«Sono le armi del tiranno»

«Non si può combattere il tiranno con le armi del tiranno»: al parlamentare svizzero Dick Marty, relatore per l’indagine del Consiglio d’Europa sulle «extraordinary renditions», piace ripetere questa frase di Sandra Day O’Connor, ex giudice della Corte suprema degli Stati uniti.
Le armi del tiranno vengono utilizzate, ma i governi negano.
È vero, ma si è creata una dinamica della verità che fa sì che pian piano la verità stia trovando la strada dai bassifondi verso la superficie. Un contributo fondamentale l’ha dato la magistratura italiana e credo che non sia assolutamente un caso che sia capitato in Italia, non solo perché ho una grandissima stima per la giustizia e la polizia italiana, ma anche perché in Italia c’è un pubblico ministero indipendente, mentre nella maggioranza degli stati europei c’è un legame più o meno solido con l’esecutivo. La dinamica della verità sta toccando anche cerchie parlamentari; in Germania, nonostante l’opposizione del governo, è stata creata una Commissione d’inchiesta.
Lei parla di prove e Frattini chiede invece indagini ulteriori della magistratura prima di prendere iniziative politiche.
Io parlo di fatti accertati: il fatto che delle persone siano state sequestrate in Europa è un fatto dimostrato, e la giustizia italiana l’ha dimostrato in maniera inequivocabile. Che persone siano state consegnate ad agenti Cia al di fuori di tutte le regole di estradizione per essere consegnati a paesi in cui viene praticata la tortura o portati a Guantanamo è un fatto accertato. La Svezia è stata condannata dal comitato tortura dell’Onu per aver consegnato due persone che avevano ottenuto l’asilo in Svezia, persone poi portate in Egitto dove erano perseguitate e per la cui persecuzione avevano ottenuto l’asilo. Il governo della Bosnia Erzegovina ha consegnato sei persone agli Usa ed ora i sei sono a Guantanamo. Questi fatti sono accertati e anche Frattini l’ha riconosciuto.
Però Frattini è assai più titubante nel dare un seguito politico a queste accuse.
Bisogna ancora stabilire fino a che punto questa collaborazione è andata, ossia se è stata un’iniziativa dei servizi, di una parte dei servizi, o se c’era una copertura del referente politico. Questo ancora non si sa.
A proposito, uno dei temi che emergono è il buco nero dei servizi: come si può colmare?
L’attività dei servizi segreti, per definizione, deve rimanere segreta, ma mi pare che ci siano delle lacune importanti quanto ai metodi usati e sui meccanismi effettivi di vigilanza. Il difetto principale è che di fronte a queste nuove minacce, al terrorismo in particolare, non c’è stata a livello politico internazionale una concertazione per definire una strategia di risposta comune. Questa è stata delegata agli Usa, che fanno perno soprattutto sui servizi segreti. Sappiamo che ci sono dei gruppi di lavoro, che i servizi americani ed europei si riuniscono regolarmente a Parigi, ma tutto ciò avviene al di fuori di una vera consapevolezza politica ed istituzionale. E questo è estremamente pericoloso perché gli Usa hanno fatto delle scelte che sono assolutamente insostenibili. Hanno detto che la giustizia non serve per combattere questo terrorismo: via i giudici, via i tribunali, via la procedura penale. Hanno detto siamo in guerra, ma allo stesso tempo dicono che il diritto delle guerra non va bene e hanno creato questo nuovo sistema dei «nemici combattenti» che vale solo per i non americani e al di fuori degli Usa. Hanno creato un apartheid giuridico che è assolutamente insostenibile. Come facciamo a combattere l’illegalità se usiamo mezzi illegali?
Il problema è che questo apartheid giuridico statunitense è accompagnato da una cortina di silenzio degli europei.
Questo è inaccettabile. Il mio rapporto non è una manifestazione di antiamericanismo, questo rapporto si indirizza contro l’atteggiamento degli stati europei che o hanno scelto di aiutare o hanno tollerato o non hanno voluto sapere. Dunque o consapevolezza o consapevole negligenza.
Cosa dovrebbe fare il nuovo governo italiano?
È ormai accertato che c’è stata la partecipazione di persone, agenti delle istituzioni italiane al sequestro di Abu Omar e questo legittima Condoleezza Rice quando afferma che gli Usa praticano le rendition ma che al tempo stesso non hanno mai violato la sovranità europea.
Ma allora come può ringraziare oggi il commissario Frattini per la sua collaborazione, quando il ministro Frattini era nel governo italiano all’epoca del sequestro di Abu Omar?
Ho conosciuto Frattini solo durante questo lavoro e devo dire che mi ha aperto certe porte difficili da aprire.
Usa ed Europa sono intervenuti in Kosovo e lì sono state aperte delle prigioni segrete.
È scandaloso perché è quasi per dei valori morali che siamo intervenuti in Kosovo e questa comunità internazionale non perde occasioni per impartire lezioni alla Serbia, alcune anche a giusto titolo. Ma quando si vogliono dare lezioni di questo tipo bisogna per lo meno avere un atteggiamento coerente. Il fatto che per molti anni i centri di detenzione in Kosovo non fossero accessibili dal comitato per la prevenzione della tortura, che ha accesso a tutti i centri in Europa, è inaccettabile.
E’ possibile chiudere la pagina delle «rendition»?
Finché non esce tutta la verità non sarà possibile chiudere questo capitolo, e manca ancora molta verità.