Torino 2006, è di nuovo Pride. Ma c’è ancora chi ha paura

Basterebbe “sfilare in pacs”, verrebbe voglia di dire. Se non fosse per il fatto che, come ogni anno, occorre render conto della lista delle adesioni a una festa che continua, nonostante tutto, ad accendere i riflettori su di sé. Occhio del ciclone, oggi, Torino. Per un “pride” lungo davvero un anno. E dire che è stato per primo Strasburgo appena due giorni fa a “chiamare” il capoluogo piemontese e con una risoluzione che è destinata ad accendere polemiche dentro e oltrefrontiera.
E’ stata appena varata dall’europarlamento una nuova mozione che obbliga questa volta gli Stati membri a trattare l’omofobia come un reato. In sostanza l’Europa è tornata a chiedere al nostro paese di rendere effettivi quei diritti negati alle coppie omosessuali. Strasburgo, in questo senso, chiede a Roma di assumere un impegno in questa direzione. Di intraprendere una strada laica per una scelta di parità, libertà, uguaglianza. Ora l’auspicio è davvero che l’Unione non si blocchi sulle sponde del Tevere. «La mozione europea – commenta Agnoletto, europarlamentare Prc – è di una importanza dirimente. Innanzitutto perché denuncia quei paesi, la Russia ma anche la Polonia, che hanno assunto atteggiamenti intolleranti, razzisti e omofobi. Ma soprattutto perché indica una strada da percorrere con un percorso di integrazione per tutti gli Stati membri. In sostanza – conclude – l’Europa dice di adottare ogni forma di precauzione contro l’omofobia, parificata in questo senso al razzismo e all’intolleranza ma anche di porre fine alle discriminazioni subite dalle coppie omosessuali parificando tutti quei diritti – di proprietà, di locazione, di assistenza, di pensioni, di successione, di fiscallità, di sicurezza sociale – fino ad ora riconosciuti in modo esclusivo alle coppie eterosessuali». E certamente non è poco.

E oggi, nonostante Chiamparino, a Torino sarà festa. Si sfilerà da Porta Susa fino a piazza Vittorio dove è previsto il comizio di chiusura. E in migliaia attraverseranno la città. Solo l’Arcigay conta almeno trenta pullman in arrivo. E Amnesty sfilerà con un proprio striscione “liberi e libere di essere”. E ancora bande musicali, majorettes, venticinque carri allegorici allieteranno il corteo. Innumerevoli le adesioni di personaggi dello spettacolo e della cultura: da Luciana Littizzetto a Claudio Bisio, da Paola Turci a Davide Ferrario. Garantita la partecipazione «di massa» dei delegati di Rifondazione, oltre che degli esponenti della Rosa nel Pugno pronti a presentare in parlamento tre proposte di legge «sui Pacs, matrimonio omosessuale e tutela dei transessuali» ha annotato Capezzone. Grillini non ci sarà a causa di un incidente.

Mentre l’adesione del presidente della Camera Bertinotti ha subito, inevitabilmente, suscitato la contrapposta ironia di Sandro Bondi (Fi). «Resta in noi il dubbio se una simile attenzione – commenta pronto l’esponente forzista – verrà dimostrata dal presidente della Camera dei deputati rispetto ad altre iniziative di segno diverso, come quelle organizzate dalle tante associazioni cattoliche ed anche laiche in difesa della famiglia tradizionale e dei suoi valori fondanti».

Solo il sindaco come noto non parteciperà. Anche se a rappresentare la regione Piemonte ci sarà Mercedes Bresso e l’assessore alle pari opportunità Giuliana Manica. Un’assenza quella di Chiamparino che pesa nonostante tutto. «Almeno – osserva Enzo Cucco, coordinatore del pride nazionale – il sindaco ci dica cos’è che non condivide: il programma politico della manifestazione o le parrucche? Noi speriamo nessuna di queste cose, in ogni caso l’importante è parlarne». E a parlare di temi che possono dar non poco fastidio, soprattutto alle gerarchie vaticane, è scesa in campo anche il ministro per le pari opportunità Barbara Pollastrini. «Penso – ha scritto il ministro nella sua lettera di adesione al pride che ha subito sollevato le scontate polemiche del centrodestra – ad un legislazione umana e saggia per le unioni di fatto, omosessuali e non, cosa che sta a cuore a voi e a molti di noi. C’è bisogno di ascolto nel nostro Paese e nel mondo. E’ il momento che ognuno, con le sue convinzioni e funzioni, sia capace di allargare dialogo e disponibilità alle ragioni dell’altro. E trovare risposte serie e condivise». Peccato che sia stato il portavoce di Prodi a frenarla: «Parla a titolo personale» non ha mancato di annotare.

Sta di fatto che il corteo di oggi è solo il momento “clou” di un’altra serie di eventi che hanno coinvolto il capoluogo. Proseguirà per esempio il convegno “città amiche per le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender” iniziato ieri con la partecipazione dei parlamentari Titti De Simone, Vladimir Luxuria e Gianpaolo Silvestri. E se ieri ospite d’onore è stato Nicola Alexeyev, organizzatore del pride di Mosca, oggi si continuerà con una riflessione a tutto campo, prima del corteo, sui temi dell’uguaglianza, della parità, della dignità. Conclusione? Sarebbe ora, finalmente, di sfilare davvero e “in pacs”.