Tre proposte operative

È urgente che il no alle guerre, l’abrogazione della legge 30 e della Bossi-Fini, la tutela dei salari diventino obiettivi programmatici

Ci sembra che l’articolo di Asor Rosa apparso sul manifesto del 30 agosto abbia il merito di riaprire, dopo la pausa estiva, la riflessione sull’agenda politica della sinistra in vista delle ormai incombenti elezioni di fine legislatura. Sentendoci partecipi dell’esperienza della Camera di consultazione, ci proponiamo di dare, con queste brevi note, un contributo a tale riflessione. Innanzi tutto sulle primarie. Asor Rosa enuncia nei loro confronti valutazioni critiche che condividiamo appieno. Egli ha ragione, in particolare, nel segnalare il rischio che un eventuale «trionfo plebiscitario» di Prodi agisca da viatico verso un’ulteriore torsione moderata dell’Unione creando, in prospettiva, condizioni favorevoli alla realizzazione di ipotesi neocentriste. Il catalogo delle questioni che verrebbero pesantemente investite da tale regressione non annovera soltanto i temi ricordati da Asor Rosa (scuola, welfare, lavoro), ma anche la politica estera (guerra e sistema delle alleanze), come ben mostra il documento dei «principii» dell’Unione. Non basta. Mentre, come era facile prevedere, prende piede la proposta di adottare le primarie anche per la determinazione delle candidature e nelle elezioni amministrative, l’assunzione della filosofia leaderistica sottesa alle primarie rende molto difficile (lo ha sottolineato su queste pagine Giuseppe Chiarante) contrastare la modifica costituzionale presidenzialista e plebiscitaria realizzata dalla destra.

Ma – si dirà – le primarie ormai ci sono e bisogna farci i conti. Si tratta allora di lavorare in un’ottica di «riduzione del danno», onde evitare che si trasformino in un plebiscito per Prodi. Anche a questo riguardo il punto su cui Asor Rosa insiste – e cioè la necessità di una base programmatica comune alla sinistra di alternativa, in assenza della quale si determinerebbe la prevalenza delle componenti moderate dell’Unione in ragione di rapporti di forza a loro favorevoli – conserva intatta la propria crucialità (e questo è il motivo per cui consideriamo importante il lavoro della Camera di consultazione, a cominciare dalla prossima riunione del 12 novembre). Come ha osservato di recente Rossana Rossanda, non vi è alcuna giustificazione per il continuo rinvio di una discussione che avrebbe potuto conferire compattezza e forza d’urto al 13 per cento della sinistra critica e che avrebbe dovuto precedere la riflessione sulle alleanze e le candidature. Adesso il tempo stringe ed è davvero urgente indicare alcuni obiettivi programmatici (il no alle guerre; l’abrogazione della legge 30, della Bossi-Fini, la giustizia fiscale; la tutela dei salari e la democrazia sindacale, ecc.) sui quali costruire la più ampia unità di intenti tra le forze di alternativa, in vista del confronto programmatico con il resto dell’Unione.

Resta da chiedersi perché la discussione sul programma non sia mai decollata, nonostante tutti, sin dall’inizio, ne abbiano sempre proclamato a gran voce l’urgenza. Non pretendiamo qui di esaurire il novero delle più o meno nobili ragioni di tale differimento. Ci pare comunque che due elementi abbiano spinto e spingano in questo senso: da un lato, i diversi progetti di costruzione della sinistra di alternativa; dall’altro, una subordinazione più generale della stessa, accentuata dai vincoli posti dal sistema maggioritario. Entrambi questi elementi suggeriscono di adottare la più grande cautela nell’affrontare aspetti di ordine organizzativo. Asor Rosa fa ripetutamente riferimento al caso tedesco, cioè all’esperienza della Linkspartei. A noi pare che così il percorso al quale egli allude si complichi, invece di semplificarsi. Il problema evocato è – se comprendiamo – quello della costituzione di un nuovo soggetto politico. Ma questo tema incrocia, con tutta evidenza, una questione politica di prima grandezza: l’esistenza di diverse culture (quella socialdemocratica di sinistra, quella ambientalista e quella comunista) in seno alla sinistra di alternativa. È, questo, un corposo dato di fatto che non giova a nessuno accantonare.

Ricordarlo è tuttavia ben altra cosa dal volere eludere il confronto programmatico e dal rifuggire qualsiasi impegno organizzativo, qualsiasi pratica unitaria. Al contrario. Siamo talmente convinti di tali urgenti necessità (e anche delle grandi opportunità legate al riaprirsi del conflitto sociale) che pensiamo che ogni sforzo vada compiuto per recuperare il tempo perduto. Per questo rivolgiamo a tutti i partecipanti alla Camera di consultazione tre proposte operative: ci si prepari alla riunione del 12 novembre mettendo in circolazione, già in queste settimane, materiali programmatici da porre in discussione in quella prima assemblea post-estiva; si lanci nel paese un’offensiva programmatica che non eluda i terreni di maggiore complessità e le questioni su cui più ampie sono le distanze rispetto alle componenti moderate dell’Unione; si individuino le priorità per un’agenda di iniziative che pongano al centro l’opposizione al governo e alle sue politiche, coinvolgendo il più ampio ventaglio di forze sociali e politiche. Questo, concretamente, ci pare il terreno più utile per muovere nella direzione giusta, superando gli ostacoli che hanno finora intralciato il comune cammino delle sinistra di alternativa.

*, ** direzione nazionale Prc