Trentaquattro ore a parità di salario (quasi) e spazio alle nuove assunzioni. In controtendenza rispetto al panorama aziendale europeo, nelle officine Thyssen-Krupp di Diusburg, Bochum, Finnentrop, Dortmund e Siegerland, dal primo ottobre 18mila dipendenti lavoreranno un’ora in meno.
Alla Thyssen-Krupp – uno dei più grandi gruppi multinazionali del settore tecnologico al mondo, con 184mila dipendenti – l’orario di lavoro settimanale nel ramo acciaio era già di 35 ore. Con il nuovo accordo la riduzione prenderà la forma di sei giorni feriali in più all’anno.
Il responsabile Ig-Metall – il sindacato tedesco dei metallurgici – del Nordreno-Vestfalia Detlef Wetzel ha parlato senza mezzi termini di una «pietra miliare» per assicurare, in futuro, posti di lavoro: «Con il contratto “futuro” – così l’hanno battezzato – abbiamo raggiunto sicurezza dell’impiego e una prospettiva lavorativa per i giovani che si sono formati nell’azienda».
La Thyssen-Krupp assumerà 500 nuovi dipendenti. Ma la notizia più interessante è l’integrazione nell’organico aziendale di 1000 giovani finora occupati nei programmi di formazione professionale. » un cambio di rotta notevole nella tradizione Thyssen-Krupp, che dalla fusione del 1997 aveva assunto solo 400 dei 2500 giovani che avevano svolto il periodo di formazione nelle officine.
Per far loro spazio, 500 dipendenti potranno avvalersi del part-time prepensionamento. «Questo accordo ci permette di abbassare notevolmente la media dell’età dei nostri dipendenti», ha detto il direttore del settore acciaio Dieter Kroll: «Se non fossimo intervenuti ora, nel 2020 avremmo avuto una media di 55 anni d’età».
La riduzione dell’orario di lavoro non sarà proprio senza conseguenze per le entrate dei dipendenti: un prelievo dalle buste paga ci sarà, ma non andrà a intaccare il salario. La dirigenza prevede di rivalersi della riduzione a 34 ore limando i premi di produttività. Il “prelievo” sarà però limitato ai primi due anni e solo per alcune officine. «Si tratta, in media di 50-80 euro lordi al mese», ha dichiarato il presidente del consiglio generale dei lavoratori Willi Segerath.
Poco meno di due anni fa, il sindacato contrastava la dirigenza sul taglio dei costi e su di un piano di licenziamenti per più di mille persone. Oggi, dopo lunghe trattative, l’accordo che scadrà nel 2013, tra la dirigenza del gruppo, i manager del settore acciaio e il consiglio aziendale dei lavoratori, sostenuti dall’Ig-Metall arriva in un periodo particolarmente positivo per la multinazionale tedesca.
Martedì scorso il gigante di Düsseldorf aveva ritoccato al rialzo le previsioni sugli utili per l’anno fiscale 2005-2006 che si concluderà il prossimo 30 settembre: 2,5 miliardi di euro lordi. Un anno eccezionale per la multinazionale tedesca, che già l’anno scorso aveva chiuso il bilancio in nero per 1,8 miliardi di euro lordi. Il presidente del gruppo, Ekkehard Schulz, aveva previsto per l’anno in corso un utile di 1,5 miliardi, rialzandolo poi a 2 e ora a 2,5 miliardi di euro. Punte di diamante della società per azioni sono i servizi finanziari e l’acciaio, i cui prezzi sono cresciuti più che sensibilmente durante l’anno. Il volume d’affari del 2005-2006 dovrebbe superare la vetta dei 44 miliardi di euro – dai 42 dell’anno scorso -, con l’obiettivo dichiarato dalla dirigenza di raggiungere, entro tre, cinque anni, i 50 miliardi.
Ma non proprio tutto girà al meglio. Dal mese scorso la Thyssen-Krupp – insieme ad altre aziende – è indagata in Germania per corruzione. Nell’inchiesta del pubblico ministero di Düsseldorf, Peter Lichtenberg, si sta cercando di far luce sulla vendita di quattro corvette al governo sudafricano, avvenuta nel 1999. L’accusa è di aver pagato tangenti per la vendita delle navi militari nell’ordine di 30 milioni di marchi (circa 15 miliardi di euro), fatte poi figurare in bilancio come “spese utili”.
La vendita era parte della più ingente spesa per gli armamenti della storia della Repubblica sudafricana. L’acquisto di sottomarini, navi militari, jet ed elicotteri è stato accompagnato da una serie di corruttele che hanno coinvolto diversi politici a Città del Capo, compreso l’ex-vice presidente Jacob Zuma.