L’appuntamento è per le 13 a Porta Susa, dove la manifestazione partirà un’ora dopo per dirigersi al parco della Pellerina e raggiungere il “Meeting contro il progetto della Torino-Lione” verso le 16. Il corteo sarà aperto dai comitati no-tav della valle (e da quello di Torino) che hanno pianificato con attenzione ogni minimo dettaglio, dalla disposizione del corteo al “servizio d’ordine e pulizia” incaricato solo di non lasciarsi alle spalle rifiuti e immondizia.
L’attesa è per decine di migliaia di persone con treni e pullman da tutta Italia (Napoli, Roma, Bologna, Firenze, Padova, Milano, Genova); le adesioni sono davvero tante, dal Prc a tutto il sindacalismo di base (Cobas, Cub, SinCobas), fori sociali con Arci, Attac, Rete Lilliput, forum ambientalista, Medicina democratica, Emergency, centri sociali da mezza Italia, Ya Basta, Giovani comunisti e decine di associazioni territoriali. Ci saranno anche pezzi della Cgil. Mentre alcune centinaia di disobbedienti e no-global hanno manifestato già ieri a Ravenna davanti alla sede della Cmc, la Cooperativa muratori e cementisti che si è aggiudicata l’appalto per l’esecuzione dei sondaggi e dei rilevamenti idrogeologici.
I comuni della Val Susa hanno predisposto bus e navette per arrivare in piazza e al corteo ci saranno anche diversi sindaci delle comunità montane e dell’area della gronda ferroviaria di Torino, per tutti l’appuntamento è comunque alla Pellerina. Nessuna divisione interna sul fronte istituzionale, l’obiettivo comune di amministratori e cittadini rimane il ritiro dell’alta velocità Torino-Lione, dei suoi tunnel, sprechi e immensi danni ambientali. Oggi, a conferma, è annunciata una dichiarazione congiunta dei comitati no-tav e degli enti locali valsusini per ribadire che la giornata di lotta è “unitaria” e sgomberare il campo da qualsiasi interpretazione di altro tenore.
Il clima che si respira in valle è di festa, nonostante le dichiarazioni allarmiste del ministro dell’Interno Pisanu sul miscuglio eversivo (secondo lui) tra valligiani, frange estremiste e anarco-insurrezionalisti. Intanto in valle sono comparse varie scritte si-tav (per la prima volta), mentre un presidio a favore della Torino-Lione è stato annunciato alla Sacra di San Michele (a Torino per la prima uscita dei comitati dell’alta velocità erano in dieci).
Fitto, invece, il programma degli spettacoli e interventi culturali, a cui hanno aderito ieri Marco Travaglio, Lella Costa, Diego Novelli e Paolo Beni; si inizierà alle ore 14 con un concerto dei Lou Dalfin, a seguire gli spettacoli di Marco Paolini, Dario Fo e per finire l’intervento di Beppe Grillo.
Sul fronte delle “trattative istituzionali”, giovedì la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso ha convocato i sindaci di tutti i comuni della valle e della gronda torinese per un incontro al quale hanno partecipato anche il presidente della Provincia Antonio Saitta e i rispettivi Assessori ai trasporti Daniele Borioli e Franco Campia. Al termine della discussione Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana ha dichiarato: «E’ stato un incontro interlocutorio, dove abbiamo ribadito le nostre ragioni. Ci siamo trovati assolutamente d’accordo su un punto: questo confronto deve andare avanti, non vogliamo tornare al conflitto apertosi a Venaus nelle scorse settimane». Intanto la Comunità Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia ha approvato un documento, votato all’unanimità da tutte le forze politiche (importante segnale di unità), che sarà presentato alla prossima riunione di confronto a Palazzo Chigi, prevista prima di Natale. I sindaci propongono integrazioni e modifiche al documento stilato dal governo nell’incontro dello scorso dieci dicembre, sottoscritto da regione, provincia e comune di Torino. In particolare chiedono di partecipare alla nomina dei tecnici in materia ambientale, sanitaria ed economica chiamati a valutare l’impatto dell’opera, di considerare ordinaria e non straordinaria la procedura d’impatto ambientale (come previsto dalle norme comunitarie), di rendere pubblico il lavoro dell’Osservatorio ambientale varato dal governo e soprattutto di considerare le alternative al progetto proposte dalle comunità locali (lo scoglio più duro). I sindaci rinnovano il loro impegno a un ritorno alla normalità (ovvero stop alle azioni, come ai presidi di polizia e carabinieri) durante il lavoro dell’Osservatorio, ribadendo l’assoluta necessità di sospendere contemporaneamente qualsiasi attività all’interno del cantiere di Venaus ancora presidiato dalle forze dell’ordine.