Tremonti riduce il deficit con i soldi per le vittime degli incidenti sul lavoro

Per coprire buchi di bilancio il governo prende i soldi dai fondi dell’Inail destinati alle vittime degli incidenti sul lavoro. E’ previsto in Finanziaria 2006, lo sta facendo da cinque anni e negli anni a venire ne pagheremo tutti le conseguenze. La denuncia arriva direttamente dall’Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro, che insieme a migliaia di persone, è scesa in piazza ieri a Roma arrivando
fin sotto al ministero in via XX settembre: «Il nostro contributo al risanamento lo abbiamo dato con 4 miliardi di euro – ha spiegato Pietro Mercandelli, presidente dell’Anmil – dal 2000 la spesa dell’Inail si è ridotta di 250 milioni e nessun investimento è stato fatto per migliorare la nostra qualità della vita. Nel frattempo le risorse dell’Inail sono state continuamente intaccate con il solo scopo di tamponare i buchi nelle casse dello Stato tentando di pareggiare i conti con norme che danneggeranno la finanza pubblica. E’ ora quindi di presentare il conto». L’accordo con il governo, in realtà era già stato raggiunto. Il ministro Maroni, non più di una settimana fa, aveva promesso
un pacchetto di interventi da inserire in finanziaria con un maxi emendamento da 137milioni di euro che prevedeva tra l’altro: la rivalutazione del danno biologico, fermo alle stime di cinque anni fa; l’adeguamento delle rendite vitalizie al tasso di inflazione, fermo a gennaio 2004; l’abbassamento del grado di invalidità da indennizzare dal 16 all’11%; la presa a carico dell’Inail delle prestazioni per
l’infortunato e per il reinserimento lavorativo; l’adeguamento dell’assegno per l’assistenza personale continuativa, attualmente inferiore a quelli per altre categorie di invalidi. «Tutte promesse – ha denunciato Mercandelli – che non trovano attualmente riscontro ». Le cifre parlano di un milione di invalidi in tutta Italia che unite ai 966.568 incidenti dello scorso anno, di cui 1278 mortali, fotografano una situazione sempre più allarmante. Più di un conflitto, più di una qualsiasi epidemia, più delle vittime degli incidenti stradali Per Claudio, 32 anni, da 12 senza una mano, strappata via da un foglio di vetro mentre lavorava in vetreria «è sempre la solita storia, fatta di belle parole ma quando si tratta di passare ai fatti si girano tutti d’altra parte» mentre lui è costretto ogni giorno a fare i conti con una pensione di mille euro e il sostegno della famiglia. La pensa così anche Giovanni, 30 anni, vittima di una sega elettrica impazzita che gli ha cambiato la vita. Lui viene da Trapani e per essere presente all’appuntamento dall’Anmil si è fatto 14 ore di treno: «Non vogliamo
elemosine – ha chiarito – chiediamo ciò che ci spetta. Non potete neanche immaginare quanto possano costare le cure riabilitative». Passata l’emergenza, poi, si pone la questione del reinserimento: «Uno dei maggiori problemi da affrontare dopo l’uscita dall’ospedale – spiega Maurizio, 30 anni di Bologna, invalido ad una gamba, lasciata sotto una piallatrice – è tornare alla vita di tutti i giorni».
«Per chi è vittima di un infortunio invalidante – denuncia – mancano politiche di reinserimento lavorativo. Il governo dovrebbe obbligare le imprese ad assumere i disabili». Del resto il loro conto, al mondo del lavoro, lo hanno già pagato.