«Smettiamola di farci del male»

Sabato in piazza contro la precarietà: «Il centrosinistra assuma come priorità i diritti sociali e del lavoro. Via la legge 30, la Bossi-Fini e la riforma Moratti». La Finanziaria «è condizionata in negativo dai vincoli di bilancio. Va modificata». Nessun patto per la produttività contro i contratti nazionali. «Altrimenti il governo imploderà per mancanza di un progetto alternativo»

«Sulla Finanziaria si sta giocando una partita che mira a creare i presupposti per dare il colpo di grazia ai diritti del lavoro e arrivare a un nuovo assetto politico coerente con tale obiettivo. Questo è il senso del pressing che sta facendo Confindustria, anche se non sa ancora quale sarà il perno istituzionale di un simile gioco. E’ una partita pericolosissima». Gianni Rinaldini giudica il confronto attorno alla manovra economica con la prospettiva del dopo-Finanziaria. Ma prima ancora pensa alla manifestazione del 4 novembre contro la precarietà, appuntamento che il segretario della Fiom considera decisivo per il futuro dei rapporti di lavoro. E da lì che partiamo.

Abbiamo alle spalle una settimana di polemiche che hanno sconvolto l’organizzazione della manifestazione di sabato. Vogliamo fare il punto? Il 4 novembre contro cosa e per cosa si scende in piazza?
La manifestazione è stata indetta per mettere al centro dell’iniziativa politica e sociale la lotta alla precarietà, ormai divenuta la filo conduttore delle relazioni sociali. Per questo chiediamo l’abrogazione della legge 30 sul lavoro, della Bossi-Fini sull’immigrazione e della riforma Moratti della scuola. Cioè una nuova legislazione per il lavoro e per i diritti di cittadinanza.

Nel frattempo è stata presentata la Finanziaria e ci si prepara a «riformare» le pensioni. Non è possibile far finta che questo non incida sul 4 novembre…
Sabato scendiamo in piazza per dare ai diritti del lavoro una prospettiva di più lungo respiro, che si misura con la Finanziaria, ma anche con ciò che accadrà da gennaio nell’annunciata ridefinizione degli assetti contrattuali. Per quanto riguarda la Finanziaria, il suo impianto risente negativamente della scelta di rispettare rigidamente i vincoli di bilancio, di una campagna elettorale centrata attorno al cuneo fiscale come soluzione di tutti i mali. Nella manovra possiamo incontrare alcune cose interessanti e positive (contro il lavoro nero e per la regolarizzazione degli immigrati, ad esempio), ma perché segni almeno una piccola inversione di tendenza rispetto al recente passato servirebbero alcune correzioni: modifiche alle aliquote fiscali per fare in modo che chi sta sotto i 45.000 euro di reddito ci guadagni qualcosa e il superamento dei ticket ospedalieri. Solo per dirne due…Parigi

Detta così, quella del 4 novembre potrebbe intendersi come la prima manifestazione di sinistra contro il governo Prodi…
Noi non vogliamo far cadere il governo – quello è l’obiettivo della manifestazione del 2 dicembre di Berlusconi – ma chiediamo a questo governo una nuova politica sociale fondata sulla valorizzazione del lavoro e sul superamento della precarietà. Questi sono gli obiettivi che avevamo quando l’abbiamo indetta – ben prima di conoscere i contenuti della Finanziaria – e che sono stati confermati anche dopo recenti polemiche e alcune defezioni.

Però le cose si sono messe in modo che oggi più d’uno, soprattutto nel sindacato, dice che la Fiom è rimasta sola, isolata dalla stessa Cgil.
Non credo che la Fiom sia sola, sicuramente non si sente tale. Ci sono state alcune defezioni individuali, perché va ricordato che fin dall’inizio l’unica categoria che aveva indetto il 4 novembre è stata la Fiom. E’ vero che siamo in presenza di un comunicato della segreteria Cgil che a mia memoria non ha precedenti. Nemmeno durante le durissime giornate di Genova del 2001. Per quanto mi riguarda la riuscita del 4 novembre rimane la priorità. Le considerazioni sulla situazione e sulle polemiche interne alla Cgil le farò dopo quella data.

E allora parliamo del dopo. Il quadro politico e sociale è in grande movimento: ne intravedi una direzione precisa?
Siamo di fronte a un’offensiva esplicita della Confindustria tesa a far aderire il quadro politico alla centralità assoluta dell’impresa. Su pensioni, precarietà, assetti contrattuali si giocherà anche il futuro del governo e della politica. Ma non sappiamo ancora con quale esito.

Cioè?
Cioè sono in molti a voler far saltare Prodi, a lavorare per una soluzione centrista, però la «variabile Berlusconi», per ora, frena questo esito. In sintesi non credo che Confindustria abbia ancora in tasca una soluzione politica alternativa, mentre ha in mente obiettivi di merito chiarissimi. Anche per questo meglio sarebbe se il governo evitasse di farsi logorare, prendendo l’iniziativa, dandosi una progettualità chiara e alternativa ai progetti padronali.

Per esempio?
Per esempio sul Tfr. Qui c’è un problema delicato di democrazia, perché i lavoratori impiegati in imprese sopra i 50 dipendenti non possono essere messi di fronte a una scelta tra la previdenza complementare e la «consegna» del Tfr nelle mani del governo. In primo luogo perché il Tfr appartiene a loro e hanno il diritto di poter pronunciarsi sul suo utilizzo. Su questo non sono stati consultati, gli si impone un semplice bivio. In secondo luogo perché così il confronto sulle pensioni è già segnato dalle due opzioni «proposte». E in negativo.

Insieme alle pensioni si prepara il confronto sui contratti.
Il patto per la produttività di cui si parla rischia di consegnare alle imprese la gestione unilaterale degli orari di lavoro, da definire con un accordo confederale azzerando il ruolo delle categorie. Per poi spostare sul piano aziendale la contrattazione sulle retribuzioni. In questo modo – è il vecchio obiettivo di Confindustria che i meccanici conoscono bene – il contratto nazionale diventa un semplice passaggio burocratico, l’impostazione solidaristica scompare, la contrattazione aziendale diventa puramente adattiva rispetto alle esigenze d’impresa. Con tutte le divisioni del caso. Per la Cgil ciò costituirebbe una vera e propria mutazione genetica. Per questo considero preoccupanti le aperture già fatte da alcuni dirigenti sindacali. Mentre la Cgil dovrebbe dire esplicitamente che su quei contenuti non è possibile nessuna trattativa.