Alla In&Out Teleperformance un accordo «modello» sui call center: non solo tutti i cocoprò della sede tarantina – ben 1568 – hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato, ma l’intesa firmata ieri dal gruppo francese e dai sindacati assicura un orario dignitoso: 36 ore settimanali. E, perciò, un salario sostenibile. Ma c’è anche un alto valore politico: lavoro dipendente per tutti e basta «atipici». L’80% degli addetti di In&Out opera infatti in outbound (su commesse Sky ed Enel), cioè fa le telefonate, e dunque per la circolare Damiano rischiava di rimanere a progetto.
Tornando al salario, bisogna sottolineare che ottenere le 36 ore (quasi un full time) non è trascurabile: va infatti ricordato che la gran parte delle stabilizzazioni realizzate finora – la Cgil parla di 10.600 lavoratori complessivi, in 14 call center – è stato siglato con contratti di 20 ore settimanali (il gruppo Cos su tutti, oltre 6 mila persone).
«Per la Puglia è una giornata di festa, la firma è arrivata in nottata dopo una grande attesa – dice Marco Barbieri, assessore regionale al lavoro – La Regione ha offerto incentivi: l’azienda ci ha spiegato che dare a tutti il tempo indeterminato è oneroso, perché i call center italiani offrono ai committenti tra i costi più bassi in Europa. Abbiamo stanziato 4 milioni di euro per chi trasforma i cocoprò a tempo indeterminato: 8 mila per ogni uomo, e 12 mila per le donne, fino a 200 mila euro per azienda».
Al tavolo delle trattative sedevano Alai, Nidil e Cpo (atipici) e Slc, Fistel e Uilcom (tlc). Ma c’erano anche due rappresentanti dei precari: «La sede di Taranto è sempre stata molto sindacalizzata – spiega Rossella Ciaramelli, Nidil Cgil – Sin dal dicembre scorso abbiamo chiesto il tempo indeterminato per tutti: i lavoratori ci hanno sostenuto con passione e partecipazione».
Alessandro Genovesi, Slc Cgil, nota che «ci sono imprenditori che assumono il rischio di impresa con i propri soldi, senza farlo pagare ai lavoratori. L’intesa definisce gli stessi criteri per la Teleperformance di Roma, dove lavorano 800 persone, e fa da esempio per gruppi come Telic di Abramo, B2win, 4You, Call&Call, dove i tavoli sono tuttora aperti. Confermando la linea Slc e Cgil: fa fede l’organizzazione del lavoro, fino a prova contraria sono tutti subordinati a tempo indeterminato».
Nicoletta Rocchi, segretaria confederale Cgil, ribadisce che «l’impostazione del sindacato privilegia l’analisi dell’organizzazione del lavoro per la stabilizzazione dei collaboratori e il ricorso al tempo indeterminato». Per Giovanni Battafarano, capo segreteria del ministro del lavoro Damiano, «l’intesa è importante perché si tratta prevalentemente di addetti outbound, a conferma che la stabilizzazione può riguardare anche loro».
Proprio ieri sera i sindacati hanno incontrato le imprese a Roma. Per Umberto Costamagna, presidente della Assocontact-Confindustria, «l’accordo è certamente da salutare in modo positivo, ma bisogna rispettare le scelte di ogni singola azienda. Per ora ci siamo detti con i sindacati che non c’è più tempo per un accordo quadro nazionale, e ci rivedremo a metà maggio. Noi continuiamo a dare queste indicazioni: l’inbound è sicuramente subordinato, per i 40 mila outbound non c’è alcun automatismo e si procede per singole aziende».