Soliloquio di un texano a Delhi

Un ampio spazio aperto. Un palco. Seduti sul palco, di fronte alla platea, sei uomini che indossano t-shirt e mutande bianche. Tutti portano una maschera di Man Mohan Singh completa di turbante… non parlano, si limitano ad applaudire di tanto in tanto. Ciascuno di loro ha una scritta stampata sulla tshirt: «primo ministro», «Ministro degli esteri», «Ministro della difesa», «Ministro del petrolio/ dell’energia», «Ministro delle finanze», «Ministro della Casa bianca». Sotto, un logo: «Approvato da Fmi/Banca mondiale/Wto/Mafia». Sopra il palco campeggia uno striscione gigantesco su cui si legge: «Pace solo alle condizioni degli Usa». Trombe. Viene intonato «All Hail the Thief» mentre il Presidente sale sul palco. Indossa una camicia a stelle e strisce, calzoncini e cappello texano. Applausi dal palco. -Il Presidente (saluta la folla allargando le braccia): «Cari compatrioti, vi sto parlando dall’ India, una grande nazione dell’Asia. Contrariamente a ciò che alcuni tra voi possono aver sentito dire, l’Asia non è un pianeta. È un grande continente del nostro mondo. È più grande degli Stati uniti, ma non vi spaventate. Noi abbiamo l’esercito più grande del mondo, il migliore. I nostri missili, e non solo i nostri missili, sono più grandi di qualsiasi cosa questi asiatici possano avere. Ad ogni modo, i profilattici cinesi sono la metà dei nostri. Ho pensato vi avrebbe fatto piacere che ve lo dicessi. Qui vivono miliardi di persone, ma i musulmani sono una minoranza ». (sorride) «Loro vivono tutti in Pakistan. Ecco perché mi sono rifiutato di trascorrere la notte lì. Spero di vedere qualcosa del vostro paese, ma non mi sento sicuro davanti al Taj Mahal. Clinton e una delle sue donne potrebbero essere lì anche loro, e due galli a cantare non vanno bene ». (Applauso) «Ad ogni modo, il Taj non era stato costruito su un tempio?». (Strizza l’occhio) «Quando sono arrivato, ho scoperto con mia grande sorpresa che qui hanno ancora i comunisti. Condy mi doveva avvertire, pensavo che ce ne fossimo liberati. I rossi hanno detto che avrebbero fatto un casino, che volevano impedirmi di parlare in Parlamento – magnifico, perché i discorsi lunghi non mi piacciono. Questo ad esempio me l’ha scritto un’altra persona. Qui il parlamento si chiama Lok Sabha, la nipote italiana del Mahatma Gandhi si chiama Sophia Gandhi ed è il vero capo di questo paese. Mi piacciono gli ‘spaghetti eastern’. A voi no?». (Applauso fragoroso) «Per prima cosa, permettetemi di essere molto chiaro con voi. Io amo l’India, amo la sua élite e amo il suo potente esercito.Wolfy mi ha detto che l’India ha il miglior primo ministro della Banca mondiale al mondo!». (Applauso fragoroso) «E che ha il miglior consigliere al mondo, un tipo di nome Montek Singh. Non chiedetemi perché i nostri due amici hanno lo stesso cognome. Ne servono ancora altri!». (Applauso) «Sto dicendo agli indiani che non rinunceremo mai al petrolio in Medio Oriente – appartiene al mondo intero. Dio non ha mai pensato che quelli col turbante in testa dovessero prenderselo tutto. Noi non rinunceremo mai alle nostre basi militari nel mondo. Ora ne abbiamo in centoventuno paesi. Non rinunceremo mai all’Europa orientale. Non rinunceremo mai ai Balcani. Non rinunceremo mai all’Asia centrale. Non rinunceremo mai alla Gran Bretagna – è la più grande portaerei che abbiamo in Europa. Ho sentito qualcuno chiedere: ‘perché non siamo anche in India?’. Buona domanda. Ma non siamo lontani, siamo vicinissimi». (Sorride) «Ad ogni modo, non rinunceremo mai all’Arabia Saudita o all’Egitto, né a Israele o agli stati del Golfo. Gli stati del Golfo. Caspita, devono essere le più sensazionali stazioni di rifornimento al mondo. E costruire lì… caspita. Potrebbe essere il Texas. È il Texas. Come sapete io sono un cristiano rinato, ma quando mi buttano lì le citazioni bibliche, mi arrabbio. L’altro giorno ho incontrato un prete cristiano. ‘Signor presidente’ mi ha chiesto, ‘che vantaggio avrebbe un paese se conquistasse il mondo intero, ma perdesse la sua anima?’ Non era una citazione dal Vecchio Testamento. Quello sì, è un libro che fa per me. Erano solo parole in libertà tratte dai Vangeli, e sappiamo chi li ha scritti. Non certo Gesù, lui era già morto. Comunque sia, ho risposto al prete che i paesi l’anima non ce l’hanno. Come potremmo aver dato un’anima al nostro paese? Lo abbiamo costruito attraverso il genocidio, la frode, il furto, la menzogna, la guerra nucleare e la conquista, e lo stiamo ancora facendo.Ma le persone sì, loro l’anima ce l’hanno. So che Cheney ne ha due. È il primo caso al mondo. Un vicepresidente con due anime!». (Applauso) «Detesto le persone che mi dicono che stiamo stuprando la coscienza del mondo. La coscienza del mondo, come sanno molto bene il primo ministro indiano e il suo consigliere Singh- Sing, si può comprare con i soldi, con le armi, con la droga, con qualsiasi cosa. Io dico: ‘Morte alla coscienza del mondo!’. La coscienza del mondo siamo noi». (Applauso fragoroso e prolungato.) «Ecco perché sono felice di assistere alla disintegrazione morale dell’India. Ci facilita il compito. Sapete, Condy e Wolfy mi dicono che ai vecchi tempi, quando gli inglesi erano i padroni del mondo, e anche dell’India, riuscivano a mantenere il controllo dell’Impero solo usando le truppe indiane. Mi sembra una buona idea. Anzi, a dire il vero sono venuto qui apposta. Alcuni di voi, lì a casa, sono preoccupati perché viaggio troppo, ma lo faccio per proteggere il futuro dei bambini ricchi. Noi siamo i padroni del mondo, ma non abbiamo un vero e proprio esercito. Ci servono corpi che non abbiano bisogno di body bags per essere rispediti a casa. Li possiamo bruciare su campi di battaglia. Ecco perché sono qui. Questa grande democrazia ha oltre un miliardo di abitanti. Ne può sacrificare qualcuno. Per Londra l’hanno fatto, perché non dovrebbero farlo anche per Washington? Noi paghiamo di più. Lo sapete anche voi che i mercenari del centro-America li paghiamo 30.000 dollari all’anno perché combattano in Iraq, più un acconto di 20.000 dollari e la promessa che, se ne escono vivi, avranno la cittadinanza americana. Noi potremmo reclutare i soldati indiani per 5.000 dollari all’anno, versare agli intermediari altri 10.000 dollari, vendere al governo la nostra tecnologia di sorveglianza più recente, e avere la carne da cannone che ci serve. Una volta Sharon – possa morire tutto intero, ché di certo non ha mai vissuto in pace – mi disse che aveva stretto un accordo per comprare bambini direttamente negli orfanotrofi indiani e allevarli come ebrei in Israele. Questo può essere un modo, ma io preferisco comprare soldati addestrati». (Applauso fragoroso) «Ecco perché sono qui e, naturalmente, per sincerarmi che questi signori non si mettano d’accordo con Pechino. L’ambasciatore Mulford mi ha detto che qui il ministro degli esteri e quello dell’energia sono stati messi alla porta. È magnifico. E ringrazio Singh e tutti gli altri fratelli Singh per averci dato una mano ». (Applauso.) «Voglio che i soldati indiani combattano al nostro fianco in Iran e Iraq. Il nostro Impero ha bisogno di loro. Non mi accontento di manovre congiunte con la vostra marina. Se volete fare veramente qualcosa, venite a lavorare per noi. I vostri generali vogliono stuprare e uccidere. Ho sentito del Manipur e del Kashmir. Ebbene, dove stiamo noi c’è l’imbarazzo della scelta. Possono uccidere, stuprare e divertirsi tutti i giorni, e per farlo sono pure pagati. Non devono aver paura che la stampa parli male di loro. I nostri giornalisti sono tutti ‘embedded’. Sì, ‘embedded’, e si divertono un sacco anche loro. Perciò, signor Singh, che ne dice? Il nostro Impero è più grande di tutti gli altri. Che ne dice?». (I vari Man Mohan Singh si alzano e si inginocchiano).

Traduzione di Marina Impallomeni