«Sono provvedimenti inutili e dannosi»

«Per fortuna non è stato deciso niente e c’è ancora la speranza che la ragionevolezza prevalga. Certo è che se i provvedimenti di cui si parla fossero veri, ci troveremmo di fronte all’incapacità di affrontare problemi reali con risposte adeguate e efficaci. Ancora una volta si pensa di risolvere tutto solo con nuovi reati e più carcere. Un errore sociale e politico, ma anche giuridico».

Non piacciono a Giuliano Pisapia i nuovi provvedimenti con cui il governo, in nome di una battaglia contro illegalità diffusa e criminalità organizzata, finisce col mettere nel mirino lavavetri e mendicanti. E il suo è il giudizio di un addetto ai lavori. Avvocato, ex presidente della Commissione Giustizia della Camera, è stato nominato dal ministro Mastella presidente della commissione incaricata di riscrivere il codice penale.

«Le proposte che ho sentito sono del tutto in contrasto con il programma dell’Unione, quindi la maggioranza non potrà approvarle a meno che non voglia ancora una volta tradire gli impegni elettorali e lo spirito della coalizione».

In tema di giustizia le priorità dell’Unione erano infatti ben altre.
C’era la stesura di un nuovo codice penale che prevedesse il carcere solo per i reati più gravi, riservando invece sanzioni diverse dalla reclusione per tutta una serie di reati di non particolare gravita. Ma c’era anche un altro punto, fondamentale perché collegato con l’attualità, che prevedeva espressamente l’esclusione di sanzioni penali per violazioni di disposizioni amministrative.

Come è il caso dei lavavetri e dell’ordinanza dì Firenze.
Esatto. La gravità delle ordinanze di Firenze e di altre analoghe è che riportano a una logica di punizione collettiva, mentre la responsabilità penale deve essere individuale e personale. Quell’ordinanza inoltre non distingue tra due casi totalmente opposti: c’è una differenza sostanziale tra chi si offre di pulire un vetro e riceve in cambio dei soldi dati volontariamente e chi invece pretende, anche con le minacce e la violenza, somme di denaro in cambio di una prestazione peraltro non voluta

Non ci sono però solo i lavavetri. Si parla anche di una possibile custodia cautelare obbligatoria per una serie di reati come il furto e la rapina.
Non ci posso credere, se così fosse sarebbe estremamente preoccupante, sarebbe il retaggio di un passato che si sperava superato in quanto, e lo dice anche la Costituzione, la carcerazione preventiva è si ammissibile ma non può essere obbligatoria, ed è ammissibile solo in presenza di determinati presupposti che non possono essere esclusivamente la gravità del reato. Tant’è vero che oggi non è prevista neanche per i reati di mafia. L’obbligo della custodia cautelare contrasta con la decisione presa ormai vent’anni fa di superare il codice fascista.

Però il ministro Mastella sembra puntare molto su questo punto. E tra l’altro si appella alla categoria del diffuso allarme sociale, categoria che non rischia di essere pericolosa?
Il diffuso allarme sociale può essere un elemento di valutazione, ma ogni decisione legislativa deve essere presa sulla base di situazioni di fatto e non di sensazioni che possono non corrispondere alla realtà. Ma se posso vorrei fare una polemica.

Prego
Quello che colpisce di più è che si propongono nuovi pacchetti, inutili e controproducenti, mentre da almeno cinque mesi è fermo in parlamento un disegno di legge che anticipa alcune proposte elaborate dalle commissioni per la riforma del codice penale e di procedura penale e finalizzato anche ad accelerare i tempi del processo, ma non a scapito delle garanzie. Non si esamina quel ddl approvato all’unanimità dal consiglio dei ministri, però si va avanti in senso diametralmente opposto.

Eppure esiste una richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini Come si risponde?
Chiunque non si rende conto di questa richiesta ha gli occhi un po’ appannati. Quello alla sicurezza è un diritto che deve essere garantito dalla Stato. Detto questo il problema è la risposta da dare. Ecco quello che diversifica la destra dalla sinistra; non il dovere di dare ai cittadini la sicurezza che chiedono, ma gli strumenti scelti. Non si può pensare di usare lo stesso strumento, cioè il carcere, per fatti completamente diversi.

E quale sarebbe una risposta di sinistra?
Vi sono ad esempio sanzioni diverse dal carcere, anche non penali, molto più efficaci ma non esclusivamente repressive. Sanzioni che però devono essere accompagnate anche da interventi di carattere sociale che impediscono alla marginalità diffusa di diventare preda della criminalità organizzata.

Se le proposte del governo dovessero passare, incideranno in qualche modo nella riscrittura del codice?
No. Se venissero approvate sarebbe addirittura inutile proseguire in una riforma del nostro sistema penale che va in senso completamente opposto.