Assassinio sospetto» abbiamo titolato ieri questo giornale, dopo la versione incredibile di Scotland Yard: «Nella fermata della metro di Stockwell è stato ucciso un sospetto kamikaze». Ieri la tragica conferma: la polizia ha ammesso l’«errore» e si «rammarica». E’ la stessa polizia abituata ad una facile licenza di uccidere nei territori occupati nordirlandesi. Che ora si chiede quanto odio l’«errore» avrà generato e che peso avrà dentro le comunità islamiche di quella Londra dove ora i terroristi dal 7 luglio hanno cominciato a dimostrare di avere seguito e base.
E tace ancora, mentre scriviamo, il sindaco Ken Livingstone. Nel giorno dell’esecuzione a sangue freddo, facendo a pezzi la sua stessa storia e immagine di leader della sinistra e del sindacato britannico, ha pronunciato infatti parole a dir poco criminali giustificando completamente il comportamento dei poliziotti: «Se si ha a che fare con una persona che potrebbe essere un kamikaze, se questa persona rimane cosciente potrebbe far scoppiare esplosivi o altri ordigni che porta con sé, allora in questo caso è soverchiante adottare un’ordinanza di sparare per uccidere».
Ken «il rosso» è sembrato così fermarsi per sempre alla stazione di Stockwell e il suo lessico è diventato improvvisamente amministrativo. Dove la persona diventa prima probabile «kamikaze» e subito dopo un morto da portare all’obitorio con trasporto comunale. E’ la «ragione» di quella sinistra che qui si prepara ad approvare leggi speciali liberticide.
Un pacchetto pericoloso che avrà come unico risultato quello di trasformarci tutti in possibili sospetti di terrorismo. Eppure non era scontata l’adesione alla guerra da parte del sindaco di Londra che si era battuto, come esponente della sinistra laburista contro l’intervento militare in Iraq e che, puntando il dito contro l’avventura di Bush e di Tony Blair, aveva accusato lungimirante: «Vedrete, la guerra ci ritornerà per le strade di Londra». Invece, alla fine, «per le strade di Londra» è sceso alla stazione di Stockwell e ha scelto di giustificare un omicidio, partecipando alla guerra che l’Occidente sta esportando in tutto il mondo.
Sono due le strategie che si confrontano. La guerra preventiva e ideologica dei volonterosi leader occidentali e quella altrettanto ideologica del terrorismo fondamentalista e integralista islamico. Entrambe sono progetti di conquista che ipotecano il futuro e la realtà. Da questo confronto mortale bisogna disertare contrapponendo non un’altra idea di conquista del mondo, ma una strategia di cambiamento e trasformazione che abbiamo smesso troppo presto di chiamare rivoluzione. E’ così. Il terrore e la guerra hanno un punto di vista strategico. Non ce l’ha la sinistra, che non esiste qui, a Londra e, forse, ovunque. Se ha vinto la barbarie, l’unica forma di uscita da questa notte è tornare a pensare che è possibile prendere nelle nostre mani l’esistenza oltre e fuori la «guerra dei mondi».
Comunque, nessuno dimentichi la stazione di Stockwell.