Di fronte ad un risultato così negativo occorrerebbe un’analisi impietosa e una volontà di discontinuità che, però, non ho trovato nelle relazione del segretario.
Quello che non si vuole ammettere è che il progetto della Sinistra l’Arcobaleno è fallito, e che lì risiede l’origine del disastro elettorale. Perché quel progetto non ha identità e si basa su un aggregato disomogeneo e contraddittorio. Nonostante questo si vorrebbe continuare sulla stessa strada con la nuova proposta dello “spazio pubblico”, senza prendere atto che la Sinistra l’Arcobaleno si sta già squagliando. In realtà, fin da momento in cui fu avanzata la proposta del soggetto “unitario e plurale” era chiaro che si voleva superare Rifondazione per giungere ad una formazione non più comunista. Alcuni compagni, criticando l’impostazione del segretario, avanzano una proposta che declina il soggetto unitario e plurale in chiave federativa o confederativa. Ma anche questa impostazione non tiene di fronte alla drammaticità del risultato elettorale e allo sfarinamento delle forze coinvolte. Con chi si dovrebbe fare a questo punto la federazione? Con Sinistra Democratica? L’unica alternativa è quella che si fonda sul rilancio del progetto originario della Rifondazione comunista e che implica la costruzione di un soggetto comunista rinnovato raccogliendo nuove forze, ricollocando l’iniziativa nel conflitto sociale, abbandonando tentazioni piattamente governiste. Questa scelta è l’unica perché poggia su una cultura politica radicata nel paese, perché si fonda su un’opzione dichiaratamente anticapitalista che la Sinistra l’Arcobaleno non ha, perché assume il rapporto col mondo del lavoro come centrale.
La manifestazione del 20 ottobre ci ha detto che c’è spazio nel paese per un partito comunista rifondato e per una sinistra anticapitalista, anche se nel nostro partito non lo si è voluto capire. A questo dobbiamo lavorare. Siamo ancora in tempo per salvare Rifondazione comunista, ma è l’ultima possibilità e non possiamo perderla.