Torino Film Festival

Come è noto la querelle sulle sorti del Torino Film Festival si è, almeno provvisoriamente, conclusa. Gli Assessori alla Cultura di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino hanno deciso di togliere il sostegno finanziario all’Associazione Cinema Giovani, che da più di vent’anni si occupava di organizzare il Festival. L’Associazione, presieduta dallo storico del cinema Gianni Rondolino, è stata accusata di aver prestato nell’ultimo periodo scarsa attenzione alla “visibilità” della manifestazione e di essersi ostinata nel ripetere una formula ritenuta ormai “stanca”. Gli Assessori hanno così annunciato che dal prossimo anno il Festival muterà nome (“Torino Film Festival” è infatti un “marchio” di proprietà dell’Associazione Cinema Giovani) e avrà per direttore un nome di sicuro richiamo, Nanni Moretti.
La vicenda è indubbiamente complessa. Sono diversi gli argomenti che andrebbero affrontati per sviscerarla a fondo. Vogliamo però qui limitarci a tre soli brevi interrogativi.
E’ giusto che un amministratore pubblico (e per giunta un amministratore di così grande peso come lo è un Assessore alla cultura) rivendichi apertamente per sé il diritto-dovere di imporre scopi, obiettivi e strategie a un’associazione che si giova dei suoi finanziamenti?
E’ questo il modo corretto di impostare il rapporto Ente pubblico erogatore dei finanziamenti – Associazione beneficiaria dei finanziamenti?
Infine: perché mai l’intervento di un ente pubblico nelle cose del privato viene stigmatizzato e ridicolizzato quando il pubblico si incarica di preservare ciò che gli compete, e cioè il significato e il valore della “cosa pubblica”. E viene invece considerato legittimo, e anzi auspicabile, quando l’ente pubblico chiede al privato di adeguarsi alle bronzee leggi di mercato?
In questi casi, stranamente (ma comprensibilmente), non si sente mai nessuno gridare al demone dello “statalismo”.