La rivelazione è del quotidiano inglese «Guardian»
Il Pentagono avvia la preparazione strategica di un nuovo conflitto. Ma il presidente Usa si oppone a una nuova campagna.
LONDRA – Pronti a ogni evenienza. La guerra in Iraq è ormai avviata alla conclusione e l’attenzione mondiale è già puntata su un altro Paese: la Siria. Gli Usa accusano Damasco di sostenere i terroristi e di aver compiuto test su armi chimiche. Ci si avvia verso un nuovo conflitto? Sono in molti a temerlo, tanto che il Pentagono avrebbe già ordinato di avviare un nuovo piano di
Il presidente Usa, George W. Bush (Ap)
guerra. Sarebbe stato proprio George W.Bush a bloccare però l’ipotesi di una nuova campagna militare.
NESSUNA GUERRA – La rivelazione è del «Guardian»: il giornale di Londra afferma che la Casa Bianca ha «escluso in forma privata» ogni ipotesi di guerra contro la Siria subito dopo il successo militare in Iraq. Bush quindi «ha bloccato la messa a punto di un piano preliminare in tale senso voluta dal Pentagono».
PIANO DI INVASIONE – Secondo il «Guardian», sarebbe stato il ministro della Difesa Usa, Rumsfeld, a ordinare nelle scorse settimane ai suoi generali di preparare un piano preliminare di invasione della Siria da prendere in considerazione dopo la caduta di Bagdad. Parallelamente, Rumsfeld avrebbe incaricato i suoi consiglieri politici, Douth Feith e William Luti, di preparare un testo che elencasse i principali argomenti capaci di giustificare l’offensiva: i legami con i gruppi terroristi, i presunti programmi di riarmo e la presenza di armi chimiche, la fornitura di armi a Saddam Hussein. Il testo di Feith e Luti sarebbe stato presentato alla Casa Bianca per convincere Bush a fare questo nuovo passo: la guerra alla Siria.
SOLO VOCI – Ma Bush, che il prossimo anno andrà alle elezioni con due cantieri aperti di primo rilievo come l’Afghanistan e l’Iraq, non avrebbe in realtà intenzione di imbarcarsi in una nuova avventura, secondo quanto hanno rivelato fonti Usa al Guardian». Esplicitamente – dicono queste fonti – Bush avrebbe «troncato»
tutte le discussioni in corso tra i suoi consiglieri sull’opportunità di estendere la guerra al terrore anche alla Siria. Un diplomatico di Washington citato sempre dal Guardian spiega: «Non c’è alcun segno di azione militare all’orizzonte. Almeno per la Casa Bianca su questo non si discute… chiunque viva con i piedi per terra sa che non c’è niente di concreto. Sono solo voci».
SANZIONI – Resta il fatto che le pressioni su Damasco restano alte e la minaccia di sanzioni ventilata ieri da Powell lascia chiaramente intendere che Washington non abbassa comunque la guardia nei confronti di Bashar Assad e del suo governo. Quanto ai britannici, Blair e Straw hanno sinora cercato di ridimensionare il problema e abbassare la tensione. Leggermente diversa la posizione del ministro della Difesa, Hoon, il quale ha sollevato pesanti interrogativi sui programmi militari della Siria.