
In quest’ultimo viaggio, ciò che più mi ha colpito, avendo potuto stare questa volta molto di più tra la gente comune, nelle famiglie, tra i profughi, è una forte sensazione di avvilimento e tristezza dilaganti. Spesso guardando negli occhi di questa gente si legge una tristezza ed un’angoscia profondissime, quasi una paura del domani, come se potesse essere ancora peggiore dell’oggi. E questa mancanza di speranza, di prospettiva è certamente l’aspetto più preponderante, che ha forti implicazioni anche nella lettura politica della situazione, come confermatomi negli incontri politici con esponenti della direzione del PSS. E’ come un popolo immerso in una notte buia, senza stelle, che seppure lontane potrebbero servire da punti di riferimento.
In un immaginario collettivo la notte ha sempre due volti: uno benevolo, l’altro malevolo.
Quello benigno è solitamente popolato di stelle, di chiari di luna con riflessi di alberi e rami, con germogli crescenti in primavera oppure manti di neve in inverno; serate con fresco vino in estate o la calda rakja in inverno.
Con questo popolo si vive ancora una straordinaria e coinvolgente ospitalità, il suo radicato e profondo senso di amicizia, lealtà e generosità, un grande, permeante calore umano… Qui da noi ormai cosμ rari. Ed anche un invidiabile e fortissimo senso di dignità e identità, ancora difficili da cancellare per questi nuovi padroni del governo, stipendiati dalle capitali d’occidente.
Ma si legge anche l’altro aspetto di questa lunga notte jugoslava: ed è quello di notti buie e dure, ove sembra che il giorno non arrivi mai. Notte senza stelle e luna, notte di intemperie e piogge che investono campi, strade e genti senza lasciarli respirare, senza dare loro tregua, per permettergli di riprendere un cammino verso una meta visibile. Fiaccati da dieci anni di guerre, violenze, embarghi, sacrifici, distruzioni ed avvelenamenti, macinati da tanta miseria…in questa notte popolata da vampiri e sciacalli,da profittatori e sfruttatori; notte occupata da mafiosi d’ogni etnia, trafficanti di cose ed esseri umani, assassini ma finti eroi della libertà, nobili jugoslavi resuscitati dai loro postriboli occidentali, mantenutisi con i denari del proprio popolo, rubati e portati via dai loro genitori; papponi…Ecco che calano le iene dell’occidente: giornalisti e “volontari civili” che si sforzano di documentare democrazia e libertà, che vengono ad “insegnare ” come si fa nella democrazia. Come se in questi cinquant’anni di storia jugoslava questo popolo non avesse insegnato al mondo, come si può vivere in pace, fratellanza ed unità. Certo doveva arrivare uno sciame di personaggi pasciuti e saccenti, ad insegnare come si vive ad un popolo che era all’onore del mondo quanto a dignità e orgoglio del proprio paese. Per non parlare del proliferare di “uffici” popolati da agenti e spioni a tutelare che gli eventi vadano come devono andare, cioè come stabilito da Washington piuttosto che a Londra o Berlino.
Si prova una tristezza profonda quando si riflette su tutto questo, e per me ogni volta, lascia buchi neri nell’anima. Perché in questa notte non c’è posto per sogni o illusioni, e la gente semplice e onesta non ha un rifugio per scappare da questo scenario di vampiri e avvoltoi, non ha ripari, trincee, ma quel che è più triste …. neanche con un sogno si va via, perché oggi in quelle terre è anche sempre più difficile sognare oltrechè ridere…
Eppure con questo straordinario e fiero popolo si riesce ancora, qualche volta, a sorridere e a piangere, con l’anima ed il cuore, come si faceva “normalmente” non tanto tempo fa…., e come, forse, altri torneranno un giorno, normalmente, a fare.