«Sono gli stessi di sempre», ha detto Luis Gerez una volta in salvo nell’ospedale di Garin, una località della provincia di Buenos Aires dove è riapparso ieri, verso le 21.30. L’imbianchino di 51 anni, militante peronista, che ha testimoniato di essere stato torturato dall’ex commissario Luis Abelardo Patti nel 1972, era desaparecido la notte di mercoledì a Escobar, mettendo in stato d’allerta il governo di Nestor Kirchner, a oltre 100 giorni dalla sparizione di Jorge Julio Lopez, un altro imbianchino e militante politico, testimone nel processo al repressore Miguel Etchecolatz. Lo hanno trovato due bambine che l’hanno visto correre scalzo e a torso nudo, e alla fine sedersi sul bordo del marciapiede con una ferita alla testa, piaghe alle mani e ai piedi, ustioni di sigarette sul petto, in evidente stato di choc.
Le bambine hanno chiamato una studentessa di infermeria, che lo ha riconosciuto ed è stata la prima a soccorrerlo. La studentessa ha dichiarato alla stampa che Gerez era molto spaventato e chiedeva di vedere la sua famiglia. Diceva che lo avevano lasciato libero, che non voleva avere niente a che fare con la polizia e che il suo sequestro era solo un avvertimento. Secondo il suo primo racconto nella sala dell’ospedale, Gerez – che oggi ha reso dichiarazioni a un giudice – è stato sequestrato da alcune persone che gli hanno messo un sacco sulla testa, lo hanno soffocato e lo hanno trascinato in un’automobile fino a una casa-rifugio, in cui è stato tenuto ammanettato per 48 ore. Cosciente della «gravità dell’ora», e con la sparizione di Lopez ancora aperta, il governo Kirchner aveva puntato direttamente sull’ipotesi del sequestro e aveva reagito rapidamente, lanciando sulle sue tracce tremila poliziotti che avevano realizzato una cinquantina di perquisizioni nella notte di giovedì, molto vicino alla zona in cui è stato poi ritrovato Gerez.
Il muratore è stato liberato dai suoi rapitori un’ora dopo che il presidente pronunciasse un discorso mandato in onda dalle tv nazionali. Kirchner lo aveva fatto solo una volta, in precedenza, all’inizio del suo mandato, per convocare la cittadinanza a manifestare contro la Corte suprema fedele al precedente presidente Carlos Menem. Il presidente ha puntato subito contro Patti, denunciando «le persone note come manodopera disoccupata, cioè elementi paramilitari o parapolizieschi, che vogliono spaventarci con l’obiettivo di mantenere la loro impunità». Convinto del fatto che entrambi i casi puntano a indebolire il suo governo e la sua politica sui diritti umani, Kirchner si è mostrato serio e deciso e ha esortato i giudici a accelerare i processi che riguardano i diritti umani. Il presidente ha ripetuto numerose volte la propria convinzione del fatto che ora si tratta di preservare lo stato di diritto e ha denunciato gli ipocriti richiami «alla riconciliazione e alla memoria completa» con i quali diversi gruppi di destra hanno manifestato durante quest’anno. «Tutti sappiano che questo presidente non avallarà alcun tipo di amnistia», ha detto: un segnale che non esiste alcuna possibilità di negoziato. Kirchner ha anche chiesto ai testimoni nei processi per violazioni dei diritti umani di accettare la protezione dello stato, rispondendo alle critiche che gli sono state mosse sulla mancanza di protezione da distinte organizzazioni come il «Centro di studi legali e sociali». La pressione ha funzionato, ma i responsabili del sequestro restano ancora sconosciuti.
E’ troppo presto per valutare la portata di questi fatti. Sarà l’ultima bracciata dell’annegato di fronte all’avanzare dei processi e al persistente lavoro delle organizzazioni per i diritti umani o l’inizio di un’offensiva importante, mentre sta per iniziare un anno di campagna elettorale e si attendono altre condanne contro i repressori? Pochi giorni fa è stato arrestato in Spagna Rodolfo Almiron, ex capo della Tripla A, l’Alleanza anticomunista argentina. Il giudice federale Norberto Oyarbide, che ha ordinato la sua cattura, ha dichiarato «di lesa umanità» i crimini commessi da questo gruppo parapoliziesco agli ordini di José Lopez Rega, che seminò il terrore prima dell’inizio della dittatura, e il processo riguarda da vicino l’ex presidentessa Isabel Peron. Sta anche per cominciare il processo contro l’ex cappellano della polizia di Buenos Aires, Christian Von Wernich. La notte di mercoledì, quando ancora non si sapeva del sequestro di Gerez, il presidente Kirchner aveva concesso un’intervista a Hebe de Bonafini per la radio delle Madri di Plaza de Mayo. Nell’intervista aveva denunciato che «ci sono settori che pensano che quando se ne andrà questo mattacchione tutto tornerà come prima. Non capiscono che la riconciliazione in Argentina è impossibile senza verità e senza memoria».
Di certo la società argentina vive con apprensione questi fatti aberranti. Dopo undici giorni, martedì è riapparso Hector Dario Bustos, un militante sociale di Venado Tuerto, in provincia di Santa Fe. Era stato brutalmente picchiato, aveva bruciatore sui genitali e una svastica incisa con la brace delle sigarette sul petto.