Sono state le parole di un uomo straziato a fermare l’infame corsa senza freni verso i peggiori istinti. Carlo Castagna ha spezzato l’onda di razzismo, qualunquismo, fanatismo che stava montando come si trattasse di una folle competizione fra giornalisti, politici, inquirenti avventati. «Marzouk era in Tunisia. Non è stato lui, non avrebbe mai mosso un dito contro il bambino». L’uomo cui toccherà dividere con il dolore tutto ciò che resta da vivere ha concesso un alibi “umano” a colui che pareva il carnefice della sua figlia e di suo nipote. Una frase semplice, vera. Che ridicolizza il “circo” piombato sul delitto con “religiose” sicurezze e ancestrali paure da assecondare.
Tocca essere duri, ma non c’è da aver scrupoli davanti a questo lancio di agenzia, del mattino di ieri – quando i dubbi sulla dinamica già si facevano largo nelle verità impostate: «Un uomo di estrema pericolosità, violento e senza regole. In sintesi l’identikit di Azouz Abel Marzouk, il 25enne tunisino ricercato in tutta Italia con il sospetto di essere l’autore della strage di Erba dove avrebbe sgozzato la convivente, il figlioletto di due anni, la suocera, una vicina e poi dato fuoco alla casa…Lui con una sfilza di precedenti per droga e rapine, che spesso massacrava la convivente di botte, era stato scarcerato in luglio grazie all’indulto…Un uomo con alle spalle un “curricula-criminis” da brividi. Un uomo tanto cattivo». E cadono anche i condizionali: «Raffaella era diventata mamma di Yousuf nel 2004 e con il piccino e quello che diventerà il suo carnefice, si era trasferita al primo piano della vecchia cascina ristrutturata…Di quel disperato amore restano i corpi carbonizzati, la rabbia della gente contro l’indulto. La sensazione di impotenza».
La vera impotenza è davanti a questi che uno medico fisiologo russo (Ivan Pavlov, lavorando sull’appetito dei cani) chiamava riflessi condizionati. Stimolo e risposta. Quello che condiziona è l’efferatezza del delitto, così sanguinario che è opera degli “altri”. Come già a Novi Liguri (Erika e Omar) o a Brescia (famiglia sterminata in villa), il primo colpevole è sempre il pezzente extracomunitario. Se il convivente non è fra i morti ed è africano, lo stimolo chiama la risposta e la notizia è fatta e commentata: marocchino esce per indulto e fa strage in villa. Questi i titoli delle agenzie di lunedì sera. Poi il marocchino è diventato tunisino. Giusto in tempo per i titoli sui giornali. Dove l’età del tizio variava fra i 24 e i 36 anni.
Attori così governati dai meccanismi primigeni si scagliano quindi contro l’indulto, che è perdono, concessione un po’ distante dagli istinti e troppo vicino ai colpevoli : «L’indulto gli aveva restituito la libertà… Lui, in un gesto tragico di violenza e follia ha tolto la vita a quattro persone». Questo l’attacco di un pezzo su un quotidiano importante. Si eccepirà: tutto remava da quella parte. Alibi che non regge davanti alla ripetuta definizione di «convivente di Raffaella» con cui si indica Marzouk. Per poi scrivere: «Si erano sposati con rito civile». Si chiama matrimonio, e lui diventa marito. O forse una brianzola e un tunisino sono “coppia di fatto” finchè morte non li separi?
Adesso i tg e le agenzie hanno spostato il mirino: tocca ai tossicodipendenti vendicativi. L’unica vendetta – sacrosanta – per ora è in quella frase così umana, così superiore ed evoluta che ha fatto tragica beffa delle nostre disumane convinzioni.
Ps.: l’ordine dei giornalisti non ha ritenuto di intervenire. Ci sono diffamati importanti da tutelare e da indignarsi e diffamati «tanto cattivi» e chi se ne frega.