Smantellando Gaza

Noam Chomsky intervistato da Sameer Dossani, collaboratore di Foreign Policy In Focus

DOSSANI: Il governo di Israele e molti funzionari Israeliani e Statunitensi affermano che l’aggressione a Gaza avrà termine quando finiranno i lanci di razzi da Gaza verso Israele. Invece molti osservatori dichiarano che se questa fosse veramente la questione, Israele avrebbe dovuto fare molto più di un tentativo per rinnovare l’accordo di cessate il fuoco, con scadenza a dicembre, che aveva visto il blocco quasi totale del lancio dei razzi. Secondo la sua opinione, quali sono le vere motivazioni che stanno dietro all’attuale azione Israeliana?

CHOMSKY: Esiste una motivazione che risale alle origini del Sionismo. Ed è un argomento del tutto razionale: “Cerchiamo di ritardare quanto più possibile negoziati ed azioni diplomatiche, e nel frattempo imponiamo “fatti concreti sul campo””.

Così Israele depositerà le fondamenta di ciò che qualche futuro accordo andrà a ratificare, e più loro costruiscono situazioni di fatto, più queste situazioni si realizzano, meglio per i loro obiettivi si dimostreranno gli accordi..

L’obiettivo è fondamentalmente quello di prendere sotto il loro controllo nella ex Palestina qualsiasi cosa che rivesta un valore e di smantellare tutto ciò che è stato lasciato della popolazione autoctona.

Io ritengo che una delle ragioni per cui gli Israeliani ricevono consenso e appoggio popolare negli Stati Uniti sia il fatto che questo riecheggia molto bene la storia Americana. Come sono andati a costituirsi gli Stati Uniti? Le argomentazioni sono identiche.

In tutta la storia di Israele sono molteplici gli esempi di queste situazioni che possono essere descritti, e la situazione attuale è un altro caso.

Loro hanno un programma molto chiaro. Falchi razionali come Ariel Sharon avevano ben realizzato che era pazzesco proteggere 8.000 coloni che a Gaza utilizzavano un terzo del territorio e ben scarse risorse, protetti da gran parte dell’esercito di Israele, mentre il resto della società che li circondava era proprio in fase di deterioramento. Quindi, la cosa migliore era quella di prenderli e trasferirli nella West Bank. Questo è il posto che realmente interessa loro e che desiderano.

Quello che nel settembre 2005 veniva definito come un “disimpegno”, effettivamente era un trasferimento. Su questo erano perfettamente schietti e senza segreti!

Infatti, avevano ampliato i programmi di costruzione di insediamenti nella West Bank, proprio in coincidenza del ritiro di poche centinaia di persone da Gaza. Poi, Gaza avrebbe dovuto trasformarsi in una gabbia, in definitiva in una prigione, con Israele che l’avrebbe potuta aggredire a piacere, e nel frattempo nella West Bank… “potremo fare quello che vogliamo”. Non c’è nulla di segreto in questo.

Nel maggio del 2006, un paio di mesi dopo il ritiro, Ehud Olmert si trovava negli Stati Uniti. Con semplicità, davanti al Congresso riunito in sessione congiunta, proclamava che lo storico diritto degli Ebrei sull’intera terra di Israele era fuori discussione, suscitando calorosi applausi.

Egli annunciava che lanciava il suo programma di convergenza, una versione esatta del programma tradizionale; questo fa riferimento al piano Allon del 1967.

In buona sostanza, Israele annetterebbe territori e risorse di valore vicino alla linea verde (il confine del 1967). Questi territori ora si trovano dietro al muro che Israele ha costruito nella West Bank, un muro di annessione. Questo vuol dire terreno arabile, le principali sorgenti d’acqua, gli ameni quartieri periferici di Gerusalemme e di Tel Aviv, colline e tanto altro. Gli Israeliani assumeranno il controllo della valle del Giordano, che costituisce quasi un terzo della West Bank, dove si erano già insediati alla fine degli anni Sessanta. Quindi tracceranno un paio di autostrade attraverso l’intero territorio della West Bank — ne esiste una, costruita quasi del tutto negli anni Novanta durante il periodo di Oslo, ad est di Gerusalemme verso la città di Ma’aleh Adumim. Era stata costruita essenzialmente per tagliare in due la West Bank e due altre, che dividono quasi in due il restante, si trovano nella zona al nord (Samaria) che include Ariel e Kedumim ed altre cittadine.

