In un solo giorno Tsahal (l’esercito israeliano) ha fatto quattro morti palestinesi, forse una donna si è fatta saltare uccidendo sette militari israeliani e, mentre scriviamo, un altro attentatore suicida è esploso in un bar a Gerusalemme uccidendo 4 civili israeliani. Che cosa aspettano le Nazioni unite a mandare una forza di interposizione fra Israele e la Palestina? L’articolo 41 del loro statuto lo impone per salvaguardare la pace in situazioni anche meno drammatiche di questa. Qui è in corso una guerra fra due nazioni una delle quali, Israele, ha un regolare e forte esercito, con il quale occupa parte del territorio dell’altra, mentre l’Autorità palestinese non può averne nessuno, e quindi si sono formati durante l’occupazione gruppi armati clandestini che colpiscono dovunque arrivano. Israele ha un governo e uno stato strutturati ed è uscita dai propri confini da oltre trent’anni, violando la risoluzione 242 dell’Onu che le imponeva di rientrarvi. L’Anp è ristretta in territori sempre più esigui, divisi e controllati da Tsahal, che ne ha demolito a missili e cannonate le infrastrutture civili faticosamente costruite. La prima assedia il leader Yasser Arafat, il solo eletto dai palestinesi, impedendogli di muoversi e dichiara un giorno sì e un giorno no l’intenzione di espellerlo dalla sua propria terra – paradossale, come se Arafat dicesse che tratterà con Israele soltanto con Uri Avnery – e rifiuta di stare perfino alla modesta Road Map se prima Arafat non reprime gli attentatori suicidi. E come potrebbe bloccarli Arafat se non gli credono più, se non chiamando una parte del suo paese alla guerra civile? Contro coloro che l’occupazione trentennale ha reso disperati e soggetti a un fondamentalismo un tempo inesistente? E perdipiù sotto il controllo dell’esercito israeliano? Il mondo non conosce una situazione simile a quella che sta svenando la terra santa. E’ chiaro che l’attuale governo di Israele non vuole la pace e l’Anp non è in grado di imporla. Del non volere la pace fa parte il crudele gioco di Sharon e di Powell che hanno dichiarato loro uomo di fiducia Abu Mazen nello stesso tempo in cui nulla gli concedevano, rendendolo così sospetto alla sua gente e delegittimandone la rappresentanza. La stessa sorte minaccia Abu Ala: se cercherà di trattare con Sharon che non gli darà nulla in cambio, sarà considerato un servo dalla sua gente e se tiene ferma la posizione con la quale ha in questi giorni accettato l’incarico, Sharon e Bush lo definiranno un terrorista.
Nel frattempo Israele continua a costruire un muro che sfonda di continuo il territorio palestinese, fa razzie ora in questa ora in quella delle città dei territori, ha gettato benzina sul fuoco di Hamas cercando di ammazzarne il leader religioso.
Questa spirale di morte, fatta anche di paure e debolezze, è stata costruita da decenni. E’ ormai inutile cercarne volta a volta le prime responsabilità. E’ un meccanismo infernale che non troverà più in sé principi e mezzi di arrivare a una pacificazione. Per questo il Consiglio di sicurezza deve intervenire con una forza di interposizione. Si obietta: ma Israele non la vuole. E allora? Forse che in Bosnia e in Serbia erano interpellate le parti in conflitto? La seconda Intifada non avrebbe avuto luogo se la risoluzione 242 fosse stata rispettata da Israele, non ci sarebbe terrorismo ed è indecente nascondersi dietro a questo per impedire la costituzione del piccolo stato palestinese. Le Nazioni unite comincino col far rispettare la 242, collocando le forze di interposizione sulla linea dove Israele doveva rientrare. Sarà il solo muro legittimo ed efficace.
Il Consiglio di sicurezza, chiamato dagli Stati uniti a coprire l’occupazione dell’Iraq in seguito a una guerra che non ha consentito, presenti una mozione e si vedrà se gli Usa potranno opporvisi e con quali argomenti, dopo aver conclamato a destra e a sinistra che altro non desiderano se non la composizione del conflitto mediorientale. Se c’è una situazione per le quali le Nazioni unite sono state create e che hanno il compito di arbitrare è questa