Stiglitz: la guerra in Iraq costerà dieci volte le stime

La guerra in Irak potrebbe costare cara all’economia americana. Anzi, molto più cara di quanto finora sia stato previsto anche da stime considerate pessimistiche. E’ questa la prognosi del premio Nobel Joseph Stiglitz che, coadiuvato dall’economista Linda Bilrnes, ha calcolato come a conti fatti il prezzo del conflitto lieviterà almeno tra i mille e i duemila miliardi di dollari, ben oltre le cifre massime di duecento miliardi ipotizzate in passato da fonti vicine all’amministrazione. E nettamente al di sopra dei 173 miliardi che secondo il Pentagono sono stati finora spesi in guerra.
Stiglitz, che non ha fatto mistero della sua opposizione al presidente George W. Bush e delle sue simpatie democratiche, nel nuovo studio ha
sottolineato come l’esplosione dei costi sarà la somma, nell’arco di anni, di vaste ripercussioni sociali della missione irachena. Dalla spesa per prolun¬gate cure mediche ai veterani alla mancata produttività dei soldati vittima del conflitto, già oltre 16.000.
Da una accelerata svalutazione dei sistemi di armamenti alla necessità di offrire migliori compensi per garantire il futuro reclutamento di truppe. Fino al rincaro del greggio e dell’energia. Gran parte di queste voci sono state abitualmente escluse dai calcoli sui costi della guerra.
Stiglitz, ora docente alla Columbia University, e Bilmes, un ex funzionario dell’ amministrazione Clinton adesso a Harvard, sospettano che anche se gli Stati Uniti si ritirassero immediatamente da Baghdad mantenendo soltanto una presenza simbolica sul campo di battaglia – prospettiva esclusa dalla Casa Bianca – l’impatto sull’economia americana rimarrebbe estremamente significativo. La forbice tra i mille e duemila miliardi da loro calcolata, definita una proiezione “moderata” dei costi, considera una presenza americana fino al 2010 ma con progressivi ritiri di truppe.