Nelle altre zone, gli Israeliani imporranno check points e ogni tipo di mezzi di vessazione e la popolazione rimasta sarà in buona sostanza cantonizzata e messa nelle condizioni di non potere vivere una vita decente, e se i Palestinesi desidereranno andarsene, tanti auguri! Altrimenti si ridurranno a pittoresche figure per turisti — in lontananza, sulla collina potete vederne uno che sta portando al pascolo una capretta! — e nel frattempo gli Israeliani, insieme ai coloni, guideranno le loro macchine in autostrade riservate ai “soli Israeliani”. I Palestinesi possono fare quello che devono fare usando qualche strada senza importanza, dove se piove rischiate di finire in qualche fossato.

Questo è l’obiettivo. Ed è palese. Non è possibile accusarli di inganno, visto che sono espliciti. E tutto ciò, da noi, viene applaudito.

DOSSANI: Rispetto al sostegno degli Stati Uniti, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato una risoluzione che richiedeva il cessate il fuoco. Siamo in presenza di un cambiamento, particolarmente alla luce del fatto che gli USA non hanno posto il veto alla risoluzione, ma invece si sono astenuti, consentendo quindi che la risoluzione venisse adottata?

CHOMSKY: Giusto dopo la Guerra del 1967, il Consiglio di Sicurezza aveva adottato risoluzioni che condannavano i movimenti espansionistici e di controllo su Gerusalemme da parte di Israele. Israele addirittura le ignorava. Visto che riceveva dagli USA solo buffetti sulla testa e l’incoraggiamento ad “andare avanti e a violare le risoluzioni”.

Da allora fino ad oggi, esiste tutta una serie di risoluzioni che condannano gli insediamenti che, come Israele sa e come tutti concordano, sono in violazione delle convenzioni di Ginevra. Gli Stati Uniti, o hanno imposto il veto o qualche volta hanno votato le risoluzioni, ma con una strizzatina d’occhi che significava “vai comunque avanti e noi ti compenseremo per questo e ti daremo tutto il sostegno militare necessario”. Questo è un modello costante.

Durante il periodo di Oslo, per esempio, la costruzione degli insediamenti veniva incrementata con regolarità, in violazione di ciò che gli accordi di Oslo avrebbero previsto teoricamente come risultato.

Infatti l’anno di punta massima degli insediamenti è stato l’ultimo anno di Clinton, il 2000. Successivamente gli insediamenti sono continuati. Questo, alla luce del sole ed esplicitamente!

Tornando alla questione delle motivazioni, gli Israeliani hanno un bastante controllo militare sulla West Bank da costringere la popolazione alla passività con il terrore. Ora questo controllo si è intensificato mediante le forze collaborazioniste che gli USA, la Giordania e l’Egitto hanno addestrato per soggiogare la popolazione.

A dimostrazione di ciò, se lei prende in rassegna la stampa delle ultime due settimane, appena avviene una dimostrazione nella West Bank in appoggio a Gaza, le forze di sicurezza di Fatah la schiacciano. E questo avviene con il sostegno di Israele. Al momento, nella West Bank Fatah è più o meno facente funzioni da forza di polizia di Israele.

Ma la West Bank è solo una parte dei territori occupati della Palestina. L’altra parte è Gaza, e non ci sono dubbi che questi territori costituiscono un’unità. E quindi vi è ancora resistenza a Gaza, con il lancio di questi razzi.

Perciò sì, gli Israeliani desiderano reprimere tutto questo, e quando non ci sarà più alcuna resistenza, allora potranno continuare a fare quello che desiderano fare senza interferenze, nel frattempo ritardando quanto più possibile le soluzioni diplomatiche e “costruendo con i fatti” la strada di cui abbisognano.

Ancora una volta questa strada risale alle origini del Sionismo. Naturalmente è variata con il variare delle circostanze, ma la politica fondamentale è la stessa e perfettamente comprensibile. Se si desidera assumere il controllo di un paese la cui popolazione non ti desidera, io penso, allora quali sono i mezzi per farlo? Come si potrà soggiogare questo paese?

DOSSANI: Quella che lei descrive è una tragedia!

CHOMSKY: È una tragedia che sta avvenendo proprio qui. La stampa non desidera trattare di questo e anche il mondo della cultura, per la maggior parte, non vuole parlarne, ma la questione di fatto è che sul tavolo, sull’agenda da 30 anni, è stata posta una composizione politica. Vale a dire, una costituzione di due stati su confini internazionali, con possibili alcune reciproche modifiche dei confini. Questo era stato presentato in via ufficiale dal 1976, in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza proposta dagli stati Arabi più importanti ed appoggiata dall’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), quasi negli stessi termini. Gli Stati Uniti ponevano il veto e quindi questo è passato alla storia e da allora si è continuato così, quasi senza alcun cambiamento.

