Striscioni e silenzio, la protesta delle curve

Niente incidenti nella prima domenica della tolleranza zero contro i violenti. A Livorno curva vuota per dieci minuti.

Brescia-Atalanta? Sfottó, qualche asta «non convenzionale» sequestrata, un volantino nel quale si avanzano dubbi sulla bontà delle nuove regole studiate dalla Figc. Ordinaria amministrazione per la partita forse più a rischio di tutti i campionati italiani. Novanta chilometri a ovest, stadio Meazza, San Siro: Inter-Cagliari. Nell’occhio del ciclone per aver fatto sospendere l’euroderby, la curva Nord degli ultras nerazzurri non inscena alcuna protesta. Il Coordinamento degli Inter Clubs, invece, srotola un lungo striscione: «Tutti gli Inter club dicono no alla violenza! Forza ragazzi, noi siamo con voi». Lo stadio li applaude, la Curva nord accusa il colpo e gli urla «uscite dallo stadio». Quindi assiste in silenzio alla lettura delle formazioni per poi ritrovare la voce a pochi minuti dall’inizio della gara. Si viene quindi a sapere che all’ingresso in curva è stato sequestrato loro uno striscione in cui si denunciava che «il vero problema non sono gli ultrà, ma la disoccupazione e la malasanità». Nessun atto violento neppure a Bologna, ma i tifosi rossoblu si sbizzarriscono con l’arma dell’ironia. Prima voltano le spalle al campo: «A tutti quelli che non vorrebbero pagare le tasse», si legge in un volantino, con chiaro riferimento alla polemica sulla legge utilizzata dalla Lazio per rateizzare (in 23 anni) il debito col fisco ed evitare il fallimento. Poi due striscioni da oscar: «Irriducibili nei guadagni, deducibili fiscalmente», il primo; «Lotito mago del pulito, di colpo il debito è sparito», il secondo. L’entrata in vigore delle nuove regole decise dalla Federcalcio non ha registrato alcun comportamento violento. Ma piuttosto che gridare vittoria per poi tornare a piagnucolare fra qualche settimana, ci sembra opportuno sottolineare che la domenica appena trascorsa è destinata a lasciare un segno per un altro motivo: gli ultras hanno protestato civilmente e con intelligenza e, in quasi tutti i campi, hanno avuto l’appoggio del resto dello stadio. Questo sta a significare che il malcontento verso il sistema-calcio è arrivato ad un punto di non-ritorno. Si è protestato contro il calcio moderno, lo strapotere delle tv e le leggi su misura per scongiurare i fallimenti delle società di calcio. Ma non solo. A Livorno, ad esempio, si è protestato contro gli abusi commessi a Roma dalle forze dell’ordine ai danni dei tifosi amaranto. Una protesta civilissima, intelligente a cui hanno risposto in maniera compatta diecimila persone. Mezzo stadio (di più se si considerano i 3mila fiorentini presenti all’Ardenza) ha scelto di restare fuori per i primi dieci minuti di gioco. Con loro anche il presidente del Livorno, Spinelli, e il sindaco Cosimi. Dentro lo stadio, la grande rabbia (ma contenuta nei modi) dei tifosi è stata testimoniata da vari striscioni. La scritta «vergogna» campeggiava sulle vetrate a bordo campo ma tra tutti, ne segnaliamo uno appeso alla recinzione di plexiglas della curva Nord: «10 aprile 2005: ci hanno impedito di commemorare 140 morti, ma noi non vogliamo dimenticare. Moby Prince… e i responsabili?». Questo striscione lega insieme due aspetti: il primo è il ricordo di una tragedia che è costata la vita a 140 persone (lasciate volontariamente senza soccorsi, una strage maturata in circostanze misteriose e culminata in un processo-farsa); la seconda è la decisione adottata dagli agenti in servizio in occasione di Lazio-Livorno di non far entrare uno striscione di semplice commemorazione e denuncia. Basterebbe questo per dimostrare quanto marcio esista anche fra le forze dell’ordine.

Cristiano Lucarelli, piedi da campione e cuore da ultrà, la realtà curvaiola la conosce bene: «Oltre ad essere un giocatore – ha detto il bomber amaranto – sono un tifoso. Vedere lo stadio semivuoto mi ha fatto impressione. Domenica la curva era vuota per protesta, ma con le prossime diffide in arrivo da Roma si svuoterà per carenza di tifosi. E verrà perpetrata una nuova, grossa ingiustizia». Dopo ciascuno dei due gol con i quali ha steso la Fiorentina, Lucarelli si è rivolto alla sua curva, battendosi forte il petto. «Dopo quel che è successo a Roma, spero di aver regalato un mezzo sorriso a chi ha trascorso ore allucinanti. Mi dispiace che all’indomani di quei due giorni maledetti siano stati in tanti a ricorrere alla demagogia. Spero però che dopo quello che è successo in questa giornata, caratterizzata da una protesta civile e non violenta, molti rivedano i propri giudizi». Militarizzare gli stadi? «Peggioreremmo soltanto la situazione – commenta il bomber – con i tifosi non serve la repressione, ma il dialogo».