Convergenze parallele. La celebre espressione di Aldo Moro descrive bene il clima che negli ultimi tempi si è instaurato fra Partito democratico e Rifondazione comunista. La crisi di governo ha infatti
rafforzato le strategie a specchio di due partiti che mai come ora viaggiano insieme. Un asse de facto, che tuttavia rischia di incrinarsi a causa del porcellum, la legge elettorale che si applicherebbe nel caso si andasse subito alle urne.
Pd e Prc si trovano in una posizione si mile. Entrambi hanno capito che il progetto dell’Unione è tramontato e che va rifondato un nuovo centrosinistra. Entrambi sono forze nuove, se si considera che Rifondazione darà comunque vita al soggetto unitario della sinistra. Non è un caso quindi che la ricetta che hanno presentato al presidente Napolitano per uscire dalla crisi è a grandi linee la stessa: un governo istituzionale per fare le riforme e per affrontare l’emergenza salari. Peccato che questa identità di vedute rischia di essere inutile se, come sembra, prende quota la possibilità di andare alle elezioni subito, e cioè con iìporcellum. L’attuale legge elettorale infatti impone la necessità di coalizzarsi per raggiungere il premio di maggioranza, sia alla camera che al senato. Senza alleanze quindi si spianerebbe la strada a una sostanziosa vittoria della Casa delle libertà, che intanto sembra ricompattarsi. «Effettivamente da un punto di vista tecnico è impossibile correre divisi e contemporaneamente contrastare il centrodestra – sottolinea il capogruppo al senato di Rifondazione, Giovanni Russo Spena-. L’ipotesi che circola è quella di indicare due premier diversi alla camera e uno comune al senato ma non penso sia praticabile tecnicamente. Tuttavia la volontà politica di trovare un punto d’incontro con il Pd c’è». E infatti il segretario del Prc, Franco Giordano, ha sollecitato i democratici a valutare l’ipotesi di un qualche tipo di alleanza. «Sarebbe auspicabile – ammette – poter essere in condizione di fare una campagna elettorale per battere Berlusconi, ma bisogna introdurre alcuni elementi di chiarezza: prima di tutto mettere fine a tutte le forme di dialogo e di cinguettio con le forze che hanno determinato la crisi di governo e cioè Mastella e Dini». «Senza i centristi – gli fa eco russo Spena – si potrebbe creare un nuovo centrosinistra con un Pd sopra il 30 per cento, una sinistra unita sopra il 10 e quelle forze oggi in movimento come Di Pietro e, perché no, la Cosa bianca».
Ovviamente il Prc deve fare i conti con le difficoltà che sta incontrando sul cammino verso la Cosa rossa. «Ormai non c’è più tempo per discutere – conclude Russo Spena -, dobbiamo partire col soggetto unitario. Con Sd e Verdi un accordo di massima c’è mentre è il Pdci a opporre resistenze. Diliberto però ora deve scegliere se salire o no sulla barca».