A un anno dall’acquisto a sorpresa di Finsiel e dalla nascita della holding di famiglia Almaviva Alberto Tripi, re dei call center e oggi anche dell’e-government, può star certo di aver raggiunto almeno una eccellenza: quella delle peggiori relazioni sindacali.
Non solo Atesia, con lo strascico di polemiche, accordi contestati, licenziamenti politici, denunce, sentenze e ricorsi. Ma anche Alicos, Cos, Cosmed. La Cos di Napoli è da giorni in mobilitazione, dopo l’arrivo delle lettere di licenziamento per circa 200 lavoratori, assunti due anni fa con contratto di inserimento e con la promessa di un’assunzione a tempo indeterminato.
Adesso si mobilita anche Finsiel storica azienda dell’informatica acquistata nel 2005 per 130 milioni da Telecom. I 4 mila lavoratoridella grande impresa che vende sistemi informatici alla pubblica amministrazione, si asterranno dal lavoro domani per chiedere innanzitutto corrette relazioni sindacali. Nel gruppo (che comprende i call
center di Cos e l’informatica di Finsiel) Alberto Tripi si è presto fatto una fama da decisionista, da padrone che è solito decidere da solo, in compagnia dei suoi familiari (Almaviva è un acronimo delle iniziali di moglie e figli Al-berto, Ma-rco Vi-ttoria e Va-leria) o del fido direttore del personale, l’ex cislino Luciano Scalia. Ma a preoccupare ancora di
più le Rsu dell’azienda è l’assenza di un pianoindustriale, il rischio di esuberi, i conti in rosso. I sindacati avevano richiesto un tavolo al ministero delle Attività Produttive per conoscere lo stato del gruppo e il piano industriale. Alla fine, come tra separati in casa, di tavoli se ne tengono due, il 28 settembre: uno con l’impresa, l’altro coi lavoratori. Il 30 ottobre all’Auditorium di Roma si svolge l’Almaviva Day, nel quale Marco Tripi, figlio Alberto e Ad di Almaviva, mette le carte in tavola: ammette la debolezza del settore call center che registra perdite rilevanti, (8 milioni); cambia i gruppi dirigenti della controllata Almaviva Finance, che dimezza quasi il suo fatturato; ammette la crisi di Almaviva
sud, (società calabrese dove si paventa un forte rischio per l’occupazione) e l’incertezza in Tsf (azienda che gestisce i servizi
informativi delle ferrovie, giunta a scadenza di contratto e sommersa da voci di cessione); promette tagli occupazionali (250 persone e il 20% degli staff); e, per finire, lancia l’avvio di un sistema di valutazione interno: «Tutti coloro che saranno valutati in maniera non sufficiente dovranno essere inseriti in un percorso di uscita…». Il modello call center di gestione del personale si estende al ramo informatico: ce n’è abbastanza per far andare su tutte le furie le rappresentanze sindacali. A preoccupare i sindacati anche la difficile condizione finanziaria del gruppo, indebitat in seguito alla azzardata acquisizione del colosso Finsiel, azienda dal fatturato di 670 milioni, fagocitata da una “nana” da 210 milioni. Per realizzare il colpaccio Alberto Tripi è dovuto ricorrere alle banche: 32 milioni di obbligazioni convertibili provengono da Interbanca, altri 61 da Unicredit. Ma l’ultimo prestito si basa dei convenants, precisi limiti di bilancio che l’azienda è costretta a rispettare. Il dubbio è che i parametri siano sul punto di saltare. Intanto Alberto Tripi si rilancia con una importante promozione “politica”. Eletto da poco al capo di Confindustria Servizi Tripi è a capo di una federazione da 750 mila imprese, 2 milioni di addetti, capace di produrre il 18% del Pil. Una posizione che proverà a sfruttare in pieno. Molto vicino alla Margherita, oggi l’imprenditore si trova al centro dello scontro sulle liberalizzazioni. Da sempre forte avversario dell’in house (l’assegnazione di commesse a imprese pubbliche senza gara d’appalto) Tripi è certo uno degli ispiratori dell’art.13 del decreto Bersani, che impediva alle aziende pubbliche di partecipare a gare fuori dal territorio di competenza del proprio ente locale. L’approvazione dell’articolo, infatti, gli avrebbe permesso di agire indisturbato nel mercato locale, settore in cui Almaviva è molto debole dopo la vendita di alcune aziende regionali come Webred, Aspasiel, Venis e Centrosiel. L’articolo 13 sarà quasi certamente trasformato dalla finanziaria, in seguito alla levata di scudi del presidente della regione Friuli Illy (accorso in difesa della Insiel, che la regione acquistò da Telecom prima della cessione a Tripi) e a un emendamento proposto dal deputato del Prc Andrea Ricci, che permetterà alle imprese pubbliche regionali di intervenire nei mercati esterni dopo la separazione contabile.
Nell’incertezza di uno scontro che mischia businnes e politica il re dei call center si affida ai mercati esteri: da pochi giorni è stato inaugurata a Belo Horizonte “Almaviva Do Brasil”, 600 operatori di call center, che diventeranno 6mila entro il 2008. E si prepara anche uno sbarco in Cina, che si affiancherà alle filiali rumene e tunisine. Nella partita aperta con sindacati e governo sulla precarietà Tripi giocherà anche la carta della delocalizzazione?