Stavolta i pacifisti danno l´ok “Scegliamo il male minore”

Con D´Alema non sono mai stati teneri. Ai tempi del Kosovo la marcia Perugia-Assisi scandiva slogan del tipo “D´Alema, coraggio, afferra le chiavi della pace” o anche “Non si salvano i bambini kosovari uccidendo i bambini serbi”. Ma alla manifestazione pacifista straordinaria organizzata ad Assisi tra undici giorni, il 26 agosto, contro la guerra tra Israele e Libano e per la pacificazione in Medio Oriente, la “Tavola della pace” ha invitato tra i primi proprio il ministro degli Esteri. Per dirla con Flavio Lotti, il coordinatore della Tavola: «Noi, che non possiamo essere accusati di essere filo governativi, ci rendiamo conto di quanto i Caschi blu siano in questo momento una componente indispensabile. Certo poi c´è molto altro da fare». E perciò la piattaforma-appello a cui chi vuole può aderire (www.tavoladellapace.it), sottolinea l´importanza di una forza d´interposizione nel sud del Libano e della risoluzione Onu. Anche se rilancia: «Con le stesse finalità dovrebbe essere inviata pure nella Striscia di Gaza».
Non mancano però i malumori nel movimento pacifista che di fronte alla tragedia mediorientale sceglie «il male minore e necessario». Dissentono i Disobbedienti, molto cauto per ora Gino Strada di Emergency. Sotto choc per la morte di Angelo Frammartino, il volontario ucciso a Gerusalemme, Lotti che rappresenta le decine di sigle pacifiste della Tavola (da Pax Christi all´Arci, Agesci, Cgil, Cisl, Legambiente, Beati i costruttori di pace) non vuole sentire parlare di “distinguo” sulle regole d´ingaggio: «Le regole le deciderà il Consiglio di sicurezza dell´Onu, quindi è un puro esercizio dialettico dividersi su questo. Piuttosto l´Europa deve schiodarsi, uscire dall´immobilismo: la tregua tra Libano e Israele è molto fragile». Arrivano le adesioni alla manifestazione di Assisi; c´è quella di Moni Ovadia (anche se l´artista ebreo in quei giorni sarà all´estero e quindi non parteciperà); si attendono le risposte dei parlamentari e dei leader politici ai quali tutti (da Berlusconi, Fini e Casini a Fassino) è stata inviata una mail di invito, e delle associazioni palestinesi, arabe, ebraiche.
Vittorio Agnoletto, esponente del Forum sociale mondiale (e europarlamentare del Prc) afferma che la risoluzione Onu e l´invio della missione italiana sono «una scelta obbligata stante i rapporti di forza internazionali; l´unico modo di fermare l´occupazione da parte di Israele è quello di una presenza militare internazionale». A due condizioni tuttavia, precisa Agnoletto, che «le regole d´ingaggio escludano del tutto un ruolo offensivo e che si punti a un forza d´interposizione anche in Palestina». «Olmert non può accettare solo quello che gli conviene, questa risoluzione Onu sì, le altre sui diritti dei palestinesi no. Ma intanto nello scenario libanese non c´è altra scelta », afferma Mauro Bulgarelli, parlamentare pacifista molto vicino a Emergency. Gino Strada però, il fondatore di Emergency, è prudente: «Non ho avuto modo di vedere e valutare la risoluzione Onu, tra qualche giorno dirò la mia». Per lui, che ha contestato duramente la proroga della missione italiana in Afghanistan, si tratta di un giudizio “ponderato”.
«Intanto la risoluzione Onu ha avuto il merito di ottenere una tregua», riflette Lello Rienzi di “Un ponte per”, appena tornato da Beirut. Avverte: «È poi la politica che deve fare la sua parte ma il problema fondamentale era di fermare le bombe e i combattimenti». A Luca Casarini, leader dei Disobbedienti, invece la strada trovata dal governo italiano non sta bene affatto. Se «un altro mondo è possibile», allora le soluzioni non possono essere affidate a «una polizia internazionale». «Ovviamente – ragiona Casarini – dal punto di vista di Prodi, D´Alema e Schroeder va bene perché si rimette in piedi il multilateralismo, per loro il mondo futuro si deve reggere sul dispiegamento di una polizia globale espressione degli otto paesi più industrializzati e l´Onu che media i loro interessi. È questo il mondo che vogliamo? Non è leggerezza massimalista la nostra, è che i Caschi blu non sono una svolta». Alt, replica Paolo Cento, sottosegretario del governo Prodi, ma da sempre in prima linea nel Movimento per la pace: «La risoluzione Onu, seppure tardiva, è un fatto positivo. Piuttosto c´è da discutere sulle regole d´ingaggio, non dev´essere una forza offensiva né verso Hezbollah né verso altri. È monca se viene fatta in Libano e non in Palestina».