“Il silenzio porta alla morte”. Con queste parole il segretario generale della associazione medici di Ankara, Tufan Kaan ha concluso la conferenza stampa di ieri in cui l’associazione ha chiesto al governo di intervenire “oggi, adesso, immediatamente” per impedire che altre vite vengano perse nelle carceri del paese. Mentre Kaan parlava è giunta la notizia della morte dell’undicesimo detenuto, Gursal Akmaz, in sciopero della fame da quasi centottanta giorni. Le vittime della protesta contro le carceri di tipo F (le cosiddette bare) sono tredici: due familiari dei detenuti, infatti, sono morte facendo uno sciopero della fame in solidarietà con i loro cari. Domenica è morta, nella sua abitazione una studentessa di diciannove anni, Canan Kukaksiz, nipote di un prigioniero. La ragazza ha digiunato per 137 giorni: in gravi condizioni sono anche altri due familiari di Canan.
In un comunicato l’associazione dei familiari dei detenuti politici, Ozgur Tayad ha chiesto all’opinione pubblica di “non continuare a rimanere in silenzio perché a morire non sono i detenuti in sciopero della fame ma la vostra umanità”. I medici ieri hanno confermato che la situazione è gravissima e che “più passano i giorni più sarà difficile intervenire e curare le decine di prigionieri che stanno digiunando ormai da quasi duecento giorni e che hanno già subito danni irreparabili”.
All’associazione dei medici ha fatto eco il partito Hadep che ha chiesto al ministro della giustizia Sami Hikmet Turk di riconoscere che “nessun problema è più importante della vita umana. I detenuti – si legge nel comunicato – si trovano oggi in condizioni peggiori che in passato. Ogni giorno perdiamo delle vite umane nel contesto di una crisi politica ed economica grave. Questa angoscia – conclude il comunicato – deve finire”.
L’Hadep fa riferimento alla situazione generale del paese: ieri, dopo la presentazione sabato scorso del piano di risanamento economico, il parlamento ha cominciato ad esaminare le proposte del ministro dell’economia Kemal Dervis e entro venerdì dovrebbe pronunciarsi sull’intero pacchetto-salvezza. Il parlamento ha cominciato a discutere il disegno di legge che impone alla banca centrale di non concedere crediti ad aziende pubbliche in perdita, mentre ha confermato il congelamento dei tassi d’interesse per i prestiti agricoli. La borsa è salita del 5%.
Intanto sul fronte politico è da registrare anche la ripresa degli scontri sulle montagne del Kurdistan turco. E nel tentativo di apparire seriamente preoccupati di consegnare alla giustizia gli assassini del capo della polizia di Diyarbakir, Goffar Okkan, è stata annunciata in pompa magna la notizia della cattura di un islamico ritenuto membro del gruppo fondamentalista Hizbullah, responsabile secondo il governo dell’omicidio di Okkan. Non è un mistero però che, specie in passato, proprio i diversi governi abbiano chiuso un occhio e anche dato una mano pratica al gruppo, risultato estremamente utile nell’eliminazione di “nemici” dello stato, come il Pkk.