La Siria ha informato i paesi acquirenti che le sue esportazioni, nell’ultima parte dell’anno, diminuiranno di circa il 30%, a causa del blocco delle importazioni di greggio dall’Iraq, esportato da quest’ultimo attraverso oleodotti che collegano i due paesi. Una fonte interna all’industria petrolifera siriana ha riferito che la diminuzione non sarebbe tanto legata a quest’ultimo aspetto, quanto al fatto che una società di vendita di petrolio ha chiesto agli operatori di diminuire il numero dei trasporti effettuati. La riduzione è pari a 300 mila barili al giorno, con una restrizione, negli ultimi due anni, attestata attorno ai 450 mila barili giornalieri, ricordando che il petrolio giungeva dall’Iraq senza alcun limite alla quantità.
Questo si aggiunge al blocco delle forniture stabilito nei primi giorni di guerra a 200 mila barili di petrolio raffinato e proveniente dalla zona di Bassora. Fonti industriali sono convinte che Damasco acquisti greggio da Baghdad a prezzi ridotti e rifornisca con questo le sue raffinerie. In un secondo momento il petrolio raffinato viene esportato e rivenduto a prezzi di mercato.
Lukoil chiede risarcimenti
La Lukoil, la più grande compagnia petrolifera russa, ha ribadito che impedirà lo sviluppo del grande giacimento di al-Qurna al–Gharbyya qualora le società americane o britanniche ostacolassero il suo ruolo guida nell’intero progetto. Leonid Fedun, vicedirettore della compagnia, ha spiegato che la società richiederà un risarcimento di circa 20 miliardi di dollari e presenterà istanza ai tribunali internazionali per avere dati ed informazioni su qualsiasi nave che trasporti petrolio iracheno. Fedun ha aggiunto: “ Nessuna società potrà sfruttare questo giacimento senza la nostra partecipazione per i prossimi otto anni, in quanto la Lukoil presenterà ricorso al tribunale di Ginevra affinché solleciti il blocco dei lavori nel giacimento”. Gli esperti petroliferi ritengono più probabile che saranno la Chevron-Texaco, la Exxon-Mobil, la Conoco, il gruppo Shell e la Total-Fina a contendersi i grandi contratti di produzione in caso di privatizzazione dell’industria petrolifera irachena dopo la guerra.
I prezzi del greggio
Per quanto riguarda i prezzi del greggio, influenzati dagli sviluppi della guerra e dal suo andamento, si prevede, per il mese di maggio, una forte oscillazione che trascinerà anche la borsa petrolifera di Londra. I prezzi del Brent oggi [7 aprile, n.d.t.] sono oscillati tra i 23,82 dollari di stamani ed i 24,68 dollari registrati nel pomeriggio. Da parte del greggio americano si conferma una perdita del 11% dagli inizi di aprile.
I paesi Opec, da parte loro, hanno convocato una riunione straordinaria per il 24 aprile prossimo, per tentare di mantenere i prezzi del petrolio tra 22 ed i 28 dollari al barile, malgrado il prezzo esposto sia 25 dollari al barile. Il Ministro indonesiano per le Risorse Minerarie ed il Petrolio ha sottolineato che, al momento attuale, esiste un’eccedenza di offerta di greggio. La produzione ufficiale dell’Opec ha raggiunto i 24,5 milioni di barili al giorno, ed è aumentata, in effetti, di due milioni di barili al giorno dall’incontro del 11 marzo scorso, dove è stato spiegato ai paesi membri, in forma non ufficiale, di spingere al massimo la produzione per sopperire alla mancanza, sui mercati, di parte del greggio venezuelano, nigeriano ed iracheno.