Comunque era avvenuta una significativa modificazione. Nell’ultimo mese dell’amministrazione Clinton, nel gennaio 2001, vi erano stati negoziati, con l’autorizzazione degli USA, ma non con la loro partecipazione, tra Israele e i Palestinesi e si era andato molto vicino al raggiungimento di un accordo.

DOSSANI: I negoziati di Taba?

CHOMSKY: Sì, i negoziati di Taba. Le due parti erano arrivate molto vicino ad un accordo. È stato Israele a tirarsi indietro. Ma è stata l’unica settimana nel corso di più di 30 anni in cui gli Stati Uniti ed Israele avevano abbandonato le loro posizioni di rifiuto. Effettivamente il consenso internazionale era unanime e coinvolgeva anche la Lega Araba che andava oltre a quelle posizioni e si appellava per una normalizzazione delle relazioni; questo comprendeva anche Hamas.

Ogni volta che spunta Hamas nei giornali, si legge “Hamas, che ha alle spalle l’Iran, desidera la distruzione di Israele”. Provate a trovare una frase che affermi che “Hamas democraticamente eletta chiede la costituzione di due stati”, e questo è avvenuto per anni. Bene, sicuramente tutto ciò è un ottimo sistema propagandistico. Anche se nella stampa statunitense occasionalmente appare qualche editoriale in cui i leaders di Hamas, Ismail Haniya ed altri, ribadiscono che loro desiderano la costituzione di due stati su confini internazionali, come avviene per tutti gli altri.

DOSSANI: Quando Hamas ha adottato questa posizione?

CHOMSKY : Questa è la loro posizione ufficiale presa da Haniya, il leader eletto, e Khalid Mesh’al, il loro dirigente politico che vive in esilio in Siria, l’ha esposta per iscritto. E questo è avvenuto ripetutamente. Su questo non vi sono dubbi, ma l’Occidente non vuole sentire. Quindi ne deriva che è Hamas tutta impegnata alla distruzione di Israele.

In un certo senso lo è, ma se andate in una riserva di Nativi Americani negli Stati Uniti, io sono sicuro che molti vedrebbero di buon occhio la distruzione degli USA. Se voi andate in Messico per effettuare un sondaggio, sono certo che molti non riconoscono il diritto degli Stati Uniti ad occupare mezzo Messico, terra conquistata con la guerra. E questo è vero in tutto il mondo. Comunque Hamas desidera accogliere con favore una soluzione politica. È Israele a non desiderarla e sono gli Stati Uniti a non accoglierla. E sono loro i soli a fare resistenza. Dato che sono gli Stati Uniti a governare quasi tutto il mondo, la trattativa viene ostacolata.

Gli Stati Uniti vengono presentati sempre come quelli che devono impegnarsi di più; loro sono mediatori onesti; il problema era costituito da Bush che trascurava la questione. Questo non è il problema. Il problema è che gli Stati Uniti si sono impegnati proprio tanto, ma si sono impegnati nell’ostacolare una soluzione politica e nel fornire sostegno materiale, ideologico e diplomatico per i programmi di espansione di Israele, che alla fine sono programmi criminali.

Il Tribunale Internazionale all’unanimità, compreso il sistema giudiziario Americano, ha convenuto che ogni trasferimento di popolazioni nell’ambito dei Territori Occupati costituisce una violazione del diritto internazionale nei suoi fondamenti, le Convenzioni di Ginevra. Ed anche Israele ha sottoscritto. In effetti, perfino i loro tribunali sono d’accordo, ma in vario modo si comportano ambiguamente, quasi con viltà. Quindi su questo non ci sono problemi. Negli Stati Uniti viene ora quasi ammesso che noi siamo uno Stato fuorilegge. La legge non si applica a noi. E questo avviene perchè mai ciò viene messo in discussione.

Sameer Dossani, un collaboratore di Foreign Policy In Focus, è il direttore di “50 Years is Enough” e di blog a www.shirinandsameer.blogspot.com

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Global Research, 19 gennaio 2009

Sponsorizzazione del Centro per gli Studi Internazionali del MIT (Massachusetts Institute of Technology)

Global Research Articles by Noam Chomsky