In merito alla discussione sul preambolo del nostro Statuto sono state scritte molte cose, ritengo corretto che i compagni e le compagne, ma più in generale i lettori di Liberazione, siano compiutamente informati.
1) La proposta di preambolo che la Commissione Statuto (eletta dal Comitato Politico Nazionale e costituita da 55 compagni e compagne) ha portato al C.P.N. del 15 e 16 dicembre è stata il frutto di un lungo lavoro che, per approssimazioni successive, aveva trovato la condivisione di tutti. I compagni della seconda mozione avevano presentato, fin dall’inizio, un loro testo alternativo.
2) A dimostrazione di ciò la Commissione Statuto, nella sua ultima seduta prima del C.P.N., aveva approvato la proposta di preambolo all’unanimità.
3) La proposta di preambolo licenziata dalla Commissione e discussa dal C.P.N., dopo un richiamo al pensiero di Marx, diceva testualmente: “Rifondazione Comunista si richiama (…) alla concezione democratica del partito comunista e dello stato della classe operaia e dei contadini indicata da Lenin, al lascito di Gramsci, fondatore del Partito Comunista d’Italia.” Nel testo votato dal C.P.N. questa parte è stata tolta.
4) E’ vero che nel preambolo dello Statuto approvato nel precedente Congresso non vi è alcun riferimento a Lenin e a Gramsci, ma oggetto della discussione del C.P.N. non è stato il confronto con quel testo bensì con il testo elaborato dalla Commissione che contiene un esplicito riferimento a Lenin e Gramsci. E’ quindi vero che i richiami a Lenin e Gramsci non sono stati tolti dallo Statuto, ma è altresi vero che essi sono stati eliminati rispetto al testo licenziato unanimemente dalla Commissione.
Fin qui per completezza e correttezza di informazione.
Alcune osservazioni personali.
Qualcuno ha ridicolizzato questa nostra discussione, lasciando intendere che un partito serio dovrebbe occuparsi di ben altri problemi. Dissento radicalmente da questo approccio. Abbiamo visto dove sia approdato ed in quale confusione politica – oltreché ideale – continui a trovarsi chi, negli anni scorsi, non ha esitato a rinnegare il proprio passato, buttando al macero tutta la propria storia.
Qualcun’altro ha detto che bisogna evitare di fare la gerarchia dei grandi rivoluzionari e che Marx li riassume tutti. Dissento anche su questo concetto. Con le loro azioni e le loro opere, Lenin e Gramsci hanno avuto ed hanno un significato ben preciso per i comunisti italiani, significato che li contraddistingue da tutti gli altri – pur importanti – dirigenti comunisti del Novecento.
Lenin, ancor prima di aver svolto un ruolo decisivo nella Rivoluzione d’Ottobre, è stato determinante nella lotta contro una parte della socialdemocrazia europea che, votando i crediti di guerra, si apprestava a sostenere i rispettivi governi nella prima guerra mondiale. Senza quella rottura non sarebbero sorti i partiti comunisti.
Per quanto riguarda Antonio Gramsci, la cui opera continua ancora oggi ad essere tradotta e studiata in tutto il mondo, il problema è molto semplice: senza le Tesi di Lione e i Quaderni del carcere, non solo la storia dei comunisti italiani sarebbe stata tutt’altra, ma anche la Costituzione e la democrazia del nostro paese sarebbero state diverse.
Affermare il valore eccezionale del contributo di questi due grandi rivoluzionari è parso tanto più indispensabile oggi, nel quadro di una generale difficoltà del movimento operaio in Italia e nel mondo. Ecco perché la Commissione ha ritenuto di fare un richiamo, seppure breve, alla loro figura nel preambolo dello statuto del nostro Partito.
Io ritengo utile per il Partito confermare la scelta unitaria della commissione Statuto; perciò, dal momento che anche le proposte di statuto, come le tesi, possono essere discusse ed eventualmente modificate in tutti i congressi, ritengo che, a partire dai circoli e dalle federazioni, si debba reintrodurre nel preambolo il richiamo al pensiero di Lenin e di Gramsci.
CLAUDIO GRASSI, Presidente Commissione Statuto.