Stop francese per salvare Airbus

Erano 12-15mila in piazza, ieri, per difendere Airbus, dove ha scioperato nei vari siti francesi il 90% dei dipendenti. Il più grosso corteo ha sfilato a Tolosa, la sede sociale del costruttore europeo, due grosse manifestazioni hanno avuto luogo a Méaulte e a Saint-Nazaire, i due siti francesi minacciati. Dalla Germania, un’eco allo sciopero francese, con qualche interruzione del lavoro, nei due siti minacciati di chiusura (Laupheim e Varel) e in quello (Nordenham) che dovrebbe trovare un partner industriale per sopravvivere. Il prossimo appuntamento europeo è per il 16 marzo, a Bruxelles, con una manifestazione di tutto il settore dell’aeronautica. La ricerca di un fronte comune europeo dei dipendenti di Airbus, su cui pesa la minaccia di 10 mila licenziamenti (su 53 mila dipendenti) non è stata facile: a Tolosa, molti slogan reclamavano «no allo spostamento dell’A320 in Germania», «insieme per la difesa dell’aeronautica francese», «non vogliamo diventare i manovali di Airbus, ma acquisire nuove conoscenze».
La rivalità franco-tedesca è difatti tra le cause della crisi attuale di Airbus. Per cercare una via d’uscita, in ricordo dell’intesa dei tempi passati tra Mitterrand e Kohl, la candidata socialista Ségolène Royal è stata ricevuta ieri a Berlino da Angela Merkel. Secondo Royal, «Merkel non ha chiuso la porta a un rifinanziamento» pubblico di Airbus, che soffre di sotto-capitalizzazione, non di assenza di ordinazioni. Royal e Merkel sarebbero d’accordo per definire una politica industriale di cooperazione tra Francia e Germania: «Condividiamo l’obiettivo che l’Europa debba difendere la sua aeronautica», in particolare «le sue capacità di ricerca», ha precisato Royal.
C’erano tutti i dirigenti dei principali sindacati al corteo di Tolosa, Fo, Cgt, Cfdt, Cftc e Cgc. José Bové ha sfilato assieme a Olivier Besancenot (Lcr). «Ci vuole un nuovo apporto di capitale – ha affermato Mailly – lo stato francese, con il 15% del capitale, deve assumersi responsabilità particolari, ho d’altronde percepito un’evoluzione dei poteri pubblici».
La campagna elettorale ha costretto difatti anche i più liberisti a tornare sui loro passi e a contraddire le dichiarazioni fatte la settimana scorsa, a caldo, dopo la conferma da parte del presidente di Airbus, Louis Gallois, del piano di ristrutturazione Power 8. Al punto che, in Francia, dopo una prima fase di polemica, non sembra più esserci contenzioso tra i candidati. Il centrista François Bayrou, che punta a sedurre una parte dell’elettorato di sinistra, ha operato una svolta a 180 gradi: aveva approvato Power 8 («va nella giusta direzione») per poi fare marcia indietro e dire che «bisogna che lo stato assuma le proprie responsabilità». Stessa svolta pro-statalista per Nicolas Sarkozy: aveva accusato gli azionisti, se l’era presa con l’euro forte (che penalizza le vendite rispetto a Boeing, che conta sul dollaro debole), ma poi ha affermato che «il ruolo dello stato è essenziale. Se fossi presidente della repubblica e Airbus avesse bisogno di un aumento di capitale, sarei pronto a farlo». Sarkozy ricorda che quando era ministro delle finanze aveva salvato Alstom con un investimento pubblico, risultato per di più un buon affare (lo stato ha venduto dopo 3 anni la partecipazione realizzando un plusvalore di più di un miliardo di euro). I due candidati si sono trovati d’accordo sull’irrisione della proposta di Royal, che vorrebbe far entrare le regioni francesi nel capitale, sul modello di quanto fatto quest’anno dai Länder tedeschi. Ma, visto che per ora l’entrata delle regioni è giuridicamente impossibile in Francia, Royal ha precisato che «lo stato deve prendere le disposizioni giuridiche per autorizzare le regioni a entrare nel capitale».
Per i sindacati Power 8 deve e può essere ritirato. Ci sono problemi di management, ma la prima questione è la ricapitalizzazione. L’ipotesi più probabile è una revisione totale del patto tra azionisti stretto alla fondazione di Eads nel ’99, che dava eguale peso alla parte tedesca e a quella francese (ma gli interessi francesi erano difesi dall’azionista privato, Lagardère, oggi in via di dismissione). Lo stato francese potrebbe intervenire, anche per impedire che la parte tedesca prenda il sopravvento, grazie al consorzio di banche e di Länder. Airbus deve riorganizzarsi per non diventare una preda: Putin ha già fatto sapere di essere interessato, il Qatar anche.