Stati Uniti, dopo dieci anni sarà alzato il salario minimo

“Credo che sia arrivato il momento di alzare il salario minimo dei lavoratori americani»: con queste parole, pronunciate nella conferenza stampa del 20 dicembre scorso, il presidente americano Gorge W. Bush ha aperto le porte ad una richiesta che sindacati e partito democratico stanno portando avanti da più di 2 anni. L’ipotesi su cui lavorerà il congresso degli Usa, a partire già dal prossimo mese di gennaio, è
quella di portare a 7 dollari e 25 centesimi all’ora la paga minima per i lavoratori americani. Due dollari e 10 cent in più di quanto stabilito per legge nel 1997, ultima occasione in cui il tema fu affrontato dai vertici di Washington, ai tempi di Bill Clinton. Da allora, secondo gli esperti, la
corsa dell’inflazione è stata talmente veloce che adesso il salario minimo
dovrebbe essere di 8 dollari e 49 centesimi. Così non è, ma se il presidente manterrà le promesse, i democratici e il sindacato potranno segnare un’altra tacca sul bastone delle vittorie postelezioni di medio termine. E tanto per battere il ferro finché è caldo, il partito democratico ha già annunciato che la sua proposta sarà messa all’ordine del giorno dei lavori congressuali già alla riapertura, il 4 gennaio. Bush ha comunque messo i puntini sulle “i” nell’annunciare il cambio di direzione:
«L’aumento del salario minimo dovrà essere accompagnato dalla revisione del sistema fiscale e da incentivi che non puniscano i milioni di piccole aziende che stanno creando la maggior parte dei nuovi posti di lavoro nel nostro Paese» ha detto davanti alle telecamere. Una precisazione utile a non inimicarsi i suoi tradizionali supporter, ma che non è piaciuta più di tanto ai leader democratici che si schiereranno in massa per far passare l’aumento senza ulteriori provvedimenti in materia fiscale: «Siamo seri – ha detto il senatore George Miller –
nessuno può pensare che dopo un decennio senza ritocchi ai salari adesso le piccole aziende potrebbero entrare in crisi se lo facessimo». Si preannuncia quindi battaglia in entrambi i rami del parlamento, dove le proporzioni fra i due schieramenti sono opposte a quelle del 2004, quando il salario minimo fu oggetto di una vera e propria trappola ordita dai repubblicani. Alla vigilia delle elezioni concluse con la schiacciante vittoria di Bush su John Kerry, il salario minimo era
uno dei temi fondamentali della campagna elettorale. Lo sfidante girava
gli Stati promettendo di battersi per portare – in 3 anni – il salario minimo a 7 dollari all’ora, il presidente in carica si diceva contrario a qualsiasi ritocco al rialzo di quanto fissato nel 1997. Ma in America ci sono ben un milione e 900mila lavoratori che vivono solo con il salario minimo e anche Bush aveva capito che il tema era sentito. Così era spuntato fuori il disegno di legge del senatore repubblicano Mitch McConnell’s che avrebbe aumentato di un dollaro e 10 centesimi il salario minimo e che Bush diceva di appoggiare. Peccato che quella proposta non è stata mai presentata ufficialmente e così il salario minimo, a urne chiuse e con Bush ben radicato al suo posto, non si è mai più schiodato.
Nessuno ha perdonato lo “scherzetto” dei repubblicani, compresi i sindacati (Afl-Cio e Change to Win) che dopo il ribaltone elettorale di novembre sono subito tornati alla carica: «I lavoratori americani si aspettano un voto chiaro che porti il salario a 7 dollari e 25, senza nessuna aggiunta in allegato – ha detto il leader dell’Afl-Cio, John J. Sweeney – un incremento che soddisferebbe tutti e non urterebbe nessuno». Gli economisti hanno calcolato che oltre ai diretti interessati altri 14 milioni e 900mila lavoratori trarrebbero vantaggio da tale aumento, e questa cifra non potrà più essere ignorata da Bush e dai leader repubblicani. Anche perché sono ormai 28 gli Stati (più il District of Columbia) che hanno aumentato la soglia federale del salario minimo e a novembre altri 6 hanno avviato le pratiche per farlo. Fra questi già figura la California governata da Arnold Schwarzenegger, dove la soglia era di 8 dollari all’ora, una delle più alte degli Usa. Schwarzy ha stravinto le elezioni di novembre e questo provvedimento ha sicuramente contribuito al successo. In America il vento è cambiato e anche Bush dovrà prenderne atto.