Discutere di riforme elettorali sembra noioso e capzioso, ma la disattenzione e la demagogia in questo campo producono disastri quindi dobbiamo occuparcene in tanti. Se non sarà proprio il tema della riforma elettorale a soffocare sul nascere la progettata federazione a sinistra del Partito democratico, sarebbe bello e utile che quella che è stata finora la sinistra dell’Unione socializzasse il più possibile il dibattito, senza il timore di contrastare i luoghi comuni poco fondati.
La legge elettorale con cui abbiamo eletto la Camera dei deputati, ad esempio, è stata demonizzata e le si sono attribuiti tutti i mali. A un esame un pochino più obiettivo si potrebbe osservare che il cosiddetto Porcellum è in sintonia con le leggi elettorali dei comuni delle province e delle regioni, che è un sistema originale nel mondo, molto intelligente e equilibrato nel consentire bipolarismo rappresentatività e governabilità, e che tutti i mali di questi due anni sono venuti invece dal Senato. Questo vale se per mali intendiamo il governo sempre appeso a un filo e i condizionamenti centristi.
C’è chi considera invece un male il fatto in sé che ci siano forze minori in Parlamento e vuole abrogarle con un referendum che porterebbe a una sorta di forzoso bipartitismo. Per i referendari la legge attuale è troppo proporzionale. Certo un po’ proporzionale lo è, ma non è responsabile della frammentazione, né dei casi Dini Mastella Bordon.
Con il Porcellum (ingiustamente vituperato persino dal suo creatore) sarebbero rappresentati in Parlamento solo i partiti che superano il 2 per cento e sarebbero dieci. La proliferazione di gruppi dipende dai regolamenti parlamentari, la proliferazione di liste civetta dipende dal lassismo in tema di raccolta firme per presentarsi, il verticismo nella decisione su chi andrà in Parlamento dipende dai difetti dei partiti, non dal sistema elettorale (anche se forse il ripristino della preferenza, peraltro presente nelle leggi comunale e regionale, sarebbe opportuno): il Porcellum è innocente.
Tutti i sistemi con la coalizione di liste e il premio di maggioranza ripartito tra di loro hanno un comune difetto o merito, a seconda come lo si guarda: nell’attuale fase rendono decisivi l’apporto e la presenza delle forze minori, della sinistra. I referendari tentano di spazzare questo ingombro a cannonate, salvo poi trovarsi rientrare dalla finestra ciò che cacciano dalla porta. Se la lista più votata prende il premio per governare è chiaro che sarà una lista di coalizione. La proposta «spagnoleggiante» cerca di evitare questo rischio ma anche di evitare l’esito più probabile di un eventuale sistema tedesco e cioè la inevitabilità di una «grande coalizione» o anche «stretta coalizione» al centro. Cerca invece di premiare il partito più forte senza far fuori le forze minori, facendo in modo che un partito del che so 40 per cento possa anche prendere il 50 per cento dei seggi mentre uno del 5 per cento si dovrebbe accontentare del 3 per cento dei seggi.
Mi lasciava già abbastanza sconcertato che Rifondazione fosse così innamorata del sistema tedesco. E’ vero che la soglia del 5 per cento obbligherebbe le altre formazioni di sinistra a convergere o perire ma è anche vero che senza premio di coalizione è quasi impossibile che la federazione a sinistra del Pd possa mai più partecipare a un governo di centro sinistra. Pd al massimo 35 per cento sinistra al massimo 13 per cento.
In un sistema alla tedesca la sinistra si troverebbe probabilmente a dover scegliere se partecipare a un governo Pd-Udc o lasciar campo libero a soluzioni peggiori. Ma se il sistema viene addirittura spagnoleggiato la sinistra si accontenterebbe addirittura di essere sottorappresentata in Parlamento pur di togliersi dall’impiccio del conflitto quotidiano nel governo? E pensa in questo modo di attirare più voti? E che ne sarebbe di tutto il sistema bipolare di coalizione degli enti locali? Per favore evitiamo queste ulteriori alterazioni della democrazia elettorale e queste avventure. Non accettiamo più le mistificazioni interessate o superficiali.
Tutti i mali son venuti dal Senato, dal bicameralismo perfetto, dall’esclusione dei giovani dal voto per la seconda camera, dalla legge elettorale coi premi di maggioranza regionali. Infatti ora si sta finalmente per abolire il Senato come doppione. Se si considerano troppi i gruppetti parlamentari si conceda il gruppo solo a chi ha passato lo sbarramento, se si considera eccessivo il 2 per cento come sbarramento ( ma perché?) si metta il 3 e non si avran più di 6 massimo 7 partiti. Non si abbia questo sacrosanto timore di un referendum che o non passa il quorum o produrrà un risultato talmente assurdo da non reggere.
Si discuta francamente del problema reale, che siamo una minoranza che vuole contare e incidere e che questo risultato nessuna legge elettorale ce lo può dare meglio di quella attuale.