Torna in Italia la Trilateral: il fascino del «superclub»

Negli anni ‘ 70, in un mondo diviso dal bipolarismo Usa-Urss, l’ obiettivo era quello di coordinare il campo democratico occidentale ed allargarlo al Giappone. In questi anni 2000, in un mondo sempre più globalizzato, l’ esigenza è invece quella di integrare gradualmente la Cina e il resto dell’ Asia. Cambia lo scenario, ma non l’ idea di fondo: quella di un forum di discussione permanente, a carattere interdisciplinare (non solo leader politici, ma anche economisti, imprenditori, esponenti della cultura) che possa indicare le strade per diffondere nel mondo la democrazia, il concetto di indivisibilità della sicurezza, il senso di responsabilità globale. Su queste coordinate torna a riunirsi a fine mese il gruppo europeo della Trilaterale: tre giorni di dibattiti, dal 27 al 29 ottobre a Torino, introdotti dall’ intervento del premier Romano Prodi. Sei le sessioni di lavoro (La questione politica ed economica italiana, il ruolo dell’ Italia in Europa, lo sviluppo del mercato interno Ue, gli effetti dell’ immigrazione in una prospettiva internazionale, i rapporti dell’ Europa con il Golfo Persico, le strategie europee per affrontare la questione energetica) per una lunga lista di interventi: da Mario Monti (presidente della Bocconi ed ex commissario antitrust Ue) a Frits Bolkestein (ex commissario Ue per il mercato interno), da Peter Sutherland (rappresentante Onu per i problemi dell’ immigrazione) a Lord Guthrie (ex capo dello staff del ministero della Difesa britannico), da Henning Schulte Nölle (presidente Allianz) a Michel David Weill (ex presidente Lazard, da Carlo Secchi (vicepresidente dell’ Ispi) ad Alessandro Profumo (amministratore delegato Unicredit) e Paolo Scaroni (amministratore delegato Eni). E’ una lunga storia, quella della Trilaterale. Il suo embrione risale al 1972, quando sull’ esigenza di un’ istituzione grazie alla quale Usa e Europa potessero confrontarsi maturò un ampio consenso fra autorevoli leader della politica e dell’ economia su entrambe le sponde dell’ Atlantico, da David Rockefeller a Giovanni Agnelli, da Fred Bersten a Zbigniew Brzezinski. La Trilateral Commission venne fondata ufficialmente nel 1973, con il celebre saggio di Brzezinski («Between two ages: America’ s role in the technotronic era») a dettarne alcune delle linee guida. E proprio all’ organizzazione si deve l’ ispirazione per alcune delle istituzioni che hanno segnato il mondo negli anni a venire, come i periodici summit fra i leader dei grandi Paesi industrializzati, quello che all’ inizio era il G5 e ora è diventato G8. Il 2000 ha coinciso con una svolta: la trasformazione della struttura «giapponese» in «Asia-Pacifico». E proprio la Cina è oggi uno degli argomenti centrali del dibattito. Con forti divergenze all’ interno della stessa Trilateral, dove l’ Europa ritiene che una maggiore integrazione di Pechino nei meccanismi internazionali sia la strada per aprire il Paese alla democrazia, mentre gli Usa subordinano ogni apertura ai progressi democratici della Cina.