Treviso, De Longhi in fiamme. Grosseto, muore operaio

Una fabbrica di elettrodomestici, la De Longhi, semidistrutta da un incendio. Un’intera città, Treviso, con il fiato sospeso per ore a causa del rischio, poi ridimensionato, che quella nube di fumo denso e nero, alta 25 metri e in balìa del vento, potesse contenere diossina. E mentre la Cgil del Veneto punta il dito contro il mancato funzionamento del sistema antincendio, facendo risuonare l’allarme sul futuro di circa mille operai rimasti all’improvviso senza lavoro, la Toscana piange la ventiseiesima vittima di incidenti dall’inizio dell’anno. Il suo nome era Fabrizio Pierotto, aveva 31 anni: è morto schiacciato da una ruspa mentre stava lavorando alla rete fognaria di Grosseto. L’operaio lavorava per una ditta in subappalto: i sindacati provinciali di Grosseto hanno annunciato uno sciopero generale le cui modalità verranno decise nelle prossime ore. «L’ecatombe senza fine di morti sul lavoro a cui stiamo assistendo – accusa il segretario regionale della Cisl Maurizio Petriccioli – chiama in causa e chiede un’assunzione di responsabilità da parte del sistema delle imprese».
E’ stato il senatore del Prc Salvatore Allocca, grossetano, a dare la notizia di questo ennesimo lutto all’aula di Palazzo Madama, dove il testo unico sulla sicurezza predisposto dal governo comincerà il suo iter parlamentare. «E’ ora di finirla con questo stillicidio di morti sul lavoro», ha detto Allocca, aprendo un breve dibattito sul fenomeno delle morti bianche. Sempre ieri il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha lanciato la proposta di «una grande manifestazione nazionale contro le morti sul lavoro». Per Bertinotti sono necessarie «leggi adeguate e più potere ai sindacati in materia di sicurezza. Si deve rovesciare la tendenza a svalutare il lavoro, come è successo in questi anni». La morte «di tre o quattro persone al giorno sul luogo di lavoro – sottolinea ancora il presidente della Camera – è una costante da anni e rappresenta la punta di un iceberg di una situazione generale. Quando diminuisce il potere contrattuale dei lavoratori – spiega – si determina un vulnus».
E le conseguenze, purtroppo, sono quasi sempre tragiche. Ne sanno qualcosa i familiari di Francesco Merra, 35 anni di Bagnacavallo di Ravenna, deceduto ieri all’ospedale Sant’Anna di Ferrara, dove era stato ricoverato venerdì scorso, per le conseguenze di una caduta dal tetto di eternit di un capannone, che stava riparando ad un’altezza di sei metri. Un altro operaio, di cui non sono state diffuse le generalità è in prognosi riservata all’ospedale Fatebenefratelli di Milano per un incidente avvenuto in un cantiere aperto per l’ampliamento della linea 3 della Metropolitana. L’uomo sarebbe stato investito da uno scarico di macerie causate dallo scoppio di un tubo di scarico.
Stesso copione in un cantiere dell’Alta Velocità nei pressi di Loiano, sul’Appennino bolognese, dove un operaio di 40 anni è stato travolto dal crollo di un manufatto riportando un trauma cranico e toracico, oltre a varie fratture agli arti inferiori. Il 26 marzo scorso, in una galleria in costruzione sempre sull’Appennino bolognese, un operaio di 53 anni, Antonio Maciocia, era morto in seguito al crollo di un pezzo di roccia. Una manovra errata, all’interno di un cantiere edile della provincia di Chiavari, è la probabile causa del ribaltamento di una pala meccanica a bordo della quale c’era un operaio 40enne. L’uomo è stato trasportato in elicottero per le diverse fratture all’ospedale San Martino di Genova. Sono molto gravi le condizioni di Domenico Commisso, 47 anni, caduto da un’impalcatura, forse a causa di un malore, mentre lavorava all’interno della stazione ferroviaria di Genova Principe.