Tehran riprende l’attività nucleare

Con una lettera all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran mostra i muscoli all’Occidente

«La lettera è stata consegnata alcuni minuti fà». Con un secco comunicato all’agenzia iraniana Irna ieri, Mohammad Mehdi Akhunzadeh, rappresentante permanente di Tehran all’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), ha dato conferma della decisione che il trascorrere delle ore aveva reso inevitabile: l’Iran riprenderà l’attività di conversione dell’uranio, interrotta nel novembre del 2004 come risultato delle pressioni internazionali. Sono così definitivamente falliti i tentativi di mediazione tra il governo del presidente Khatami – che fra due giorni, il quattro agosto, lascerà definitivamente il posto al neo-eletto conservatore Ahmadinejad – e il cosiddetto E 3, il gruppo composto dai rappresentanti di Inghilterra, Francia e Germania, incaricati dall’Unione europea (Ue) di redarre la proposta per bloccare la ripresa dell’attività nucleare iraniana. Del resto tanto Khatami, quanto Ahmadinejad, avevano parlato chiaramente sin dall’inizio: la sospensione era temporanea e l’attività sarebbe ripresa, a dispetto di ogni divieto imposto dall’Ue.

La lettera con l’annuncio, già pronta domenica, era stata bloccata in seguito al colloquio tra il commissario europeo per la politica estera e la sicurezza comune Javier Solana e il ministro degli esteri iraniano Kaml Kharrazi, lasciando credere in una sospensione della decisione fino al termine del sette agosto. In realtà il termine ultimo era stato prorogato solo di 24 ore, fino alle 12:30 di ieri. I rappresentanti di Tehran avevano concesso all’Ue il primo di agosto come data ultima per presentare un pacchetto di incentivi economici che incoraggiassero il paese a rallentare, se non proprio a interrompere, il processo di ripresa dell’attività nucleare. Da parte loro, però, Gran Bretagna, Francia e Germania hanno negato di aver accordato tale scadenza, affermando di aver semplicemente promesso, durante il meeting di Ginevra dello scorso maggio, una proposta per la fine di luglio o l’inizio di agosto.

Il tono del confronto a distanza tra Tehran e il gruppo degli E 3, era diventato, ieri, infuocato. Il portavoce del supremo consiglio per la sicurezza nazionale Ali Agha Mohammadi – che in precedenza aveva mostrato una certa duttilità nei confronti dell’Ue – ha accusato gli europei «di voler perdere tempo per aver modo di promuovere mosse contro l’Iran». Alla televisione di stato Mohammadi ha dichiarato che «forze americane si stanno muovendo nella regione ed è in corso una propaganda per preparare l’opinione pubblica a ogni mossa. L’Iran non vuole essere duro», ha continuato, «ma se decide di esserlo non ci sarà via d’uscita». Gli ispettori dell’Aiea sono già a Tehran, ha aggiunto, e saranno messi da subito in condizione di supervisionare le attività dell’impianto.

Sempre ieri, in occasione di una conferenza sul nucleare a Tehran, Ali Haddad Adel, portavoce del Majlis, il parlamento iraniano, aveva dichiarato: «abbiamo mostrato tutta la buona volontà, ma non possiamo accettare diktat esterni. Perchè le potenze occidentali preoccupate per l’accesso alla tecnologia nucleare degli altri paesi non hanno alcuna sensibilità per l’arsenale atomico israeliano? (Mai ufficialmente riconosciuto da Tel Aviv, ndr). Abbiamo ripetuto che l’Iran non userà la tecnologia nucleare per scopi militari: l’Islam non permette massacri di persone».

L’impianto che sarà riattivato per primo è quello di Isfahan, a sud di Tehran, nel centro del paese. L’attività principale della centrale è la conversione del minerale di uranio in gas, preparato così alla fase successiva, quella dell’arricchimento vero e proprio, che avverrà nelle centrifughe supersoniche della centrale nucleare di Natanz, per ora ancora ferma. Tehran, infatti, ha fatto sapere per bocca del portavoce del ministro degli esteri Hamid Reza Asefi che per il momento non saranno riprese le attività di arricchimento, che tanto preoccupano l’Ue e Washington. Agha Mohammadi ha ribadito la piena disponibilità a riprendere i colloqui: «la sospensione delle attività di arricchimento continuerà e speriamo che la porta del dialogo rimanga aperta».

Il direttore generale dell’Aiea, El Baradei, ha chiesto all’Iran di «non avviare azioni che possano mettere in pericolo i negoziati in questa fase così critica e di non impedire le ispezioni dell’agenzia». Ma per l’Europa le garanzie possono venire solo da una rinuncia completa dell’Iran a dotarsi di tecnologia nucleare, alla quale avrebbe lavorato in segreto per venti anni. La Commissione europea, per bocca del portavoce De Rynck, si augura che Tehran non «prenda alcuna iniziativa che rimetta in discussione la soluzione negoziata». Il ministro degli esteri francese Douste-Blazy ha dichiarato che «bisogna impedire all’Iran di fare la bomba atomica. Gli iraniani devono rispettare gli accordi e non cercare pretesti per prendere posizioni unilaterali». La Germania, con il portavoce del ministero degli esterti Ploetner, ha intimato all’Iran di «astenersi da gesti unilaterali». In serata la Casa Bianca ha ribadito l’intenzione annunciata nei giorni scorsi di deferire Tehran al Consiglio di sicurezza dell’Onu, passo annunciato anche dal gruppo degli E 3.

Tra le reazioni si distingue l’atteggiamento della Russia, che nel corso degli anni è stato il paese che più ha aiutato l’Iran nello sviluppo del nucleare. Il Cremlino ha accolto con inquietudine e imbarazzo l’annuncio di ieri, cercando di «sdrammatizzare» l’accaduto: «Tehran ha fatto solo una dichiarazione d’intenti», hanno dichiarato dal ministero degli esteri di Mosca.