PER i no global, una bibbia. Per l´editoria italiana, un problema. Per paesi come Stati Uniti e Francia, un´opera «suggestiva», «provocatoria», comunque «da non perdere». Esagerati, tutti?
Esce, sdoganato alla fine anche in Italia, Impero, il nuovo ordine della globalizzazione (Rizzoli, 20euro), il libro di Toni Negri e dell´ultimo degli allievi, l´americano Michael Hardt, trent´anni meno di lui. Ed è già una notizia, se è vero che quattro editori ci hanno pensato e ripensato prima di editare un saggio che è apparso sette mesi fa negli Usa da Harvard Press. Ha ricevuto entusiastica copertina sul New York Times. È stato salutato in Francia nientemeno come un nuovo modello di «pensiero critico», parole che a Parigi, qualche anno fa, scomodavano per Foucault, Deleuze, Guattari. Perché, rispettivamente, tanta cautela ed enfasi?
CATTIVI MAESTRI. Esistono un paio di ipotesi. La prima. Gli editori italiani ci hanno pensato a lungo perché Toni Negri, anche in un´Italia «scafata» e «revisionista», resta il «cattivo maestro», l´incantatore di serpenti, il professore dalla risata stridula e luciferina che negli Anni 70 parlava di violenza e rivoluzione. Oltretutto, un detenuto ancora affidato ai servizi sociali: dirigente di Potere Operaio e dell´Autonomia, condannato per insurrezione armata, deputato radicale, quindi rifugiato in Francia, dove ha insegnato a lungo scienze politiche a Paris VIII, oggi vive in semilibertà a Trastevere e si gode il successo del libro nel suo appartamento tappezzato di libri. La seconda. Il libro di Negri, come stava scritto sul New York Times, è fatto per «svegliare l´attenzione dei giovani» e insomma, il settantenne prof sarebbe sempre, potenzialmente, un pifferaio che fa proseliti. Ma perché le sue idee dovrebbero preoccupare, o interessare?
GLOBALIZZAZIONE O CARA. Impero cita Marx e Lenin accanto a tantissimo Machiavelli, Hobbes, e poi Tocqueville, e Kelsen. Negri il «realista» ricostruisce il nuovo ordine globale, ma vede in questa globalizzazione «un effetto dei movimenti operai», un passaggio in cui «lo scontro si radicalizza», gli stati scompaiono e si apre lo spazio per il nuovo conflitto sociale. A conti fatti, un´opportunità. Il momento in cui il nemico mostra meglio il volto: dunque, è possibile provare a inquadrarlo, e colpirlo.
Seguendo i ragionamenti del libro: c´è l´Impero. L´Impero è la nuova forma di sovranità globale che ha travolto le frontiere dei vecchi stati-nazione. La nuova sovranità, come nella Roma di Polibio, riunisce tratti monarchici (le nazioni del G8, le istituzioni monetarie come Fmi e Banca mondiale, la Nato), aristocratici (la forza del denaro e delle multinazionali), democratici (le organizzazioni non governative, moderni tribuni della plebe). Ecco a voi «il superamento delle Nazioni Unite, della Nato e del diritto internazionale». L´addio alla nazione, «che io considero un nemico». Il potere planetario, «un effetto dei movimenti operai, delle lotte anticoloniali, e anche delle battaglie contro il socialismo reale avviate a partire dagli anni Sessanta». È la globalizzazione, una bellezza.
ALLIEVI NO GLOBAL. I no global dicono di non essere «contro» ma «per» un´altra globalizzazione, Toni Negri dice che «la mondializzazione ha portato paesi del Terzo mondo nel Primo mondo e parti di Primo mondo nel Terzo». I no global cercano contatti sovranazionali, Negri vede «una mobilità positiva che aumenta a dismisura i desideri di liberazione». La Moltitudine di cui parla Impero può essere rappresentata dal popolo di Seattle? Risposta del professore: siamo di fronte «a una grande sperimentazione, movimenti sociali che raccolgono un insieme di singolarità con un comune interesse per un antagonismo pieno».
Non ancora una «moltitudine»; comunque, dice lui, «benvenuto Impero», è tornato il «cattivo maestro».