«E’ ancora troppo presto per dare un giudizio definitivo sulla Rivoluzione Francese» (Zhou Enlai)
Il 10 aprile il quotidiano “Liberazione” pubblica una recensione critica di Guido Liguori sul libro di Domenico Losurdo Stalin. storia e critica di una leggenda nera (Carocci, Roma 2009). Nei giorni successivi appaiono sul quotidiano una lettera di 20 redattori e altri interventi contrari alla pubblicazione della recensione. Le motivazioni? Il solo parlare del libro di Losurdo, messo tout court sullo stesso piano dei negazionisti dell’Olocausto, significherebbe riabilitare Stalin, che non solo è stato
un «dittatore feroce e brutale», protagonista di una «storia fatta [..] di mostri e orrori», ma è anche figura di fronte alla quale «non c’è interpretazione storica che tenga». Quindi, bando ad «inaccettabili riletture degli anni Trenta-Quaranta»: su Stalin e lo stalinismo «abbiamo dato molti anni fa risposte nette senza equivoci. Perché dunque tornarci sopra?». Perché in altre parole proseguire la ricerca storica?
Al centro di queste accuse c’è il «fatale (e letale) giustificazionismo» di Losurdo, imputato di praticare una forma di «storicismo assoluto» e di proporre una «deterministica concatenazione di cause ed effetti». E però all’autore del libro, al quale non si contestano tesi specifiche ma che viene attaccato per l’impostazione generale del suo lavoro di ricerca, è stato sino ad oggi negato lo spazio di una risposta e di un chiarimento.
Qual è il crimine di cui è imputato Domenico Losurdo? Quello di “storicizzare” il fenomeno dello stalinismo. Quello cioè di ritornare a lavorare sui documenti per analizzarli filologicamente e contestualizzarli nella totalità della storia mondiale dei popoli, delle classi, degli stati, piuttosto che limitarsi alla demonizzazione, alla rimozione e, in altre parole, a quella “storiografia dell’ineffabile” oggi così in voga.
Un quotidiano che voglia svolgere la funzione di educare al libero esercizio della critica, fondamentale per la crescita culturale e politica dei suoi lettori, non ha nulla da temere da interventi seri e ragionati, argomentati e documentati, sulla storia del movimento operaio del ‘900.
La memoria e la ricerca storica non si possono soffocare in nome di tabù, dogmi e verità che si ritengono accertate una volta per tutte. Abbiamo oggi il problema di comprendere la storia del movimento operaio e della tradizione rivoluzionaria nella sua genesi, nei suoi processi contraddittori, negli enormi problemi che si posero a quei ceti subalterni che per la prima volta si erano trovati di fronte al difficilissimo compito di divenire classe dirigente.
E di studiare questa storia senza apologia acritica e senza anatemi, con grande libertà di ricerca e di pensiero.
Enzo Apicella, vignettista, Londra
Stefano Azzarà , docente di sociologia, Università di Urbino
Maurizio Belligoni, primario di psichiatria, criminologo, Ancona
Wilfredo Caimmi, partigiano, medaglia d’argento al valor militare nella lotta di Liberazione
Maria Rosa Calderoni, redazione di “Liberazione”
Sergio Cararo, direttore di “Contropiano”, Roma
Andrea Catone, Centro Studi sulla transizione al socialismo, Bari
Marcos Del Roio, professore di Scienze Politiche, Universidade Estadual
Paulista, Brasile
Manlio Dinucci, saggista, collaboratore de ” Il Manifesto”, Firenze
Orestis Floros, medico, dipartimento di Neuroscienze, Istituto Karolinska, Stoccolma
Gianni Fresu, storico del movimento operaio, Università di Cagliari
Ruggero Giacomini, storico della Resistenza e del Movimento per la Pace, Ancona
Vladimiro Giacché, saggista, Roma
Renato Guimarães, editore, Rio de Janeiro
Jurgen Harrer, editore, Colonia
Alessandro Hobel, storico del movimento operaio, Napoli
Hans Heinz Holz, filosofo, Università di Groningen
Federico Martino, Docente di Storia del Diritto, Università di Messina
Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia teoretica, Università degli Studi dell’Insubria
Aymeric Monville, Editions Delga, Parigi
Domenico Moro, economista
José Barata Moura, già Rettore dell’Università di Lisbona
Oscar Niemeyer, architetto, Rio de Janeiro
Guido Oldrini, docente di Filosofia, Università di Bologna
Nico Perrone, docente di Storia dell’America, Università di Bari
Sergio Ricaldone, partigiano – Consiglio Mondiale per la Pace
Alessandra Riccio, docente Università Orientale di Napoli, Condirettrice
di “Latino America
Tom Rockmore, filosofo, Duquesne University (USA)
Bassam Saleh’, giornalista palestinese, Roma
Luigi Alberto Sanchi, professore Associato CNRS, Parigi
Salvatore Tinè , storico del movimento operaio – Catania
Delfina Tromboni, femminista, storica del movimento delle donne, Ferrara
Luciano Vasapollo, economista, Università “La Sapienza”, Roma
Gianni Vattimo, filosofo, Università di Torino
Stellina Vecchio Vaia, deputata Prima Legislatura della Repubblica,
partigiana, Milano
Mario Vegetti, docente di Filosofia, Università di Pavia