Strage di Gaza, Israele si assolve

«Quello di Israele è terrorismo di stato. Ma questo terrorismo di stato non ci scuoterà. Chiediamo all’umanità intera di prestare attenzione a queste aggressioni brutali che colpiscono la nostra gente in ogni istante». Ha fatto la voce grossa il presidente palestinese Abu Mazen mentre ieri mattina le ambulanze correvano nel centro di Gaza city per portare all’ospedale Shifa i corpi di undici palestinesi morti e di una trentina di feriti dell’ultima incursione aerea israeliana. Negli stessi istanti migliaia di persone sgomente scendevano in strada urlando slogan contro Israele.
Nelle ultime sei incursioni aeree sono stati uccisi 18 palestinesi, molti dei quali civili, e altri 40 sono rimasti feriti. Proseguono anche i lanci di razzi artigianali da parte dei palestinesi. Lunedì sera hanno ferito una donna a Sderot dove la popolazione è in rivolta contro il governo ed incita l’esercito ad intensificare gli attacchi contro i palestinesi. Intanto Israele si è assolto dalla strage degli otto civili nella spiaggia di Sudanya di venerdì scorso. Secondo l’inchiesta svolta da una commissione militare, il massacro sarebbe stato causato una mina nascosta sotto la sabbia da attivisti di Hamas per impedire lo sbarco di unità israeliane e non da un colpo di cannone sparato da una motovedetta dello Stato ebraico. Le schegge estratte dal corpo di due feriti dimostrerebbero che l’esplosivo non è di produzione israeliana. Inoltre secondo la commissione l’ultimo colpo sparato dalle motovedette era stato esploso sette minuti prima della strage. I palestinesi respingono questa versione e ripetono che la strage è avvenuta quando i mezzi israeliani stavano ancora sparando e non dopo, come affermano al ministero della difesa a Tel Aviv. La commissione israeliana inoltre non ha spiegato dove sia finito il sesto colpo di cannone sparato dalle motovedette, che non ha centrato il bersaglio come i primi cinque.
Nel raid aereo di ieri in via Salah Edin a Gaza city sono morti undici palestinesi, fra cui un ricercato del Jihad, Hamud Wadiye, tre bambini e due infermieri del pronto soccorso. I caccia israeliani hanno sganciato un primo missile contro un furgone su cui viaggiavano due attivisti del Jihad, rimasti entrambi uccisi sul colpo. L’automezzo successivamente è stato colpito da altri due missili e questo ha provocato la nuova strage. Nel lasso di tempo, circa due minuti, intercorso fra il primo missile e i successivi, una folla di persone era accorsa sulla scena del raid per portare soccorso alle vittime. Le nuove esplosioni perciò hanno fatto a pezzi nove civili, tra cui un uomo e i suoi due figli. Alcuni dei feriti peraltro sono in gravi condizioni. Il ministro della difesa Amir Peretz, l’ex leader del sindacato Histadrut, il sefardita di origine marocchina in cui la sinistra europea aveva riposto tante speranze, si è detto «dispiaciuto per le morti civili». Un centinaio d’israeliani in serata ha protestato a Tel Aviv davanti alla sede del dicastero di Peretz: cinque gli arresti.
«Il nemico sionista (Israele) insiste con lo spargimento di sangue palestinese e noi insisteremo con la guerra santa e la resistenza» ha commentato uno dei leader della Jihad islamica a Gaza, Khader Abib.
Il nuovo coinvolgimento di civili inasprirà ulteriormente le tensioni, già altissime dopo l’attacco sulla spiaggia in cui è stata sterminata un’intera famiglia e a causa del braccio di ferro ai vertici dell’Anp fra al-Fatah e Hamas, cominciato dopo la firma da parte di Abu Mazen del decreto presidenziale che convoca per il 26 luglio un referendum sul documento elaborato dai detenuti palestinesi che riconosce di fatto il diritto di Israele all’esistenza. La tensione è stata aggravata ulteriormente dalle dimissioni presentate dal ministro del turismo Judeh Morqos, l’unico cristiano presente nel governo monocolore formato da Hamas. Morqos, presentando la lettera di dimissioni, ha detto di aver deciso di rinunciare all’incarico perché «turbato» dal confronto, sempre più violento tra al-Fatah ed Hamas. Qualche ora dopo però il movimento islamico ha accusato attivisti delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (Al-Fatah), di aver minacciato il ministro per costringerlo a farsi da parte. «Il fratello ministro del turismo si è dimesso sotto le minacce delle armi», ha denunciato il presidente del parlamento Aziz Dweik in una conferenza stampa a Ramallah. «Ben 17 uomini armati (di al-Fatah) hanno fatto irruzione nella sua abitazione, costringendolo a dimettersi», ha aggiunto. Al-Fatah non ha reagito alle accuse. Morqos da parte sua ha ribadito le ragioni fornite inizialmente. Lo scontro tra le diverse fazioni palestinesi ha compiuto un salto di qualità a Gaza e in Cisgiordania, dove lunedì sono stati incendiati gli uffici del governo e del parlamento e due deputati di Hamas sono stati sequestrati per breve tempo.