Nulla sembra più poter fermare quella che in origine si chiamava Bolkestein, la discussa direttiva sulla liberalizzazione dei servizi riprende infatti a camminare verso l’approvazione definitiva, che avverrà – a meno di sorprese – entro la fine dell’anno. Ieri l’eurodeputata socialdemocratica tedesca Evelyne Gebhardt, relatrice del rapporto sulla direttiva, ha presentato 11 emendamenti al testo concordato tra i 25 a fine maggio. A Strasburgo, il voto in seconda lettura avverrà in due riprese: nella Commissione mercato interno (23 ottobre) e nella sessione plenaria (novembre). Il voto rischia però di essere una pura formalità: il centro-destra non vuole infatti rimettere le mani su un testo che rimane denso di pericoli per i lavoratori, soprattutto perché poco chiaro.
«La Gebhardt ha una posizione soft – accusa il verde Pierre Jonckheer – la direttiva non è chiara, non offre garanzie giuridiche. La Corte di giustizia avrà una grande mole di lavoro mentre la Commissione proverà a influire, dando degli orientamenti». E la Commissione Barroso non brilla certo per attenzione al sociale. Inoltre, gli 11 emendamenti Gebhardt – su diritto del lavoro, servizi sociali, protezione consumatori e cooperazione tra Stati – non sembrano convincere popolari e liberali, contrari a dei cambiamenti che hanno almeno il pregio di chiarire alcuni aspetti sulla tutela di lavoratori e consumatori.
A febbraio il Parlamento eliminava a larga maggioranza il discusso principio del paese d’origine (per cui un lavoratore sottostà alla legislazione del paese in cui ha sede l’impresa e non di quello in cui viene erogato il servizio), ma la depurazione vale solo per i lavoratori dipendenti e non per quelli autonomi. Il testo usciva da Strasburgo con un grande appoggio, figlio dell’intesa popolari-socialisti, ed effettivamente stravolto, ma anche assai poco chiaro. A fine maggio i 25 hanno introdotto il Registro pubblico europeo: ogni Stato membro dovrà giustificare perché non apre un dato settore alla concorrenza delle imprese degli altri paesi Ue (la direttiva specifica che si può solo per ragioni di «ordine pubblico, salute pubblica e di tutela ambientale») esponendosi così alle pressioni delle altre capitali e della Commissione volte a smantellare gli ostacoli alla liberalizzazione. Non è un caso che questo Registro sia figlio delle pressioni dei nuovi paesi dell’est. Per volontà di Londra i 25 cancellavano dall’articolo 1 il riferimento alla Carta dei diritti fondamentali, mentre Parigi riusciva ed escludere dal campo di applicazione i notai (categoria già ben protetta). Per il resto il campo di applicazione rimane immutato con l’esclusione della sanità, degli audiovisivi, delle agenzie interinali, dei servizi sociali di prossimità (case popolari, asili, aiuti a famiglie disagiate) e di settori come la posta, l’elettricità, il gas, l’acqua, il trattamento di acqua e rifiuti. La Bolkestein varrà per tutti gli altri servizi.