«Mi accusano di terrorismo, ma sono innocente e perseguitato dal mio governo in quanto comunista». Così il detenuto turco di Badu e carros, Er Avin, al senatore di Rifondazione, Fosco Giannini, che ieri è andato a trovarlo in cella. Da tre anni Avin vive nelle prigioni italiane in attesa di un processo che non arriva mai. E ora è ospitato a Badu e carros in un reparto ad alta intensità di vigilanza con altri 24 compagni di cella, alcuni dei quali condannati per reati di mafia. «Questo caso – ha detto Giannini – merita particolare attenzione». Fra i casi più clamorosi denunciati ieri da senatore di Rc, infatti, spicca questo in particolare. Er Avni, intelletuale di 34 anni e militante del partito comunista turco, è accusato di terrorismo dal suo governo, e detenuto da tre anni nelle carceri italiane. Ultima destinazione Badu e carros, dove è andato a trovarlo il senatore di Rifondazione, Fosco Giannini, uno degli “otto dissidenti” sull’invio delle truppe italiane in Afghanistan, accompagnato da Antonello Licheri, capogruppo di Rc in Regione. «Si tratta di un caso serio – ha detto il senatore – poichè ancora non si capisce di quali specifici reati sia accusato l’intelletuale turco. Il suo e il nostro dubbio è che per il governo turco tutti i comunisti siano dei terroristi. E il racconto di Er Avni questo sembra confermare». Il turco ieri ha ricordato al senatore tutta la sua disavventura. Dal primo arresto avvenuto a Perugia insieme alla sua compagna al peregrinare poi nei vari penitenziari italiani in attesa di un processo. «Avni chiede infatti che gli venga fatto un processo in Italia – ha aggiunto Giannini – perchè non si fida del regime turco dove i comunisti sono perseguitati. Lui inoltre teme per la sorta dei genitori rimasti in patria, per gli amici e i parenti». Il senatore di Rc che ha ascoltato per oltre un’ora il detenuto ha aggiunto che Avni ha lanciato un appello a tutte le forze democratiche perchè si interessino del suo caso e facciano in modo che venga finalmente affrontato e risolto. «Non esiste infatti nessun elemento – avrebbe concluso Avni – per cui io debba restare ancora in carcere. Se mi accusano di reati specifici allora mi facciano subito il processo». Fosco Giannini nella sua visita ha anche verificato che il detenuto accusato di terrorismo vive («o meglio vegeta») in un reparto ad alta intensità di vigilanza insieme ad altri 24 carcerati (per reati molto gravi) alcuni dei quali addirittura affiliati a grandi organizzazioni criminali, tipo mafia. Posto di fronte alla domanda: come si sta a Badu e carros? Er Avni avrebbe risposto con una alzata di spalle. Come a dire: vivo sempre in una prigione. Il detenuto ha comunque aggiunto di avere il rispetto delle guardie e dei detenuti. Gli mancano soltanto i rapporti con l’esterno, perchè da tre anni non gli fanno incontrare nessuno, nè parenti nè compagni. «A Badu e carros ho verificato – ha concluso Fosco Giannini – che il detenuto turco, come tanti altri, non vive ma vegeta: una situazione insostenibile sul piano dei diritti umani».