Ticket sanità, le associazioni:«E’ una tassa sulle malattie»

Pochi giorni fa, intervistata dal Corriere della Sera, la ministra della Salute Livia Turco si è dichiarata d’accordo con Piero Fassino, sull’esempio di un ticket sui ricoveri per chi ha un reddito più alto. Le associazioni dei malati hanno definito inaccettabile la posizione del ministro.
A Franca Pellini Gabardini, presidente dell’Aned (Associazione nazionale emodializzati-Onlus) questa proposta proprio non va giù: «Siamo un’associazione che si occupa di malattie croniche dal 1970. Abbiamo una lunghissima esperienza nella difesa e nella tutela dei diritti dei malati cronici. Il discorso dei ticket sulle prestazioni sanitarie è una tassa sulle malattie e non sul reddito. Se io sono un cittadino di uno Stato che deve garantire il bene della salute a tutti, questo non può essere deciso in base alla tasse. Se la salute è un diritto di tutti, allora deve essere veramente di tutti»

Turco dice che questo ticket intende costruire e promuovere un sistema pubblico che assicuri servizi di qualità a tutti.

Così facendo però colpisce il cittadino nel momento in cui è più debole. E’ assurdo. Più sei debole e più paghi? Se si ha una malattia cronica si ha bisogno di un’infinità di prestazioni. Non è possibile che chi ne ha bisogno debba pagare di più di uno che sta bene. Quando si è malati si hanno delle spese elevatissime da sostenere. Ci sono tanti problemi che indeboliscono finanziariamente. Non posso lavorare, ho già dei costi aggiuntivi e devo pure pagare di più per essere curato? Quando sono stati tolti ticket, noi come Aned, ma anche tante altre associazioni, eravamo contenti perché la salute è un bene primario e non può essere tassata. Io spero che il nuovo governo non faccia un errore simile.

Lei è contraria ai ticket o solo a questa ultima proposta del ministro Turco?

Il concetto di ticket è sbagliato perché scarica sul cittadino problemi che non dipendono da lui. La proposta di questo questo ticket non è il modo per risolvere il problema della sanità. Un governo di sinistra non dovrebbe fare cose simili. Il governo deve essere a fianco del cittadino. Bisogna trovare altre vie, trovare altri mezzi per moderare i consumi.

Quali?

Intanto bisogna rivedere il discorso del «sanitometro» (il metodo con cui si definisce il sistema delle prestazioni sanitarie in base al reddito familiare, ndr). Sappiamo benissimo che in Italia c’è l’evasione fiscale. In base al sanitometro pagano solo le persone che hanno un reddito fisso e non i grandi azionisti e i proprietari di bot. I problemi non si risolvono tassando il cittadino per cose di cui non ha colpa. Se si ammala che colpa ne ha? Certo, ci sono anche i casi di accesso improprio alle strutture, come spesso avviene nei Pronto soccorso. Però questo è un problema che va risolto sul territorio. Se il medico di base dopo una sollecitazione non ti viene a casa, che fai? Vai al Pronto Soccorso. Non è il cittadino che deve pagare se mancano le strutture domiciliari. Gli sprechi vanno eliminati alla radice.

Come, per esempio?

Ce ne sono tanti di esempi. Perché devo fare tre volte le stesse analisi? E’ uno spreco, ma si è costretti a farlo perché i medici non se le passano tra di loro. Ci sono strutture sanitarie aperte solo la mattina, perché magari il medico il pomeriggio va alla studio privato. Su queste strutture sono stati fatti investimenti e per questo dovrebbero lavorare a pieno ritmo. Poi c’è il discorso della prevenzione. Se ci fosse una maggiore prevenzione, si spenderebbe meno per le malattie. La sanità è un settore che ha un numero imponente di forza lavoro, però mancano gli infermieri. Perché non si indirizzano le persone verso quella professione dove c’è uno sbocco sicuro? Ricapitolando; vanno eliminati gli sprechi, utilizzate meglio le risorse e va investito sulla sanità territoriale. Si potrebbero distribuire i farmaci per i malati cronici in ospedale, risparmiando un buon 30%. Si potrebbero fare più trapianti e meno dialisi, altra cosa che ridurrebbe i costi.

Tornando ai ticket. Il ministro Turco parla di contributo «alberghiero e non sanitario».

Non vado in ospedale per svernare o per passarci le vacanze. Ci sono ospedali che hanno messo camere a pagamento. Se sono ricoverato in ospedale mi devo pagare il servizio alberghiero? Ma lo sa che il 30% dei pazienti si fa portare il cibo da casa perché in ospedale arriva freddo, o, se il paziente è disabile, magari non è cibo che riesce a mangiare? Che faccio? Mi porto la sghissetta da casa così non pago?

E che ne pensa dell’ipotesi di un ticket sulla negligenza di medici e cittadini, richiesta di esami inutili e mancato ritiro dei referti (altra ipotesi della Turco)?

E’ l’unica cosa su cui sono d’accordo. C’è un 15, 18% di cittadini che fanno le analisi e non le ritirano. E’ una mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni e di altri cittadini, magari da mesi in lista d’attesa. Ed uno spreco in termini di costi. Si potrebbe pensare ad una cauzione, ad un deposito da restituire nel momento in cui vengono ritirate le analisi. Questo vale anche per gli appuntamenti. Ci sono persone che prendono appuntamenti con i medici e poi non vanno senza avvisare. Sono gli unici due casi in cui farei pagare. Sono mancanze di rispetto nei confronti delle istituzioni, delle risorse e degli altri cittadini.

Cosa farete, se questa proposta si concretizza?

Ci uniremo tra le associazioni e chiederemo spiegazioni al Parlamento. Anche se non è facile organizzare scioperi o manifestazioni della malattia.