Moni Ovadia rivolge la domanda al giudice, invece che al giudicato, per chiedergli – chiedere a noi europei, alle nostre istituzioni – se nel dare l’ostracismo a Peter Handke perché difende i serbi (contro i cui leader e «tagliagole» Ovadia non è certo tenero) non ci sia un movente improprio, una pervicace cattiva coscienza, e cattiva manovra per nascondere le «responsabilità» dell’Europa. Moni Ovadia per altro avverte di quanto sia pericoloso isolare e incolpare delle pulizie etniche balcaniche non tutti i leader responsabili ma uno solo, e identificandolo addirittura con un intero popolo: possono crescere riscentimenti nelle generazioni …possono risvegliarsi i «mostri».
Anche Wim Wenders era intervenuto in questo senso. E ieri, su Repubblica – nella discussione europea sul «caso Handke» che continua a infuriare – lo scrittore Gunter Grass ritorna sia sulle responsabilità dell’Europa, e per altro verso sulla «attenzione particolare riservata ai vinti» dagli scrittori che può muoverli nell’intervento sulle questioni politiche.
Ma Gunter Grass non si ferma qui, e affronta la questione di fondo che sottende tutta questa storia: la messa all’indice dell’opera di uno scrittore, di un artista, per le posizioni che sostiene sulla scena politica quotidiana. Perchè questo ciò che è avvenuto: dalla decisione dei responsabili teatrali francesi della Comédie di cancellare dal programma un lavoro di Handke – dopo la sua partecipazione, con discorso, ai funerali di Milosevic; ai consiglieri comunali di Dusseldorf che con la stessa motivazione hanno rifiutato di consegnare il premio Heinrich Heine vinto da Handke.
In gioco c’è infatti la la pretesa di identificare l’opera di un autore tout court con la sua biografia. Pretesa nefasta teoricamente, e fattivamente, come dimostrano gli esempi di cui la storia è piena, e le coperture fornite per questa via anche ai peggiori regimi totalitari. Non che, in contrappasso, anche le glorificazioni tributate, piegando opere artistiche alle necessità del potere.
Gunter Grass fa piazza pulita di tali operazioni anche per il caso di Peter Handke. Ed è proprio da questo luogo di rigorosa chiarezza che avverte: però uno scrittore, come agente del suo tempo, non è al di sopra del mondo, ed è perciò responsabile personalmente delle sue prese di posizione politiche. Ed è su tale piano consono che P critica Handke.