Telefonisti precari, il ministro in mezzo al guado

Da una parte i lavoratori in piazza, una piccola scaramuccia con la polizia, un blocco stradale, per chiedere ad un ministro del Lavoro di fare semplicemente il proprio mestiere: ricevere i lavoratori che lottano per difendere il proprio posto. Dall’altro la massima segretezza che avvolge ancora la riunione che giovedì scorso, al ministero del Lavoro, avrebbe dovuto decidere il futuro di circa 100 mila lavoratori del settore dei call-center.
Pare che al tavolo, paradossalmente, la discussione su un provvedimento di carattere generale che dia regole certe sull’uso dei Co. co. pro. si sia mischiata con quella sulla soluzione della vertenza Atesia, accusata dagli ispettori di usare irregolarmente proprio quel tipo di contratti. Quasi a dire “quel che va bene per Atesia va bene per il paese”. Nella riunione – che ha visto la partecipazione del direttore generale Paolo Onelli, dell’Assocontact, di Alberto Tripi (proprietario di Atesia e di decine di altri contact center in tutto il paese) e dei sindacati confederali – è stata presentata solo una prima bozza di discussione. Si riprenderà la prossima settimana.

Ieri mattina, intanto, sono scesi ancora in piazza i giovani del Collettivo Precari. Brevi scene di tensione ci sono state tra i manifestanti – che chiedevano di parlare col ministro – e la polizia. Da Damiano, ex sindacalista Fiom, non è venuta nessuna risposta. Solo dopo due ore di blocco stradale, infine, i precari sono stati ricevuti dal sottosegretario Rosa Rinaldi. «La circolare non altererà il lavoro svolto dagli ispettori, ma darà maggiori garanzie ai lavoratori che hanno il diritto di essere assunti con un contratto regolare, e alle aziende che temono un dumping basato sulla riduzione dei costi», afferma la Rinaldi. Che ricorda come «già nei giorni scorsi il ministero aveva invitato l’azienda a rinnovare i contratti in scadenza». Atesia, allora, si era detta pronta ad accogliere la proposta, salvo poi applicare l’accordo dell’11 aprile, licenziando 400 persone. Su questi ultimi, dalle porte chiuse del ministero del Lavoro, non è dunque ancora giunta alcuna risposta.

Intanto, i dirigenti dell’Atesia provano a rompere il fronte dei lavoratori: «A protestare è solo un gruppetto che mette in difficoltà tutti coloro che hanno a cuore la risoluzione del problema», afferma un manager del gruppo Almaviva. L’azienda, nei giorni scorsi, ha addirittura fatto firmare ad alcuni lavoratori una lettera, inviata a giornali e istituzioni, in cui si rivendica «il diritto di accesso al lavoro in sicurezza», contro chi «mette a repentaglio il nostro posto e il nostro futuro». «Ormai l’azienda non sa più cosa inventarsi», ribattono i rappresentanti dei precari. Sulla vicenda interviene anche Ugo Boghetta, responsabile lavoro del Prc: «Troviamo inaccettabile che il ministro del lavoro si rifiuti di ricevere i lavoratori Atesia, ritenendo solo Cgil Cisl e Uil propri interlocutori».