Torino, inchiesta sui call center “Possono provocare tecnostress”

Sono i lavoratori più stressati d´Italia. Per colpa della fretta, della pressione da parte dei clienti, di un addestramento inadeguato e del continuo controllo da parte dei dirigenti. Gli operatori dei call center sono indubbiamente le vittime principali di una nuova malattia che gli esperti americani hanno chiamato «tecnostress». Un fenomeno che è diventato oggetto di una duplice inchiesta del procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello. L´attenzione del magistrato si è infatti appuntata sugli addetti degli oltre 1400 call center italiani per verificare le condizioni in cui sono costretti a lavorare ma soprattutto per valutare il rischio delle moderne malattie professionali che vengono raggruppate nella definizione di tecnostress. «Un malessere che provoca ansia permanente, insonnia e mal di testa causati da un rapporto insano con le nuove tecnologie – spiega Guariniello – E che colpisce contemporaneamente chi non riesce a padroneggiarle e chi non è più in grado di farne a meno». In Italia gli oltre 1400 call center impiegano 220mila addetti e possono vantare un fatturato di 4,3 miliardi di euro. I lavoratori hanno un´età media di 28 anni, sono in prevalenza donne e soprattutto precari essendo in gran parte assunti con contratti a termine. Il magistrato ha già controllato i primi call center a Torino e, in attesa dei rapporti degli ispettori del lavoro e delle Asl, ha deciso di estendere le verifiche nel resto d´Italia. «Già sedici anni fa Craig Brod, un esperto americano, aveva denunciato l´esistenza del tecnostress, legandolo al costo umano pagato alla rivoluzione informatica – sottolinea Raffaele Guariniello – Vittime ne erano soprattutto i baby-boomers, quarantenni cresciuti quando nelle case il computer era ancora uno sconosciuto. Oggi però è un problema che affligge anche il nostro paese». Uno studio approfondito di un Asl milanese (prontamente acquisito dal procuratore aggiunto di Torino) ha stabilito che i disturbi da tecnostress sono particolarmente diffusi tra gli operatori dei call center, che presentano i livelli più elevati di ansia e la soddisfazione lavorativa più bassa di ogni altra categoria. Ma non solo: il 65 per cento di loro lamenta difficoltà di concentrazione per il rumore, il 61 per cento ha problemi per i riflessi sullo schermo, metà degli utilizzatori di cuffia denuncia irritazioni alle orecchie e il 60 per cento ritiene pessima la pulizia di scrivania, telefono e tastiere. «Dati che confermano – spiegano alla Procura di Torino – come ai disturbi derivanti dal tecnostress si sommino quelli causati dalle pessime condizioni degli ambienti di lavoro».