E’ in Toscana per presentare il suo libro, “Shalom fratello arabo”, la scrittrice israeliana Susan Nathan, ma anche per affrontare il tema della discriminazione in Israele, fenomeno in larga parte sconosciuto in Europa e in Italia. Una donna determinata che ha deciso di “ascendere” alla Terra degli Ebrei, condividendo così la Legge israeliana del diritto al ritorno, l’ Aliyah, ma che nel 2003 ha deciso anche di capire quali fossero le ragioni profonde dietro la recrudescenza dell’lntifada. Susan Nathan nel 2003 si trasferisce così dalla sua casa a Tel Aviv a Tamra, cittadina che ha una popolazione prevalentemente araba, meglio palestinese, per capire l’altra faccia di Israele. Due dati per comprendere il contesto: Israele ha una superficie di 20.404 Km quadrati, quasi sei milioni di abitanti, secondo stime del 2001, una densità di 320 abitanti per chilometro quadrato. La popolazione è composta all’80% da ebrei, per il 15% da musulmani, un 2% di cristiani. Tamra invece è una cittadina composta, secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica israeliano, dal 99.6% di arabi, ha una crescita demografica del 3,3% all’anno, ha un territorio di 36 kmq. La minoranza araba-palestinese-israeliana, sostiene la Nathan, è discriminata in Israele. Lo Stato non provvede alle esigenze delle città a prevalenza araba: restrizioni, niente servizi, scuole, beni. Con la scrittrice abbiamo parlato del suo libro, di discriminazione ma anche della società israeliana oggi, dopo il conflitto con il Libano.
Quando ha preso la decisione di trasferirsi in Israele?
Quando avevo Il anni (ma si è recata realmente in Israele solo dopo molti anni , è cittadina israeliana dal 1999, ndr). All’epoca ero già pienamente cosciente di far parte di una minoranza all’interno della societàbritannica. Sono nata nel 1949 , subito dopo la Seconda guerra mondiale, ed ero pienamente cosciente di cosa fosse l’ antisemitismo. Ero parte di una minoranza e mi sentivo discriminata per questo. La mia scelta di andare in Israele nasce da qui. .
Successivamente come ha maturato l’idea di trasferirsi a vivere a Tamra?
Dopo l’inizio della seconda Intifada. Ho iniziato a farmi delle domande, a chiedermi quale fosse il mio ruolo in quella società. Una reazione che reputo comunque inusuale per il panorama sociale israeliano dato che la maggior parte degli ebrei preferisce esternalizzare il conflitto con i palestinesi. lo volevo capire perché la nostra società non riusciva ad uscire da questa spirale. E’ stato questo il momento in cui ho deciso di trasferirmi a Tarnra.
Come vive a Tamra?
Bene, sono felice. Inizialmente non è stato semplice. Se si ha presente a quale discriminazione quotidiana sono sottoposti gli arabi in Israele si capisce bene il fatto che poi gli arabi non siano così disponibili ad aprirti la porta di casa, a braccia aperte! Quando vivi sotto sospetto, tutti i giorni perché sei arabo, la vita è veramente dura. Comunque adesso sono accettata ed è il mio modo di vivere.
Qual è l’altra faccia di Israele?
Israele è uno stato con due facce: una è quella della democrazia per soli ebrei, l’altra è quella della discriminazione per i palestinesei. Ma anche per gli altri ebrei, quelli che arrivano dall’est Europa, dai paesi arabi, dal’Etiopia. La società israeliana è prevalentemente costituita da ebrei bianchi, ashkenazi, con un elevato livello di studi. È una società molto razzista.
Quanto influisce l’aspetto “militare”sulla società israeliana?
La società israeliana è fondamentalmente una società militarista e sciovinista. Le donne sono fortemente marginalizzate. La militarizzazione della società ha un’influenza fortissima soprattutto sulle giovani generazioni. Quando viaggio in Eruopa sento parlare molto del fenomeno dei refusnik. Ma si tratta di un fenomeno veramente marginale. Poche centinaia di persone. La società israeliana si basa sulla paura dell’altro ed è fortemente tribale. Per questo per i giovani è difficili sottrarsi all’educazione ricevuta, all’influenza e alle pressioni della famiglia. La nostra è una società che incoraggia il conformismo non l’indivudalismo come l’Europa o gli Usa. Il conformismo con il disegno ideologico e politico dello Stato.
Crede che i rapporti di forza tra
Israele e Onu, Ue e Usa, siano cambiati dopo il conflitto in Libano?
Credo che il mondo sia rimasto fortemente scioccato dall ‘uso spropositato della forza da parte di Israele nei confronti del Libano. Questo inizialmente mi aveva fatto ben sperare, speranza che poi è’scomparsa vedendo la debolezza con cui Ue e Onu hanno avuto nel sanzionare Israele e nel trattare la materia. E’ arrivato il momento in cui l’Europa deve smettere di passare sopra alle scelte politiche di Israele perché si sente in colpa per il passato. Il comportamento che è stato assunto, anche in questo caso, non aiuta assolutamente il futuro di Israele. Il modo in cui Israele ha deciso di difendersi è un non senso! Questa èuna cosa che mi fa veramente arrabbiare. Il mondo permette a Israele di usare la violenza e non si parla neanche più di negoziati. La parola negoziato non viene mai menzionata! Legittimate tutto questo in base ad una scelta emotiva perché vi sentite in colpa per l’olocausto. Questa è una posizione inaccettabile. Lo è per me ma anche per molti altri israeliani..