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NATO E JUGOSLAVIA:
come lo smantellamento del socialismo non sia stato poi così pacifico
di John Catalinotto Workers World News Service, 6 June 2002
Quale la relazione tra la <
Se non fosse stato per il viaggio europeo di Bush, è probabile che ci si sarebbe dimenticato come l’alleanza militare della Nato sia ancora attiva. Sebbene agli elementi più aggressivi dell’amministrazione Bush sarebbe piaciuto evitare ogni consultazione con i propri alleati atlantici, Washington mantiene ancora una strategia Nato. Questa strategia mira al completamento di una nuova colonizzazione dell’Europa Orientale e della vecchia Unione Sovietica. L’espansione della Nato ha questo obiettivo mentre mantiene l’Europa Occidentale legata a se come “senior partner” dell’imperialismo statunitense. Gli analisti del Pentagono hanno reso pubblica tale strategia lasciandosi sfuggire un documento ai media nel 1992. Questo documento, pubblicato dal New York Times a marzo, dimostra chiaramente come Washington cerchi di ottenere l’egemonia in ogni regione, e come abbia intenzione di mettere in atto tale politica in Europa attraverso la Nato. La Jugoslavia è stato l’ultimo dei paesi ex-socialisti a resistere all’espansione verso est della Nato. Gli Stati Uniti e la Nato hanno bombardato il governo di Belgrado con l’obiettivo di occupare la provincia del Kosovo nel 1999. Inoltre l’Occidente ha organizzato un vero e proprio colpo di stato per rovesciare dal governo il Partito Socialista nell’ottobre del 2000. La penetrazione ad est della Nato Nel 1991, gli Stati Uniti e la Nato non avevano basi in Europa Orientale. Nel Balcani c’erano solamente le basi della Grecia, paese membro della Nato. Nell’arco di dieci anni di guerre e sovvertimenti contro la Repubblica Jugoslava, il Pentagono è riuscito a piazzare i suoi militari in Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania, Croazia e Bulgaria. L’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia divennero membri della Nato giusto in tempo per prestare aiuto agli attacchi alla Iugoslavia. A partire da quella catastrofe, i regimi favorevoli al capitalismo di tutti gli altri paesi che un tempo fecero parte del blocco sovietico – con l’eccezione della Bielorussia – hanno chiesto a gran voce di potersi congiungere all’alleanza imperialista. Da novembre, la Nato può chiedere l’allargamento per la Slovenia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, e in più, forse, anche per la Slovacchia. Ne hanno fatto richiesta anche l’Albania, la Macedonia e la Croazia, mentre l’Ucraina lo farà a luglio. I leader di questi paesi sono ben felici di concedere all’imperialismo occidentale quella sovranità ristretta che era rimasta loro dopo la “globalizzazione” delle loro economie nazionali, ovvero dopo essere state integrate dal mercato mondiale imperialista. Considerano l’appartenenza alla Nato come una garanzia militare contro sollevamenti di massa a favore del socialismo. Ma il loro già scarno bilancio nazionale dovrà ora essere utilizzato per l’acquisto di armamenti di fabbricazione statunitense invece che stanziare fondi per la sanità, l’educazione ed il welfare. La guerra americana all’Afghanistan e le nuove basi militari americane in Uzbekistan, Tajikistan e Kyrgizstan sono stati dei passi di ricolonizzazione dell’Asia Centrale e del Medio Oriente. In modo simile, la guerra alla Jugoslavia e l’espansione della Nato ha trasformato le vecchie repubbliche socialiste ed indipendenti in neocolonie. La Conferenza di Baghdad difende Milosevic Dalla metà di febbraio, Slobodan Milosevic, che era presidente della Jugoslavia quando quel paese cercava di resistere all’aggressione degli Stati Uniti e della Nato, è sotto processo di fronte alla corte dell’Aja, accusato di crimini di guerra e di genocidio durante le guerre civili in Kosovo, Bosnia e Croazia. Sebbene la corte pretenda d’essere imparziale, è stata istituita dalle potenze Nato per processare solamente esponenti dalla vecchia Jugoslavia per crimini di guerra. I crimini degli Stati Uniti e della Nato rimangono opportunamente al di fuori della giurisdizione della corte. La settima sessione del Comitato di Controllo e di Coordinamento della Conferenza di Baghdad, svoltasi dal 7 al 9 maggio, ha prodotto non solo delle dichiarazioni in condanna della globalizzazione ma ha anche difeso Milosevic contro questa corte. La Conferenza si componeva di 160 rappresentanti di 90 partiti politici ed organizzazioni da più di 40 paesi, inclusi tutti gli stati arabi. Ciò che rende questo dato interessante è che mentre Milosevic è stato accusato soprattutto per crimini contro le popolazioni musulmane del Kosovo e della Bosnia, queste accuse non hanno confuso i rappresentanti di paesi che sono per la maggior parte musulmani. La conferenza ha adottato una dichiarazione che afferma di <
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UNIVERSITARI IN LOTTA
Gli studenti universitari di Belgrado si sono radunati a centinaia, il 15 giugno, sotto la Facolta’ di Filosofia per protestare contro le altissime tasse universitarie introdotte dal governo ultraliberista di Djindjic. La protesta studentesca non viene piu’ seguita dalla “sinistra” occidentale, come fu ad esempio nel 1997, perche’ essa non e’ piu’ funzionale alla svolta in senso filooccidentale e liberista della Serbia, svolta che e’ gia’ avvenuta. Il movimento giovanile OTPOR, reazionario e squadrista e pagato dagli occidentali, che portava alle sue manifestazioni le bandiere nere con il pugno chiuso, le bandiere della Ferrari e della DOS, si trova oggi dalla parte opposta della barricata rispetto al movimento studentesco.