Sulla strada dell’antiliberismo

Il manifesto ha, ancora una volta, raccolto un’esigenza ampiamente diffusa che nasce da lontano: da quando fu chiaro, per esempio nel luglio 2001 a Genova, che anche in Italia l’esplosione del movimento contro la globalizzazione liberista stava modificando le modalità del fare politica. Si è modificato il rapporto tra partiti e movimenti, i primi non possono più vantare l’esclusività della proposta politica, i secondi non si limitano più a rappresentare le domande sociali delegando ad altri le soluzioni. Le mille appartenenze associative hanno smesso di vedere nel vicino il nemico e hanno imparato a costruire reti stabili e resistenti. L’omogeneità ideologica, come condizione necessaria per stare insieme, è stata sostituita dalla condivisione di obiettivi concreti. La dimensione globale, internazionale, non costituisce un prolungamento della politica nazionale, ma anzi ne determina le scelte e le priorità. I diritti di cittadinanza lasciano il posto ai diritti universali non legati alla terra d’origine. I conflitti sociali, le lotte di liberazione, la difesa dell’ambiente diventano parti di un progetto più complessivo finalizzato ad assicurare un futuro, l’unico possibile, al nostro pianeta. Questo movimento ha investito le forme della politica istituzionale. Quasi ovunque vi è stata la capacità di modificare, su specifiche questioni come in occasione delle mobilitazioni contro la guerra, le convinzioni della maggioranza della popolazione. Ma non si è prodotto fino ad ora un salto politico complessivo della medesima entità. Infatti resta patrimonio di una minoranza politica la coscienza del legame tra liberismo e guerra; ed è proprio la consapevolezza delle mille implicazioni di questo legame che costituisce l’humus unitario della parte più politicizzata del movimento. In Italia nell’elezioni del 13 giugno circa un cittadino su otto ha fatto discendere il proprio orientamento elettorale da questa consapevolezza. Nonostante il frastagliamento partitico presente a sinistra della lista «Uniti nell’Ulivo», gli avvenimenti degli ultimi tre anni hanno mostrato come su tutti, o quasi, i principali temi di politica nazionale e internazionale esista un comune sentire della sinistra diffusa, con forti capacità programmatiche e propositive. Sono quindi maturi, a mio giudizio, i tempi per avviare un percorso che sul piano politico abbia come prospettiva la costruzione in Italia e in Europa di una sinistra antiliberista, capace di rispettare le diverse tradizioni culturali esistenti. L’avvio di questa strategia sul terreno politico-istituzionale richiede la capacità del movimento di mantenere una propria autonomia nei confronti di qualunque quadro politico e di qualunque formazione partitica. Condivido le preoccupazioni di chi vuole evitare strette organizzative, ma tali timori non possono condannarci all’immobilismo. Il 15 gennaio non abbiamo bisogno né di un amarcord, né di vederci per dirci quanto siamo bravi. E’ importante che ognuno dichiari in modo esplicito se è interessato a un simile percorso. Dal mondo associativo e sindacale, senza ledere in alcun modo la loro autonomia, sarebbe utile ascoltare la disponibilità a fornire un contributo continuativo nell’elaborazione dei programmi, ma anche a investire alcuni quadri dirigenti nell’impresa comune; dalle forze politiche, nel rispetto della propria specifica identità, sarebbe indispensabile attendersi il riconoscimento della propria parzialità e la scelta di anteporre un progetto politico complessivo alla propria autoconservazione. Condivido quindi l’ipotesi che l’assemblea del 15 individui un luogo permanente di confronto verso l’attualità politica, ma sottolineerei la necessità di mantenere lo sguardo verso un progetto più strategico da definire passo dopo passo; anche per questo riterrei opportuno moltiplicare iniziative simili, a livello locale, subito dopo il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre. Nessuna accelerazione quindi, ma la consapevolezza che la responsabilità di non perdere questa opportunità è nelle mani di ognuno di noi.

*Europarlamentare Sinistra Unita